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  • Mercoledì 29 ottobre 2014

In Ungheria continuano le proteste

Le gran foto delle migliaia di persone che per la seconda notte consecutiva hanno chiesto al governo di ritirare la contestata tassa su Internet

Decine di migliaia di manifestanti attraversano il ponte Elisabeth a Budapest, 28 ottobre 2014
(ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images)
Decine di migliaia di manifestanti attraversano il ponte Elisabeth a Budapest, 28 ottobre 2014 (ATTILA KISBENEDEK/AFP/Getty Images)

Nella notte tra martedì 28 e mercoledì 29 ottobre migliaia di persone hanno protestato per la seconda notte consecutiva a Budapest, la capitale dell’Ungheria, chiedendo che il governo ritiri una proposta di legge che imporrebbe una tassa per l’utilizzo di Internet. Il progetto di legge, sostenuto dal governo del primo ministro di centro-destra Viktor Orban, è criticato soprattutto per le sue possibili implicazioni sulla libertà di espressione, già piuttosto limitata in Ungheria: Zsolt Várady, fondatore del social network ungherese iwiw, ha spiegato ai media che “la tassa su internet è un simbolo dell’autoritarismo del governo”.

Secondo i promotori delle proteste, la nuova tassa è “antidemocratica” e se fosse approvata penalizzerebbe soprattutto i più poveri, che avrebbero ulteriori difficoltà ad accedere liberamente a Internet. Nel progetto di legge si parla di circa 50 centesimi di euro da pagare per ogni gigabyte di traffico utilizzato. In seguito alle proteste degli ultimi giorni, Fidesz ha presentato al parlamento un emendamento alla legge, che prevede un tetto massimo mensile di circa 2,30 euro per i privati e di 16 euro per le imprese. Secondo il governo, la tassa servirà per recuperare risorse aggiuntive, necessarie per migliorare le condizioni finanziarie dell’Ungheria e ridurre il suo alto debito.

Martedì 18 ottobre la Commissione Europea si è espressa a favore dei manifestanti. Il portavoce della Commissione Europea per l’Agenda digitale, Ryan Heath, ha detto che la tassa proposta dall’Ungheria sul traffico di dati fa parte di un più ampio schema del governo Orban di limitare la libertà nel paese. Una delle preoccupazioni più grandi della Commissione è che, se dovesse essere approvata, la proposta di legge potrebbe creare un precedente nell’Unione Europea e autorizzare in qualche modo altri paesi a seguire lo stesso modello. In passato l’UE aveva già criticato molto il governo Orban: nel 2012 aveva contestato la compatibilità di alcune riforme, come quella elettorale, col diritto europeo. Nel 2013 aveva protestato per le riforme costituzionali introdotte dal governo che fra le altre cose avevano ridotto la possibilità per i partiti politici di fare campagna elettorale attraverso i media nazionali.

Orbàn è stato eletto nell’aprile 2010 con due terzi della maggioranza, e riconfermato quattro anni dopo grazie anche ad una campagna elettorale poco equa, secondo l’Organizzazione per la Cooperazione in Europa. Orban ha espresso la sua visione a lungo termine per l’Ungheria in un discorso tenuto il 26 luglio scorso in Romania, dicendo di voler trasformare il paese in uno Stato “illiberale”. Ha continuato parlando in modo ammirato di Russia, Cina e Turchia e dicendo che l’Ungheria rimarrebbe una democrazia, ma sarebbe basata su «un approccio differente, speciale, nazionale». Nonostante le politiche spesso illiberali, sembra che Orban continui a mantenere un significativo consenso nel paese.