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  • Venerdì 17 ottobre 2014

Amber Joy Vinson stava male da prima?

La seconda operatrice sanitaria che ha preso ebola negli Stati Uniti potrebbe aver avuto sintomi 5 giorni prima del ricovero: ora si stanno cercando 800 persone, per precauzione

DALLAS, TX - OCTOBER 16: Texas Health Presybterian Hospital nurse Nina Pham is helped out of the back of an ambulance on the runway at Love Field airport October 16, 2014 in Dallas, Texas. Pham contracted Ebola when she was part of a team of healthcare workers who had treated Thomas Eric Duncan, the Liberian who was the first patient diagnosed with the virus in the United States and who died October 8. National Institutes of Health Director Dr. Anthony Fauci told members of Congress that Pham, 26, is being transferred from Dallas to an isolation unit at the NIH in Bethesda, Maryland. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)
DALLAS, TX - OCTOBER 16: Texas Health Presybterian Hospital nurse Nina Pham is helped out of the back of an ambulance on the runway at Love Field airport October 16, 2014 in Dallas, Texas. Pham contracted Ebola when she was part of a team of healthcare workers who had treated Thomas Eric Duncan, the Liberian who was the first patient diagnosed with the virus in the United States and who died October 8. National Institutes of Health Director Dr. Anthony Fauci told members of Congress that Pham, 26, is being transferred from Dallas to an isolation unit at the NIH in Bethesda, Maryland. (Photo by Chip Somodevilla/Getty Images)

Amber Joy Vinson, la seconda operatrice sanitaria del Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas (Texas, Stati Uniti) ad aver contratto ebola dopo aver avuto contatti con Thomas Eric Duncan, morto in quello stesso ospedale, potrebbe aver manifestato i sintomi del virus anche nei giorni precedenti rispetto a quanto reso noto finora. Questo significa che avrebbe potuto essere contagiosa quando ha preso non uno ma due voli proprio nei giorni precedenti al ricovero. Nei malati di ebola la capacità di contagiare gli altri si manifesta infatti dopo il periodo di incubazione, nel momento in cui compaiono i sintomi.

Amber Joy Vinson è ricoverata da mercoledì 15 ottobre. In un primo momento era stato detto che aveva avuto la febbre a partire da martedì 14 ottobre. Poi era stato chiarito che i primi sintomi li aveva manifestati anche lunedì 13, giorno in cui aveva aveva viaggiato su un aereo della compagnia Frontier Airlines – con altri 132 passeggeri – da Cleveland a Dallas: questo aveva fatto discutere perché Vinson aveva contattato il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC, un’agenzia federale degli Stati Uniti che fa riferimento al Dipartimento della salute) comunicando le sue condizioni di salute, ma le era stato comunque permesso di viaggiare, visto che la sua temperatura non aveva superato la soglia considerata “sospetta” (fissata a 38 gradi: lei aveva 37,5).

La novità di oggi, riferita alla stampa statunitense da Marguerite Erme, dirigente del CDC, è che c’è la possibilità che Vinson avesse manifestato i primi sintomi (stanchezza, dolori muscolari e malessere) già da venerdì 10 ottobre, giorno in cui aveva preso un primo volo per Cleveland sempre della compagnia Frontier Airlines. La compagnia aerea sta attualmente contattando circa 800 passeggeri che hanno avuto a che fare con i voli di Amber Joy Vinson: quelli che si trovavano sul suo volo da Dallas a Cleveland il 10 ottobre, quelli del volo di ritorno di lunedì 13 e quelli dei successivi cinque voli per cui è stato utilizzato lo stesso aereo (che nel frattempo è stato de-contaminato). Altre 12 persone con cui Ambra Vinson ha confermato di avere avuto dei contatti a Cleveland, in Ohio, sono attualmente sotto osservazione, comprese due che lavorano in un negozio di abiti da sposa, dove Vinson era stata per scegliere un vestito, e i cinque amici che l’avevano accompagnata. Due scuole di Cleveland sono state chiuse per la decontaminazione perché il genitore di un bambino ha avuto contatti con Vinson.

Ieri un dirigente dell’ospedale di Dallas dove è morto Thomas Eric Duncan si era scusato per gli errori commessi nel trattamento di quel primo paziente. Duncan aveva contratto il virus per contagio da una malata che aveva aiutato a raggiungere un ospedale a Monrovia, capitale della Liberia. Pochi giorni dopo era partito per Dallas dove aveva raggiunto la madre di suo figlio. Coi primi sintomi della malattia si era recato in ospedale ma la gravità della situazione non era stata compresa ed era stato rimandato a casa. Era stato ricoverato in un secondo momento. Alcune delle 76 persone che hanno avuto contatti con Duncan durante il ricovero sono tenute sotto osservazione. Tra le altre cose, saranno inseriti in una lista che vieta loro di prendere aerei commerciali (che trasportano cioè altre persone) o di prendere i mezzi pubblici fino a quando non sarà chiarita la loro situazione.

Le condizioni di salute di Vinson sono per ora stabili: è stata trasferita nell’ospedale dell’università di Emory, nella città di Atlanta, in Georgia, in una delle quattro strutture degli Stati Uniti che dispongono di unità di contenimento speciali per far fronte a malattie infettive pericolose. Qui sono ricoverati altri due pazienti che hanno contratto il virus in Africa e sono stati rimpatriati (di una di queste non si sa molto, solo che è entrata in ospedale il 9 settembre; la seconda è un cameraman freelance di NBC, si chiama Ashoka Mukpo e le sue condizioni sono in miglioramento). In questo stesso centro è arrivata anche la prima infermiera del Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas ad essere stata contagiata, Nina Pham. Anche le sue condizioni, al momento, sono stabili.

Giovedì, prima di essere trasferita, Pham è stata visitata per un’ultima volta al Texas Health Presbyterian Hospital dal suo medico curante, il dottor Gary Weinstein, che l’ha ringraziata per aver fatto parte della squadra che si è occupata del primo malato di ebola negli Stati Uniti, Duncan. La scena è stata filmata da Weinstein e diffusa online su richiesta della stessa Pham.