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  • Sabato 4 ottobre 2014

Gli Stati Uniti e i video dell’alimentazione forzata a Guantanamo

Il governo americano dovrà rendere pubblici quelli relativi a un prigioniero siriano, ha detto una giudice federale

A US naval medic holds liquid food supplement force fed to hunger strikers at the US Naval Base in Guantanamo Bay, Cuba on August 7, 2013. The end of Ramadan is traditionally regarded as an unofficial truce at Guantanamo, where some inmates have been held for around a decade without trial. However officials expect the end of Ramadan and the festival of Eid al-Fitr will be the cue for trouble at Guantanamo, which has witnessed an unprecedented six-month hunger strike this year. Some inmates at Guantanamo have taken advantage of a tailored menu to observe the Eid holiday.This weekend inmates were offered halal chicken, halal beef, lamb, dates, honey, says kitchen manager Sam Scott. Some 38 other hunger-striking inmates, however, will continue to be force-fed by tubes, a practice which has been widely condemned by rights groups. The number of prisoners on hunger-strike has fallen, possibly as a result of Ramadan, when authorities traditionally offer to wipe clean the slates of inmates facing disciplinary proceedings. AFP PHOTO/CHANTAL VALERY (Photo credit should read CHANTAL VALERY/AFP/Getty Images)
A US naval medic holds liquid food supplement force fed to hunger strikers at the US Naval Base in Guantanamo Bay, Cuba on August 7, 2013. The end of Ramadan is traditionally regarded as an unofficial truce at Guantanamo, where some inmates have been held for around a decade without trial. However officials expect the end of Ramadan and the festival of Eid al-Fitr will be the cue for trouble at Guantanamo, which has witnessed an unprecedented six-month hunger strike this year. Some inmates at Guantanamo have taken advantage of a tailored menu to observe the Eid holiday.This weekend inmates were offered halal chicken, halal beef, lamb, dates, honey, says kitchen manager Sam Scott. Some 38 other hunger-striking inmates, however, will continue to be force-fed by tubes, a practice which has been widely condemned by rights groups. The number of prisoners on hunger-strike has fallen, possibly as a result of Ramadan, when authorities traditionally offer to wipe clean the slates of inmates facing disciplinary proceedings. AFP PHOTO/CHANTAL VALERY (Photo credit should read CHANTAL VALERY/AFP/Getty Images)

Venerdì 3 ottobre la giudice federale Gladys Kessler ha ordinato al governo degli Stati Uniti di rendere pubblici alcuni video che mostrano Abu Wa’el Dhiab – detenuto di Guantanamo, la prigione di massima sicurezza istituita dall’amministrazione George W. Bush dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 – mentre viene sottoposto all’alimentazione forzata. Abu Wa’el Dhiab è siriano, ha 43 anni ed è detenuto a Guantanamo da più di undici anni. Non è mai stato formalmente incriminato di qualcosa e non ha mai subito alcun processo.

Wa’el Dhiab, che secondo un sito che si occupa delle condizioni dei detenuti di Guantanamo è molto debole e si muove grazie a una sedia a rotelle, si trova ancora in prigione nonostante nel 2009 abbia ottenuto l’assenso del governo americano al suo rilascio. Nel 2013 Wa’el Dhiab ha partecipato a uno sciopero della fame portato avanti dalla maggior parte dei detenuti di Guantanamo, che protestavano per le condizioni a cui erano sottoposti. Durante lo sciopero, le guardie carcerarie sono intervenute per nutrirlo forzosamente: lo hanno legato a una sedia e hanno infilato un piccolo tubo dentro al suo naso che scendesse fino alla gola, attraverso il quale gli hanno somministrato liquidi nutrienti e acqua.

La richiesta di rendere pubblici i video, girati fra l’aprile del 2013 e il febbraio del 2014, era stata fatta nel giugno del 2014 da diverse testate internazionali come il Guardian, Reuters e Associated Press, dopo che la stessa giudice Kessler, nel maggio dello stesso anno, aveva ordinato di interrompere la pratica dell’alimentazione forzata. Il governo – che secondo molti giornali farà ricorso contro la decisione di Kessler – si era opposto alla diffusione dei video, per motivi legati alla sicurezza nazionale. Kessler ha definito la giustificazione dell’amministrazione «vaga in maniera inaccettabile, speculativa o semplicemente implausibile». I video non sono ancora stati diffusi: le facce e le voci delle persone mostrate nel video – ad eccezione di quelle di Wa’el Dhiab – dovranno infatti essere rese irriconoscibili.

Diversi detenuti, fra cui anche Wa’el Dhiab, hanno spiegato che l’alimentazione forzata equivale a una tortura. Finita la procedura i prigionieri devono rimanere sulla sedia per altre due ore, in modo che i liquidi vengano effettivamente digeriti (non possono nemmeno andare in bagno, per dire). Anche la rimozione del tubo infilato nel naso è molto dolorosa. Molte associazioni internazionali, come la Croce Rossa Internazionale e l’Associazione Medica Mondiale, hanno spiegato che ai detenuti considerati sani di mente deve essere riconosciuto il diritto di fare lo sciopero della fame. L’amministrazione di Barack Obama ha però difeso i metodi usati a Guantanamo, compresa l’alimentazione forzata, in quanto rispetterebbe tutte le norme dei protocolli sull’assistenza dei detenuti: non si tratta né di violenza né di ritorsione, si legge in un documento pubblicato a marzo 2013.

Il carcere di Guantanamo è stato istituito nel gennaio del 2002. Molti suoi detenuti sono trattenuti senza accuse, e la stragrande maggioranza di loro non ha processi a carico. Nel 2005 un report dell’associazione umanitaria Amesty International ha definito Guantanamo «un gulag del nostro tempo». Nonostante l’ordine esecutivo di chiudere la prigione firmato da Obama nel 2009, nel maggio 2014 erano ancora detenuti a Guantanamo circa 150 prigionieri: l’amministrazione ha dato la colpa al Congresso per la sua incapacità di concludere il procedimento per la chiusura del centro e di gestire i detenuti ancora sotto processo nei centri di altri paesi.

nella foto: un kit per l’alimentazione forzata fotografato a Guantanamo nell’agosto del 2013 (CHANTAL VALERY/AFP/Getty Images)

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