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  • Sabato 13 settembre 2014

La Corea del Nord se la prende con l’ONU

In un rapporto interno il regime nordcoreano ha rigettato le accuse di violazioni dei diritti umani, definendo l'ONU una “marionetta” in mano agli Stati Uniti

In this Wednesday, April 9, 2014 image made from video, North Korean leader Kim Jong Un holds up a parliament membership certificate during the Supreme People's Assembly in Pyongyang, North Korea. North Korea is declaring that the upcoming release of "The Interview," a comedy film about a plot to assassinate Kim Jong Un, would be an act of war. From over-the-top villainous roles in films such as "Olympus Has Fallen" and "Die Another Day" to madcap impersonations in series like "30 Rock" and "MADtv," North Korea and its dictators frequently turn up as both pop-culture punching bags and punchlines. (AP Photo/KRT via AP Video, File) TV OUT, NORTH KOREA OUT
In this Wednesday, April 9, 2014 image made from video, North Korean leader Kim Jong Un holds up a parliament membership certificate during the Supreme People's Assembly in Pyongyang, North Korea. North Korea is declaring that the upcoming release of "The Interview," a comedy film about a plot to assassinate Kim Jong Un, would be an act of war. From over-the-top villainous roles in films such as "Olympus Has Fallen" and "Die Another Day" to madcap impersonations in series like "30 Rock" and "MADtv," North Korea and its dictators frequently turn up as both pop-culture punching bags and punchlines. (AP Photo/KRT via AP Video, File) TV OUT, NORTH KOREA OUT

La Corea del Nord ha pubblicato un rapporto sui diritti umani, lungo circa 50 mila parole, in cui rigetta le accuse rivolte di recente dalle Nazioni Unite contro il suo regime, ritenuto responsabile di sistematiche violazioni dei diritti umani. Nel rapporto nordcoreano, che parla di “gravi incomprensioni” nel lavoro compiuto dall’ONU, si sostiene che in realtà in Corea del Nord “le masse godono di autentici diritti umani” e che i cittadini hanno il diritto di non essere sottoposti a tortura o essere ridotti in schiavitù, e sono liberi di professare la propria religione e di concorrere per cariche politiche.

Il rapporto dell’ONU cui fa riferimento polemicamente la Corea del Nord risale al febbraio scorso: al termine di un anno di lavoro, una commissione delle Nazioni Unite riferì di una serie preoccupante di violazioni dei diritti umani e di crimini contro l’umanità compiuti dal regime nordcoreano di Kim Jong-un: crimini paragonabili a quelli compiuti dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra le parti più inquietanti del rapporto dell’ONU, lungo circa 400 pagine, fu particolarmente ripresa dai media quella relativa ai campi di prigionia segreti, noti come kwan-li-so, dove si calcola siano stati torturati e uccisi in modi disumani centinaia di migliaia di nordcoreani. Secondo il rapporto, inoltre, nei campi di lavoro nordcoreani sarebbero oggi rinchiusi tra gli 80 mila e i 120 mila prigionieri politici.

Il rapporto era stato compilato dopo lunghe ricerche, grazie anche a numerose testimonianze dirette, ma senza alcuna collaborazione da parte della Corea del Nord, che negò alla commissione dell’ONU l’accesso al paese. Il regime di Pyongyang aveva più volte accusato l’ONU riguardo al rapporto, ritenendolo frutto di una cospirazione guidata dagli Stati Uniti. Nel rapporto pubblicato sabato dalla Corea del Nord l’ONU viene definita “una marionetta in mano agli Stati Uniti e ai suoi alleati”, gruppo di “spregevoli violatori dei diritti umani”, mentre le persone intervistate dalla commissione dell’ONU per la compilazione del rapporto – tra cui molti disertori nordcoreani sfuggiti al regime – sono definiti “feccia umana che ha tradito la propria patria e il proprio popolo”. Il Wall Street Journal scrive che tra le notevoli digressioni letterarie citate nel rapporto nordcoreano ci sono anche la Rivoluzione francese e la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America. Il rapporto si conclude con questa frase: «non esiste un modello standard di diritti umani accettabile da tutte le nazioni».

Nelle ultime settimane si era tornato a parlare dei rapporti tra Stati Uniti e Corea del Nord dopo che tre detenuti americani, tra cui due in attesa di processo, erano stati intervistati in modo abbastanza improvvisato da una troupe di CNN che si trovava a Pyongyang per altre regioni: alle tre persone intervistate erano stati concessi cinque minuti ciascuno, sotto lo stretto controllo delle autorità nordcoreane e in un clima abbastanza teso e surreale, per chiedere al governo statunitense di intervenire in loro aiuto.

Il rapporto dell’ONU pubblicato a febbraio aveva rivelato, tra le altre cose, la pratica abituale in Corea del Nord di prelevare cittadini e deportarli nei campi di lavoro senza informare alcun loro familiare, allo scopo di diffondere la paura nella popolazione. Tra le torture venivano citate quelle a cui sono sottoposte le donne che fanno ritorno dalla Cina e che il regime crede siano rimaste incinte dopo rapporti con uomini cinesi: dato che l’eventuale nascita di bambini di sangue “misto” contrasterebbe l’idea della “purezza razziale” imposta dal regime, molti neonati vengono uccisi per annegamento nei campi di prigionia, e le donne incinte vengono sottoposte ad aborti forzati con percosse, sostanze chimiche o interventi chirurgici senza anestesia.

Foto: Kim Jong Un, 9 aprile 2014.
(AP Photo/KRT via AP Video, File)