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  • Mercoledì 10 settembre 2014

La Scozia tra Edimburgo e Glasgow

Secondo i sondaggi le due più grandi città scozzesi la pensano in modo diverso sull'indipendenza: oggi in una città è andato Cameron e nell'altra è andato Miliband

GLASGOW, SCOTLAND - SEPTEMBER 10: "Yes" and "No" voters protest as John Prescott and Alistair Darling join the Scottish Labour Battle Bus on Rutherglen main street on September 10, 2014 in Glasgow, Scotland. The three UK party leaders are all campaigning in Scotland today showing their support for a "No" vote in the independence referendum. (Photo by Mark Runnacles/Getty Images)
GLASGOW, SCOTLAND - SEPTEMBER 10: "Yes" and "No" voters protest as John Prescott and Alistair Darling join the Scottish Labour Battle Bus on Rutherglen main street on September 10, 2014 in Glasgow, Scotland. The three UK party leaders are all campaigning in Scotland today showing their support for a "No" vote in the independence referendum. (Photo by Mark Runnacles/Getty Images)

Il primo ministro conservatore del Regno Unito David Cameron, il laburista Ed Miliband, il vice primo ministro e capo del partito liberal democratico Nick Clegg si trovano oggi in Scozia per difendere la campagna a favore della permanenza della Scozia nel Regno Unito che si voterà in un referendum il prossimo 18 settembre: «Il nostro messaggio al popolo scozzese è semplice: vogliamo che restiate», hanno detto, spigando anche che per loro il posto giusto dove essere in questo momento «è la Scozia, non Westminster», dove era in programma per oggi un question time alla Camera dei comuni (una sessione settimanale di domande e risposte tra il primo ministro e i deputati, considerato anche un momento importante nella politica del paese).

Che Cameron si recasse in Scozia non era previsto fino alla settimana prossima, ma la decisione è stata presa dopo che lo scorso fine settimana è stato pubblicato un sondaggio secondo cui per la prima volta i favorevoli all’indipendenza sarebbero in vantaggio e avrebbero raggiunto e superato di un punto la maggioranza degli elettori: il 51 per cento degli scozzesi voterebbe sì, mentre voterebbe no soltanto il 49 per cento. Altri sondaggi, come quello di Panelbase, danno ancora i “no” in vantaggio anche se per pochi punti percentuali. Quello che è significativo è che il fronte dei “sì” nelle ultime settimane sembra aver recuperato parecchio: alla fine di agosto erano ancora il 39 per cento, a 12 punti di distanza dai “no”.

Cameron e Miliband hanno concordato – per questioni di opportunità politica – di non apparire insieme. Cameron ha deciso di parlare a Edimburgo e Miliband a Glasgow, due città che potrebbero decidere l’esito del prossimo referendum e che hanno mostrato intenzioni di voto completamente diverse: per questi stessi motivi il Guardian si chiede se la scelta da parte dei due leader sia casuale e conclude che entrambi avranno comunque delle difficoltà.

Referendum ScoziaEdimburgo è la capitale della Scozia, è la sede del Parlamento scozzese ed è storicamente considerata una città borghese. Qui le intenzioni di voto, secondo i dati Ipsos MORI citati dal Guardian, mostrano che nella capitale prevalgono gli anti-indipendentisti: Cameron potrebbe in questo senso essere facilitato per la sua campagna a favore del no, ma rappresenta comunque un esponente conservatore e dunque poco gradito: la Scozia è infatti da sempre considerata una roccaforte del partito laburista. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda Glasgow, che è la più grande città della Scozia, la più densamente popolata e la terza più grande del Regno Unito. Secondo i dati Ipsos, Glasgow propende decisamente a favore dell’indipendenza.

Nel frattempo è arrivata una notizia favorevole al fronte dei no e che potrebbe influenzare notevolmente l’esito del voto: una delle questioni più discusse dell’ipotesi di un’indipendenza riguarda infatti la moneta. La Banca d’Inghilterra ha fatto sapere che la proposta scozzese di continuare a usare la sterlina sarebbe «incompatibile con la sovranità». L’unione monetaria richiederebbe infatti complessi accordi di frontiera sulla tassazione, sulla spesa e sulle regole bancarie, «tutte cose che al momento non sono attuabili».

Foto: David Cameron, Nick Clegg e Ed Miliband (AP Photo/Dan Kitwood, Pool)