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  • Martedì 9 settembre 2014

Il secondo ritiro di Van Basten?

Uno dei calciatori più forti e amati di sempre, attuale allenatore dell'AZ Alkmaar, è di nuovo alle prese con problemi di salute che rischiano di compromettere la sua nuova carriera

Nei giorni scorsi l’ex calciatore olandese Marco Van Basten, attuale allenatore della squadra olandese AZ Alkmaar, ha fatto sapere che non potrà tornare ad allenare la squadra prima della seconda metà di settembre, quando le sue condizioni di salute saranno valutate e sarà comunicata una decisione riguardo la sua presenza per il resto della stagione. La società non ha fornito dettagli riguardo questi problemi di salute ma secondo diversi media olandesi Van Basten soffrirebbe di palpitazioni e tachicardia fin dalla morte di suo padre, avvenuta il mese scorso. Nel frattempo, gli allenamenti dell’AZ Alkmaar continueranno a essere provvisoriamente affidati ad Alex Pastoor e Dennis Haar, assistenti di Van Basten.

Prima che allenatore, Van Basten – che ha giocato nell’Ajax, dal 1981 al 1987, e poi nel Milan, dal 1987 al 1995 – è stato uno dei più amati e celebrati calciatori della storia, sia dai tifosi delle squadre per cui giocava sia da tutti gli altri. Sono suoi alcuni dei gol più belli di sempre, ed è suo quello da molti ritenuto il più difficile da realizzare tecnicamente (contro l’Unione Sovietica, nella finale dell’Europeo del 1988). La sua carriera è stata tuttavia contraddistinta da una serie notevole di infortuni che hanno pesantemente ridotto i suoi minuti in campo rispetto al tempo in cui è rimasto in attività: smise di giocare a 28 anni, età in cui i calciatori sono considerati nella fase migliore della loro carriera. Il suo talento e la sua eccezionale modestia, l’annuncio del suo ritiro da calciatore, le belle parole di alcuni suoi avversari e l’affetto smisurato nei suoi confronti – da parte dei tifosi milanisti e non – sono stati raccontati da Roberto Ferrucci in un articolo sull’inserto culturale del Corriere della Sera.

In tanti ce le ricordiamo ancora quelle poche parole, pronunciate da Marco Van Basten in italiano, con qualche inciampo e le consonanti aspre di chi ha come lingua madre l’olandese. Disse: La notizia è corta, semplicemente ho deciso a smettere di fare il calciatore, tutto lì. La notizia semplice e corta metteva fine a quasi tre anni di attese, di poche partite giocate e di tante operazioni alla caviglia destra e alle susseguenti convalescenze e riabilitazioni. Quella notizia semplice e corta mise fine anche alla mia, di attesa, a un paradosso immaginario, a un’iperbole passionale, a una dichiarazione d’amore assurda ma necessaria.

Pochi mesi prima avevo scritto che pur di poterlo rivedere in campo ero pronto all’espianto della cartilagine della mia caviglia (destra o sinistra poco importava, tanto per scrivere stai prevalentemente seduto, a volte disteso, raramente in piedi) per donarla a Marco Van Basten, se fosse stato possibile. Ma non lo era. E poi si trattava di un paradosso che serviva a sottolineare il dispiacere. Perché per noi appassionati, quel lungo periodo in cui il centravanti del Milan Marco Van Basten giocava a singhiozzo, fu una pena. Giocava una partita e poi era costretto a saltarne manciate intere. Non aveva ancora ventinove anni e però aveva già incantato tutti, era un centravanti con momenti di classe alla Pelé, l’intelligenza di Cruijff, il tocco di Maradona, e giocava a testa alta come Gianni Rivera o Franz Beckenbauer.

Mai viste queste doti tutte insieme concentrate in un centravanti classico, apparentemente tutto fisico. E proprio Maradona, in quei giorni, parlò per tutti noi, scolpì in un ideale pantheon del calcio le parole che tutti avevamo dentro: Me viene la voglia de piangere quando se trata de un giocatore come lui, che non può giocare più. È stato il giocatore più elegante che ho visto en vita mia. E poi chiuse con durezza, con una di quelle frasi che solo Maradona: Se Dio non lo ha fato giocare più sarà perché non vuole che ci siano più goli beli.

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