Papa Francesco sull’intervento in Iraq

Ha detto che in certi casi è «lecito fermare l'aggressore», specificando però che questo non vuol dire bombardare o fare la guerra

Pope Francis (C) and Father Federico Lombardi (R) give a press conference aboard the plane carrying him back to Rome at the end of a five-day trip to South-Korea, on August 18, 2014. AFP PHOTO / VINCENZO PINTO (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)
Pope Francis (C) and Father Federico Lombardi (R) give a press conference aboard the plane carrying him back to Rome at the end of a five-day trip to South-Korea, on August 18, 2014. AFP PHOTO / VINCENZO PINTO (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Lunedì 18 agosto papa Francesco, a bordo dell’aereo diretto in Italia dopo la visita in Corea del Sud, ha risposto ad alcune domande dei giornalisti riguardo la situazione in Iraq, dove da mesi i combattenti dello Stato Islamico stanno perseguitando le minoranze religiose, tra cui i cristiani. Il papa ha parlato dell’intervento americano, dicendo:

«Dove c’è un’aggressione ingiusta posso solo dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sottolineo il verbo fermare, non bombardare o fare la guerra. Dico: fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo avere memoria, pure: quante volte, sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una bella guerra di conquista? Una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto.»

Il papa ha anche detto che con i suoi consiglieri ha valutato l’ipotesi di andare di persona nel Nord dell’Iraq, per dimostrare la propria solidarietà ai cristiani perseguitati, ma che «in questo momento non è la cosa migliore da fare.»