Le donne del mare di Fosco Maraini

Il museo di Arti orientali di Torino espone un reportage sulle tuffatrici tradizionali giapponesi, realizzato nel 1954 dall'importante etnologo e orientalista italiano

Riposo tra un'immersione e un'altra
Fosco Maraini
©2014 MCL - Vieusseux - Alinari
Riposo tra un'immersione e un'altra Fosco Maraini ©2014 MCL - Vieusseux - Alinari

Fino al 28 settembre il Museo di Arti orientali di Torino (MAO) espone la mostra L’incanto delle donne del mare, che raccoglie le 30 fotografie scattate in Giappone nel 1954 dal fotografo, etnologo e orientalista Fosco Maraini, conosciuto anche per essere il padre della scrittrice Dacia Maraini. La mostra è stata organizzata in occasione del decimo anniversario della morte di Maraini, nato a Firenze nel 1912 e morto sempre a Firenze nel 2004.

Maraini scattò le fotografie nelle isole di Hèkura e Mikurìa, al largo delle coste occidentali del Giappone: raccontano la vita delle ama – in giapponese significa “donne del mare” – che si immergevano in apnea per anche due minuti nelle acque gelide, su fondali profondi fino a venti metri in cerca di crostacei e molluschi, in particolare degli awabi (gli abaloni), che potevano racchiudere le perle al loro interno. Il lavoro delle tuffatrici era praticato soprattutto nei mesi estivi, per circa quattro ore al giorno, e rappresentava la principale fonte di reddito della comunità. Secondo gli studiosi uno dei motivi per cui la pratica era diffusa soprattutto tra le donne era la maggior presenza di grasso nei corpi femminili rispetto a quelli maschili, che permetterebbe di trattenere il fiato più al lungo. Un’altra spiegazione è che consentiva alle donne di sostenersi economicamente ed essere un minimo indipendenti. Moltissime ama continuavano a tuffarsi fino in tarda età, anche dopo aver compiuto i 90 anni: le più anziane erano spesso più rapide ed efficienti delle giovani, meno esperte. Le ama esistono da duemila anni, ma negli ultimi tempi il loro lavoro è molto cambiato: ora utilizzano in gran parte tute da sub, maschere e pinne.

Le fotografie di Maraini, tutte in bianco e nero, mostrano le tuffatrici con addosso soltanto un perizoma e una lama per staccare i molluschi dal fondo marino, con in mano le conchiglie che hanno raccolto, mentre si tuffano o nuotano sott’acqua.