Il caso Tavecchio
Come mai da giorni lo sport e non solo lo sport discutono di quel che ha detto il principale candidato alla presidenza della FIGC, fino a poco prima sconosciuto a quasi tutti
Carlo Tavecchio è il presidente della Lega Nazionale Dilettanti di calcio, da quindici anni: ha 71 anni, ha fatto a lungo politica nella Democrazia Cristiana, con ruoli in contesti assai diversi ma si è sempre occupato di sport. Il suo nome è cominciato a essere fatto sui media più diffusamente nelle ultime settimane, come possibile prossimo presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, il massimo organo di governo del calcio italiano, posto rimasto libero dopo le dimissioni di Giancarlo Abete seguite all’eliminazione dell’Italia al Mondiale in Brasile. Ma Tavecchio ha ottenuto rapidamente una notorietà ancora maggiore a causa di alcune parole che ha pronunciato venerdì scorso durante un’assemblea della LND in cui ha ufficialmente presentato la sua candidatura a presidente della FIGC.
A un certo punto del suo intervento – che è stato generalmente molto apprezzato e spesso interrotto da lunghi applausi – Tavecchio ha parlato della presenza, da lui ritenuta eccessiva, di giocatori stranieri nei campionati italiani, e questo passaggio è stato ripreso da tutti i principali media.
«Le questioni di accoglienza sono un conto, le questioni del gioco sono un altro. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che “Opti Pobà” [nome inventato per un presunto giocatore africano] è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così»
Nelle ore dopo l’intervento, Tavecchio si è scusato per le frasi, da molti ritenute razziste a causa del’associazione tipica delle peggiori e volgari associazioni tra neri e animali: «mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall’Africa o da altri paesi. Se qualcuno ha interpretato il mio intervento come offensivo, me ne scuso. Tra l’altro la mia vita è improntata all’impegno sociale, al rispetto delle persone, tutte, e al volontariato: in particolare in Africa», ha detto.
La frase di Tavecchio ha generato molte reazioni di disapprovazione, in diversi ambienti oltre a quello del calcio, che in parte continua a sostenere la sua candidatura. Lunedì 28 luglio la FIFA ha chiesto alla FIGC di investigare sui “presunti commenti razzisti fatti da uno dei candidati alla presidenza”, ricordando che “i dirigenti della comunità del calcio sono chiamati ad agire come modelli di riferimento nella lotta contro il razzismo”.
In un’intervista con Avvenire, il presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva definito “un clamoroso autogol” le parole di Tavecchio: «quell’espressione sugli stranieri che mangiavano banane è inqualificabile», ha detto Renzi. Debora Serracchiani, vicesegretario del Partito Democratico, ha suggerito a Tavecchio di ritirare la propria cadidatura, dicendo: «Il caso Tavecchio non dovrebbe nemmeno essere in discussione: la sua candidatura semplicemente non può essere presa in considerazione. Se lo sport deve essere anche un mezzo per proporre modelli di comportamento allora chi usa espressioni di stampo razzista non può andare ai vertici di un organo importante e visibile come la FIGC». Maurizio Gasparri, capogruppo del PdL al Senato, aveva invece definito il caso Tavecchio “una polemica esagerata”.
Sebbene le quotazioni di Tavecchio come prossimo presidente della FIGC siano leggermente scese, il suo nome continua a circolare sui giornali sportivi come il principale favorito, davanti a quello di Demetrio Albertini, ex giocatore del Milan e ora vicepresidente della FIGC. Giovedì 24, nell’assemblea dei presidenti della Lega Serie A, Tavecchio aveva ottenuto il sostegno di una larga maggioranza: soltanto Roma e Juventus non avevano votato a favore di un documento che lo propone come prossimo presidente e che sarà presentato al Consiglio Federale di lunedì 11 agosto. «Mi sembra coerente non sedere in un consiglio federale presieduto da una persona che non ritenevo idonea a questo ruolo», aveva detto il presidente della Juventus Andrea Agnelli annunciando contestualmente la sua indisponibilità a fare ancora parte del consiglio federale. Nelle ultime ore anche la Fiorentina ha annunciato di ritirare l’appoggio alla candidatura di Tavecchio.
Tavecchio è nato a Ponte Lambro, in provincia di Como, nel 1943. Ha un diploma in ragioneria e in passato ha lavorato come dirigente di banca. A Ponte Lambro è stato anche sindaco per quattro legislature consecutive, dal 1976 al 1995 (eletto con la Democrazia Cristiana). È nel giro della Lega Nazionale Dilettanti dal 1987: dal 1992 al 1996 come vicepresidente nazionale, e dal 1999 come presidente. Dal 2009 è vicepresidente vicario della FIGC, dopo esserne stato vicepresidente federale dal 2007.
Nelle ultime ore è stato molto ripreso un passaggio di una sua intervista (dal minuto 9:45) data alla trasmissione televisiva Report, nel maggio scorso, in cui si esprimeva riguardo l’intenzione di voler riformare il calcio femminile, e diceva: «Noi siamo in questo momento protesi a dare una dignità anche sotto l’aspetto estetico della donna, nel calcio». «In che senso?», chiedeva la giornalista. «Eh, perché finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio, sulla resistenza, sul tempo, sull’espressione atletica, e abbiamo riscontrato che sono molto simili».