• Mondo
  • Domenica 6 luglio 2014

I cittadini americani intercettati dalla NSA

E che non c'entravano nulla con le indagini dell'agenzia federale statunitense, scrive il Washington Post in un'inchiesta basata sui documenti di Snowden

Sabato 5 luglio il Washington Post ha pubblicato un lungo articolo in cui rivela che la maggior parte delle persone intercettate nell’ambito dei programmi PRISM e Upstream utilizzati dalla National Security Agency – NSA, l’agenzia di sicurezza nazionale degli Stati Uniti – non c’entravano nulla con le indagini che l’agenzia stava portando avanti, ma erano rimaste coinvolte per aver avuto a che fare con persone sospette. Tra queste, scrive il Washington Post, ci sono moltissimi cittadini americani di cui sono stati accumulati file personali come fotografie, e-mail e conversazioni private che gli stessi analisti della NSA hanno ritenuto “irrilevanti”.

L’articolo è il risultato di quattro mesi di ricerche compiute dai giornalisti del Washington Post su una serie di file forniti da Edward Snowden, il consulente che lavorava per l’NSA e che ha sottratto i documenti riservati poi consegnati a diversi giornali, tra cui il Guardian. I dati su cui hanno lavorato i giornalisti del Washington Post sono qualcosa di diverso da quello che è stato pubblicato fino ad ora.

Questa volta non si tratta di metadati o altri dati grezzi sul volume delle intercettazioni. Snowden ha fornito il contenuto di circa 22 mila rapporti di sorveglianza che a loro volta contenevano le comunicazioni avvenute tra migliaia di persone diverse. Tra i file, ad esempio, ci sono circa 20 mila e-mail, 121 mila messaggi di testo inviati attraverso vari servizi di chat e più di 4.500 telefonate fatte via internet. Tutte queste comunicazioni, intercettate tra il 2009 e il 2012, sono state effettuate da circa 11 mila utenti. L’89 per cento di loro non aveva nulla a che fare con i motivi delle intercettazioni, ma si trattava di persone “colte nella rete”, cioè legate a un sospetto anche in maniera molto indiretta (ad esempio, tutti i contatti presenti in una chat room in cui a un certo punto è entrato il sospetto).

Circa la metà di tutte queste comunicazioni sono state identificate dagli stessi analisti del NSA come appartenenti a cittadini americani. Per la legge americana, la NSA non può intercettare cittadini americani o persone che si trovano negli Stati Uniti. Se per sbaglio venissero intercettati cittadini americani, le intercettazioni andrebbero interrotte e i dati raccolti distrutti. A quanto risulta dai file di Snowden, i dati sono stati conservati, anche se molti di quelli che riguardavano cittadini americani sono stati oscurati in modo da tutelare in qualche maniera la privacy. Almeno 900 indirizzi e-mail intercettati sono rimasti non-oscurati e possono facilmente essere attribuiti a cittadini americani.

Il Washington Post ha scritto che molte delle intercettazioni sono servite effettivamente a compiere importanti arresti. Ad esempio: un esperto di esplosivi pakistano, arrestato in Pakistan nel 2011, e uno dei sospetti per l’attentato di Bali nel 2002. Inoltre le intercettazioni hanno fornito informazioni preziose anche su paesi ostili e non agli Stati Uniti. Tra gli altri: alcune rivelazioni su un progetto nucleare di un paese oltremare, il doppio gioco da parte di un paese alleato, una calamità militare capitata a una nazione ostile e le identità di una serie di hacker entrati nei sistemi informatici americani. Il Washington Post ha scritto che tutte queste informazioni sono state passate allo scrutinio di varie agenzie del governo statunitense prima di essere pubblicate, in modo da essere certi di non pubblicare informazioni sensibili per indagini ancora in corso.

Il problema, scrive ancora il Washington Post, è che accanto a queste informazioni utili l’NSA ha intercettato decine di migliaia di altre persone, entrando nelle loro vite private, raccogliendo informazioni, fotografie ed e-mail. Questi dati, anche quando riguardavano cittadini americani, invece che essere distrutti sono stati conservati lasciando a volte tracce evidenti delle persone a cui appartenevano.