Nei panni del mio ex

"Lover Shirts" è un progetto fotografico sulle storie d'amore finite, raccontate attraverso i vestiti dei partner che non ci sono più

Lovers Shirts

Cosa rimane quando finisce una relazione d’amore? Oltre a tutti i sentimenti dalla confusione alla tristezza, dalla rabbia alla rassegnazione, restano un sacco di cose che inevitabilmente fanno tornare la nostalgia e che raccontano qualcosa di quella storia finita. La fotografa Carla Richmond Coffing e la scrittrice Hanne Steen con il progetto Lovers Shirts raccontano il distacco e il ricordo delle relazioni finite, attraverso una serie di fotografie e di storie di ragazze, che indossano una maglietta o una camicia del loro ex. L’idea per il progetto, come spiega Hanne Steen, è nata quando la scrittrice si è resa conto di avere ancora nel suo armadio una camicia del suo primo fidanzato del liceo:

C’è qualcosa in questi pezzi di abbigliamento, anche se vecchi o rovinati, che li rende speciali e diversi rispetto agli altri. Il mio ultimo ragazzo aveva una pila di t-shirt che amavo indossare. Un giorno mi chiese perché le ragazze amano indossare le magliette dei propri fidanzati, e improvvisamente mi resi conto che non ero stata la prima ragazza ad aver indossato le sue magliette. Oltre a un po’ di irrazionale gelosia la sua frase suscitò in me una grande curiosità sul fenomeno. Quando la nostra storia finì, nel 2012, non conservai nessuna delle sue magliette, perché lui – le sue braccia intorno a me, il suo odore – mi mancava moltissimo. Così ho deciso di riversare quello che provavo in questo progetto, per esplorare i miei sentimenti di nostalgia e attaccamento e, in ultima analisi, il distacco. Ero curiosa di sapere se altre persone provavano gli stessi sentimenti: perché attribuiamo un significato ad un capo di abbigliamento? Cosa proviamo quando lo indossiamo? Come può un oggetto inanimato essere intriso di così tanta energia e scatenare queste reazioni?

Insieme alla fotografa Carla Richmond Coffing, due anni fa è nato il progetto Lovers Shirts, per cui all’inizio furono coinvolti amici o parenti, fotografati con una maglietta o una camicia di un loro o una loro ex mentre raccontavano ciò che provavano; le foto e le storie furono poi pubblicate sul sito herclayheart.com e da lì in poi nacque un passaparola e in poco tempo le due ricevettero decine di richieste per partecipare al progetto.

Le fotografie ritraggono donne (e uomini, pochi) di qualsiasi orientamento sessuale ed età: c’è chi ha interrotto la relazione o chi è stato lasciato, c’è chi è sposato, chi è single o chi, dopo l’ultima, non ha più avuto una relazione per anni. L’esperienza in sé è molto intima: il soggetto è in una stanza con la fotografa e l’intervistatrice, in un ambiente che sembri il più sicuro e familiare possibile. Durante la prima sessione non viene fatta alcuna domanda, ma il soggetto esprime quello che prova mentre osserva il suo riflesso nello specchio, dopo di che iniziano le fotografie e le domande.

Noi chiediamo loro di lasciar fluire liberamente le sensazioni, e abbiamo imparato che le persone sono naturalmente coraggiose, perché riescono a farcela e ad essere totalmente sincere. Spesso dopo una rottura ci scontriamo con l’orgoglio (con espressioni tipo “è meglio così”, “non era quello giusto”) e altri luoghi comuni che non rendono la complessità dell’esperienza umana dell’amore. Invece con questo progetto tentiamo di portare a galla le sensazioni vere, senza alcun giudizio: se a una donna manca il suo ex fidanzato dopo 17 anni, non viene giudicata. Se un’altra prova vergogna o rammarico, non viene giudicata. Se sono sposati ma hanno paura di essere inadeguati o non sono sicuri di ciò che provano, non vengono giudicati.

Le dichiarazioni dei soggetti fotografati rimangono anonime e vengono poi mescolate e associate a foto diverse per rispettare la privacy, ma anche per dare un senso di universalità al materiale e rendere la complessità stratificata di tutte queste esperienze.