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  • Mercoledì 25 giugno 2014

E ora per chi tifiamo?

Nove squadre su cui buttarsi, ora che l'Italia è stata eliminata

Netherlands' midfielder Leroy Fer (R) celebrates scoring with Netherlands' forward Arjen Robben during the Group B football match between Netherlands and Chile at the Corinthians Arena in Sao Paulo during the 2014 FIFA World Cup on June 23, 2014. AFP PHOTO / DAMIEN MEYER
Netherlands' midfielder Leroy Fer (R) celebrates scoring with Netherlands' forward Arjen Robben during the Group B football match between Netherlands and Chile at the Corinthians Arena in Sao Paulo during the 2014 FIFA World Cup on June 23, 2014. AFP PHOTO / DAMIEN MEYER

È andata come quattro anni fa: l’Italia è stata una catastrofe, ha giocato male, è uscita al primo turno. “La vita continua” è una consolazione sciocca: la vita continua sempre. Ce n’è una migliore: il Mondiale continua. Proprio mentre noi torniamo mestamente a casa, infatti, le altre squadre hanno appena cominciato a divertirsi. Il bello comincerà tra pochi giorni, con gli ottavi di finale e le partite a eliminazione diretta: trovarsi un’altra squadra per cui tifare può rendere tutto molto più divertente. Queste sono le meditate e argomentate proposte del Post: sentitevi liberi di integrarle nei commenti.

Uruguay

uruguay
Sì, ha eliminato l’Italia. E sì, Suarez ha morso Chiellini a pochi minuti dal gol che ha deciso la partita. La prima argomentazione per non tifare Uruguay è emotivamente giustificata. E anche la seconda lo è, ma con un’attenuante: che quel morso in qualche modo rende Luis Suárez ancora più Luis Suárez, un personaggio letterario e originale, «un estasiante e poliedrico imbroglione». Suarez è sopra le righe persino nelle scorrettezze: un altro giocatore davvero scorretto farebbe un fallo che spezza le gambe, lui mordicchia. Se invece cercate motivazioni più etiche, sappiate che l’Uruguay è stato scelto come “paese dell’anno” dall’Economist e grazie al suo presidente José Pepe Mujica – un ex guerrigliero di sinistra che vive in una casa molto umile, che va al lavoro con un Maggiolino, che vola in classe economica, che non porta mai la cravatta e ha l’aria fantastica di uno che si trova lì per caso – ha avviato in tempi rapidi una serie di riforme molto liberali: la depenalizzazione dell’aborto (in America Latina l’interruzione di gravidanza viene quasi ovunque considerata un crimine), la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e quella della marijuana. Dopo l’ultima riunione del G77 circolava una foto di Mujica che teneva in mano un cartello con scritto “Otro mundo es posíble”. Se questa frase vi scalda, l’Uruguay è la vostra squadra.

Ghana


Ha un nome bellissimo (Nsoroma Tuntum, stelle nere), tanto per cominciare. Se siete un po’ sentimentali, sappiate che qualche giorno fa uno dei suoi giocatori, Sulley Muntari, ha chiesto un permesso speciale all’allenatore per realizzare un suo desiderio: andare nella favela di Maceió e distribuire dei soldi alle persone che si avvicinavano. Se invece è un altro tipo di sentimento a muovervi, ecco una valida argomentazione per tifare Ghana: può darvi una possibilità di riscatto contro Luis Suárez. Ai Mondiali del 2010, infatti, il Ghana arrivò ai quarti di finale e giocò proprio contro l’Uruguay. A un minuto dalla fine (il risultato parziale era 1-1) si creò una gran confusione in area di rigore: a un certo punto la palla sembrò poter entrare nella porta dell’Uruguay ma Suárez la respinse con la mano con una vera e propria parata – «la parata del torneo», la definì poi lui – di cui si discusse per giorni. Meglio l’espulsione e un rigore che la certezza di prendere gol e uscire, valutò probabilmente Suárez. Ed ebbe ragione: Asamoah Gyan batté il rigore e lo sbagliò. La partita finì, si andò prima ai supplementari e poi ai rigori. E vinse l’Uruguay.

Germania


Il primo motivo per tifare Germania è che non ha senso andarsi a cercare un altro dispiacere. Dopo aver tifato Italia e aver patito sofferenze e delusioni, siete davvero sicuri di voler tifare romanticamente Cile o Ghana e star male di nuovo? Cosa siete, romanisti? Torinisti? Questi invece forse i Mondiali li vincono. Il secondo motivo per tifare Germania è che si tratta di una squadra molto affascinante: la Germania meno tedesca di sempre. Niente picchiatori, niente marcantoni, niente contrasti duri, addirittura niente attaccanti titolari: hanno la squadra imbottita di giocatori rapidi, tecnici e sguscianti, giocano in modo divertente, sono belli da vedere. Il terzo motivo per tifare Germania è perché un po’ glielo dobbiamo, al povero tifoso tedesco. Nel 1982 lo abbiamo sconfitto in finale, nel 2006 lo abbiamo eliminato in casa sua, nel 2012 lo abbiamo sconfitto in semifinale. La Germania non ha mai sconfitto l’Italia in una partita ufficiale dalla riunificazione: mai. In generale non ci battono in una partita ufficiale dal 1977. Insomma, facciamo che vincono questa così la prossima volta non se la prendono con noi.

Stati Uniti


Ormai non sono più una sorpresa, nonostante vengano trattati come tali: e ogni volta giù battute sugli americani che “ora sanno pure giocare a pallone” e cose del genere. Ai Mondiali del 2010 arrivarono agli ottavi di finale, alla Confederations Cup di un anno prima eliminarono la Spagna e per poco non fecero lo stesso col Brasile. Hanno un allenatore vero – Jurgen Klinsmann, i tifosi italiani lo conoscono – e giocatori sempre migliori: uno di questi, Michael Bradley, ha giocato tre anni in Serie A e se l’è cavata bene. E poi hanno lui, quello qui sopra, uno dei calciatori più carismatici di questi Mondiali: Kyle Beckerman, 32 anni, dreadlocks, capitano del Real Salt Lake, guadagna quanto uno di Serie B ed è bellissimo. E poi hanno quell’inno. E poi hanno Joe Biden che fa il tifoso al seguito. Che volete di più.

Belgio


Il Belgio, che da mesi ha ormai perso il ruolo di “potenziale sorpresa dei Mondiali” (è una squadra forte da almeno due anni), si è qualificato agli ottavi giocando malissimo e svegliandosi in entrambe le partite a pochi minuti dalla fine. E però, come si fa a non tifare per una squadra che da decenni non contava nulla e che si ritrova all’improvviso con un sacco di grandi giocatori? A tratti nelle qualificazioni hanno giocato un calcio spettacolare, come nel 3-0 contro la Serbia nel girone di qualificazione. Poi c’è anche un aspetto politico: sarebbe bello che vincesse i Mondiali la squadra di un paese la cui stessa esistenza in questi mesi è stata più volte messa in discussione, al punto che persino formare un governo è diventato un problema immane. Qualche anno fa, in mezzo a una lunghissima crisi politica, Le Soir scrisse: «Ha ancora senso che esista questo paese? Noi lo crediamo ancora, sempre. Ma questa opinione vale ben poco, a meno che non sia condivisa da un numero sufficiente di persone disposte a credere in questa idea, a lavorarci, a farla esistere. Se questa crisi persisterà, vorrà dire che questa volontà non c’è più. Ed è proprio questa l’impressione». Una vittoria dei Mondiali da parte del Belgio potrebbe forse salvare un paese: letteralmente.

Grecia


L’underdog degli underdog. Ha una squadra scalcinatissima che segna poco (12 gol nelle dieci partite del girone di qualificazione; un solo gol su azione in tre partite, fin qui) e gioca male. Prima dei Mondiali ha perso per infortunio uno dei suoi giocatori migliori, il 22enne difensore dello Schalke 04 Kyriakos Papadopoulos. Il suo allenatore se ne andrà alla fine dei Mondiali. Il suo capitano, Giorgos Karagounis, ha 37 anni e ha mostrato le sue migliori qualità più di dieci anni fa. Non si erano mai qualificati agli ottavi (e prima dell’incredibile vittoria agli Europei del 2004 non esistevano, calcisticamente parlando). Sono troppo scarsi per essere veri eppure sono ancora lì, spesso per un pelo. Agli scorsi Europei, per esempio, si qualificarono vincendo l’ultima partita del girone contro la Russia. A questo giro incontreranno agli ottavi la Costa Rica: potrebbero persino arrivare ai quarti. Poi pensate che gran storia di rinascita e felicità nazionale, dopo questi anni complicati. Direte: è impossibile che vincano i Mondiali. Ma non dicevamo lo stesso nel 2004? E sapevate chi era l’allenatore della squadra – padrone di casa – che sconfissero nel 2004? Felipe Scolari, attuale allenatore del Brasile.

Cile


Dopo la grande vittoria sulla Spagna, Arturo Vidal ha detto con un certo candore ai giornalisti che il Cile intende vincere i Mondiali. Così, senza finta modestia. Tra le squadre su cui nessuno avrebbe puntato un euro, effettivamente, il Cile è probabilmente quella messa meglio: ha almeno due fuoriclasse – Sanchez e lo stesso Vidal – e tanti giocatori bravi, affidabili e in ottima forma. Ha Jorge Valdivia, il meraviglioso e mezzo matto numero 10, e gioca in modo divertente, offensivo e spettacolare. Ha voglia di imporsi come la vera roja: i giornali locali non perdono occasione di rivendicare come proprio il nome con cui ci si riferisce da sempre alla nazionale cilena e solo da qualche anno anche alla nazionale spagnola. E ha forse in assoluto lo spot più epico e tamarro realizzato per questi Mondiali di calcio, frutto di una delle storie di cronaca più emozionanti e letterari degli ultimi anni: quella dei minatori che nel 2010 restarono intrappolati per giorni sotto terra prima di essere salvati in diretta tv, con mezzo mondo a guardarli. «La Spagna è difficile? L’Olanda è difficile? Niente è difficile, non ci intimidisce il gruppo della morte. Non ci importa la morte! Perché la morte l’abbiamo già vinta una volta!».

Olanda


L’Olanda è arrivata in finale dei Mondiali nel 1974, nel 1978 e nel 2010: e non ha vinto mai. Se vi piacciono le storie di rivalsa, quindi, non potete che tifare l’Olanda e sperare che quest’anno vincano loro. Da questo punto di vista, poi, le cose sono già iniziate bene: nel 2010 l’Olanda aveva perso in finale contro la Spagna e questi Mondiali li ha iniziati vincendo la prima partita proprio contro la Spagna campione del mondo in carica per 5 (cinque) a 1 (uno). Oppure, certo, potete sperare che arrivino in finale e perdano ancora, così tra quattro anni ci sarà ancora più rivalsa: ma allora siete perfidi. Poi c’è un motivo aggiuntivo per tifare Olanda: i gol di Robben. Quelli quando parte da destra, poco dopo la metà campo, salta un paio di difensori, gira secco verso sinistra all’altezza dell’area di porta, salta un altro paio di difensori e poi tira un sinistro fortissimo sul secondo palo. È uno schema fisso, bellissimo, come quando coi vecchi videogiochi di calcio imparavi a fare un tipo di gol e lo facevi per sempre. Più partite dell’Olanda uguale più gol di Robben.

Costa Rica


Hanno battuto l’Italia nella partita che ci è davvero valsa l’eliminazione: ed è sempre meglio essere sconfitti dai vincitori che da una squadra qualsiasi eliminata agli ottavi. E soprattutto, sappiate che il Costa Rica è già campione del mondo, perlomeno secondo l’Unofficial Football World Championships, che applica al calcio le regole utilizzate nella boxe e nel wrestling: la nazionale che sconfigge in una partita ufficiale la squadra campione in carica acquista automaticamente il titolo. All’inizio del mondiale il titolo era detenuto dall’Uruguay (l’aveva vinto battendo l’Argentina, che aveva battuto la Svezia, che aveva battuto la Corea del Nord, che aveva battuto il Giappone, che aveva battuto l’Argentina, che aveva battuto la Spagna) ma poi il Costa Rica ha battuto l’Uruguay nella sua prima partita dei Mondiali.

Motivazioni più serie: in poco più di cinquant’anni il Costa Rica è riuscito a ribaltare una condizione di povertà e arretratezza e diventare uno dei pochi paesi stabili e prosperi dell’America Latina. È stato il primo paese al mondo a smantellare definitivamente il suo esercito e nonostante questo non ha più avuto conflitti interni né con i paesi vicini. È addirittura al primo posto della classifica di 151 paesi misurati attraverso l’Happy Planet Index, che si calcola tenendo conto delle prospettive di vita, del benessere percepito dagli abitanti e dell’impatto ambientale. Ultimi due buoni motivi, se ancora non siete convinti: vogliamo tanti altri editoriali così, dove si parla di gloria, di terrore e del “asesino tico”. E soprattutto vogliamo continuare a discutere per mesi e anni se si dice il Costa Rica o la Costa Rica. Vogliamo una squadra campione del mondo che non sappiamo come chiamare.