• Sport
  • Mercoledì 25 giugno 2014

Chi sceglie l’allenatore della Nazionale?

Lo sceglie il presidente della FIGC, che però si è dimesso. E chi sceglie il presidente della FIGC?

> at on July 2, 2012 in Krakow, Poland.
<> at on July 2, 2012 in Krakow, Poland.

In seguito alla brutta eliminazione della Nazionale italiana ai Mondiali di calcio in corso in Brasile, l’allenatore Cesare Prandelli e il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC, l’organo che controlla e gestisce il calcio in Italia) Giancarlo Abete hanno annunciato le loro dimissioni. Prandelli ha detto che «il progetto tecnico non ha funzionato» e che le sue dimissioni sono irrevocabili. Abete ha detto invece che aveva già deciso di dimettersi prima dei Mondiali, per motivi di carattere personale, per recuperare “spazi professionali” e per motivi di “politica sportiva”.

Abete ha aggiunto che convocherà il Consiglio federale – l’organo normativo della FIGC – l’11 agosto o «in un’altra data utile» affinché vengano nominati il nuovo presidente e i vice presidenti della federazione. Il nuovo allenatore della Nazionale, dunque, non sarà certamente deciso prima di quella data: è probabile che sarà uno dei primi problemi del prossimo presidente, che secondo lo statuto della FIGC ha la facoltà di nominare «i direttori tecnici [cioè gli allenatori] delle squadre nazionali previa consultazione con il CONI e sentito il Consiglio Federale». Il CONI è il comitato olimpico nazionale, un ente pubblico che fa capo al ministero per i Beni e le Attività Culturali – risposta alla domanda a cui state pensando: Dario Franceschini tifa per la Spal – e che ha lo scopo di organizzare e promuovere lo sport in Italia. Il suo presidente è Giovanni Malagò. Il Consiglio federale della FIGC è composto da 19 persone, scelte dalle varie leghe: sei le elegge al suo interno la lega dilettanti, sette quella dei professionisti, poi ci sono quattro atleti e due allenatori.

Il presidente della FIGC sarà invece eletto dall’Assemblea della federazione, di cui fanno parte i cosiddetti “delegati”: cioè i rappresentanti delle squadre di dilettanti e professionisti, di calciatori, allenatori e arbitri. La candidatura deve essere presentata 15 giorni prima dell’assemblea per la quale è programmata l’elezione. L’elezione avviene al primo scrutinio se un candidato ottiene i tre quarti dei voti validi dei delegati, al secondo se ottiene i due terzi, al terzo se ottiene la metà; al quarto, c’è un ballottaggio fra i due candidati più votati. Il presidente rimane in carica per quattro anni e può essere rieletto per un secondo mandato (è consentito anche un terzo mandato, se non consecutivo ai primi due). Nel primo Consiglio federale successivo alla sua elezione vengono eletti anche due vice-presidenti, che possono avere specifiche deleghe rilasciate dal presidente.

Il presidente della FIGC svolge diversi compiti: secondo lo statuto «ha la responsabilità generale dell’area tecnico-sportiva ed esercita le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale e internazionale». In pratica, oltre a sovrintendere ai doveri organizzativi della FIGC, organizza fra le altre cose il programma delle varie nazionali e propone al Consiglio federale il presidente del Settore Tecnico, la struttura che «ha competenza nei rapporti internazionali nelle materie attinenti la formazione del giuoco e le tecniche di formazione di tecnici e atleti».

Non è chiaro a quanto ammonti lo stipendio del presidente della FIGC. In un’intervista di qualche anno fa, Giancarlo Abete disse di non ricevere alcun compenso per il proprio lavoro.

Claudio Villa/Getty Images