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  • Mercoledì 18 giugno 2014

Israele ha arrestato 200 palestinesi

E anche alcuni prigionieri scarcerati nell'accordo per liberare il soldato Shalit, nel 2011: e questo perché non ci sono ancora novità sui tre ragazzi rapiti giovedì in Cisgiordania

Israel's UN ambassador Ron Prosor talks to the press at the United Nations June 17, 2014 talks about the three kidnapped Israeli teenagers who went missing in the West Bank and "BringBackOurBoys", a social media campaign. AFP PHOTO / Timothy A. CLARY (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)
Israel's UN ambassador Ron Prosor talks to the press at the United Nations June 17, 2014 talks about the three kidnapped Israeli teenagers who went missing in the West Bank and "BringBackOurBoys", a social media campaign. AFP PHOTO / Timothy A. CLARY (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)

Negli ultimi cinque giorni Israele ha arrestato circa 200 palestinesi in Cisgiordania come parte di un’operazione più ampia collegata alla ricerca dei tre ragazzi israeliani rapiti giovedì scorso a Gush Etzion, un insediamento poco lontano dalla città di Hebron: i tre ragazzi sono Naftali Frenkel, Gilad Shaar – entrambi di 16 anni – e Eyal Yifrach, di 19. Il governo israeliano ha preso anche una serie di altre misure piuttosto dure contro Hamas, il movimento islamico che controlla la Striscia di Gaza e che il primo ministro Benjamin Netanyahu ritiene responsabile del rapimento. Per il momento non si hanno ancora notizie dei ragazzi, né prove definitive del coinvolgimento di Hamas. Il presidente palestinese Mahmud Abbas ha condannato il rapimento e detto che le sue forze stanno anch’esse cercando i ragazzi israeliani rapiti.

Negli ultimi cinque giorni il governo israeliano ha dispiegato migliaia di soldati in Cisgiordania, in particolare nella zona attorno a Hebron, per trovare i tre ragazzi rapiti. Ha aumentato la pressione militare su Hamas e indurito le condizioni di detenzione dei suoi membri che si trovano nelle prigioni israeliane. Il governo, scrive il quotidiano israeliano Haaretz, sta esaminando anche la possibilità di espellere i leader di Hamas dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza, una mossa considerata piuttosto dura e con effetti non automaticamente positivi per Israele. Infine, un comandante dell’esercito israeliano ha detto che Israele ha cominciato a ri-arrestare i prigionieri palestinesi scarcerati nell’ambito dello scambio per la liberazione di Gilad Shalit. Shalit, soldato israeliano di 27 anni, era stato liberato da Hamas nell’ottobre del 2011 dopo cinque anni di prigionia grazie a un accordo con il governo israeliano che portò alla scarcerazione di 1027 palestinesi.

Haaretz, che tiene aperto da giorni un liveblog sulla storia del rapimento, ha scritto che il fatto che siano già passati sei giorni senza novità rilevanti non fa ben sperare per il successo dell’operazione dell’esercito israeliano. Nei casi precedenti di sequestri compiuti in Cisgiordania non è praticamente mai successo che dopo tutto questo tempo i rapiti venissero trovati vivi.

Di fatto le ricerche dei tre ragazzi rapiti si sono trasformate in un’operazione molto più ampia contro Hamas, “complicata e prolungata”, come l’ha definita il generale israeliano Nitzan Alon. Il ministro dell’Economia di Israele, Naftlai Bennet, ha detto alla stampa che Hamas verrà “colpita ogni giorno di più” e che deve essere chiaro che far parte del gruppo è “un biglietto verso l’inferno”. Anche il ministro della Difesa e il primo ministro Netanyahu hanno usato toni molto duri nei confronti di Hamas, che fanno pensare a un progressivo aumento della tensione tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania. I leader dei gruppi palestinesi nella Striscia di Gaza, inclusi Hamas e Jihad Islamico, hanno tenuto intanto una conferenza stampa in cui hanno detto che “i movimenti di resistenza non rimarranno inattivi di fronte alla condotta di Israele”.

L’analista politico israeliano Zvi Bar’el ha scritto su Hareetz – quotidiano considerato su posizioni di sinistra moderata – un articolo piuttosto duro nei confronti del governo di Netanyahu e verso alcune delle politiche adottate contro Hamas. Bar’el scrive:

«Mentre l’arresto di 150 attivisti di Hamas sembra ragionevole nel contesto degli sforzi dei servizi di intelligence per rintracciare gli studenti rapiti, c’è poca logica nell’idea di esiliare la leadership dell’organizzazione a Gaza e intraprendere misure contro i membri di Hamas già incarcerati. Non c’è alcuna prova decisiva ancora, a parte le dichiarazioni del primo ministro Benjamin Netanyahu, che Hamas sia coinvolta in questa storia. Al contrario, tre organizzazioni che non sono collegate a Hamas si sono rapidamente prese la responsabilità del sequestro. […] Non sembra che la rimozione dei capi o membri che si trovano in mezzo alla gerarchia di Hamas possa garantire a Israele grandi successi. Hamas ha dimostrato diverse volte in passato che può sopravvivere reclutando nuovi leader.»

Foto: L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Ron Prosor, durante una conferenza stampa sui tre ragazzi rapiti in Cisgiordania (TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)