I palloni dei Mondiali
Da quelli fallimentari a quelli usati in più di una edizione: foto e storie delle cose che guardiamo rotolare per ore ogni quattro anni
Da molti anni, anche il pallone utilizzato ai Mondiali di calcio è diventato “una cosa”: lo si presenta con una certa solennità, gli si dà un nome efficace per le esigenze del marketing, se ne discute, ci si lamenta, e finiti i Mondiali lo si può anche comprare a un prezzo relativamente accessibile. Non è sempre stato così: fino al 1970, quando cioè Adidas acquistò l’esclusiva per fornire il pallone ufficiale del torneo, c’era molta meno rigidità e attenzione al tema: capitava spesso, soprattutto nelle prime edizioni, che due squadre si accordassero per decidere quale modello usare fra i moltissimi disponibili – fabbricati a mano – oppure che un pallone particolarmente ben fatto venisse riutilizzato nell’edizione successiva del torneo (è successo con il “Top Star”, pallone ufficiale del 1958 e usato a volte anche nel 1962).
Adidas e FIFA presentano il pallone ufficiale del torneo mesi prima del suo inizio e rimarcano la mole di studi eseguita per produrre un pallone sempre migliore: un’esposizione del genere, a volte, rende ancora più spettacolari i fallimenti del caso. Nel 2010, ci furono molte polemiche riguardo le traiettorie imprevedibili dello Jabulani, critiche che il Brazuca in uso quest’anno pare aver schivato. Ma le storie e le polemiche relative allo Jabulani sono solo alcune di quelle che riguardano i palloni dei Mondiali, da quelli con le pezze di cuoio a quello che avete già visto nelle gare di questi giorni.
Dentro ogni foto, racconti e storie sui palloni dei Mondiali.