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  • Domenica 25 maggio 2014

La morte di un giornalista italiano in Ucraina

Si chiamava Andrea Rocchelli, aveva 30 anni ed è morto nella regione di Donetsk: la notizia è stata confermata dal ministero degli Esteri

Domenica mattina il ministero degli Esteri ha confermato che il giornalista italiano Andrea Rocchelli, 30 anni, originario di Piacenza, è stato ucciso in Ucraina, mentre si trovava nell’area di Sloviansk, nella regione di Donetsk, una delle più filo-russe di tutto il paese. La notizia era stata data ieri sera da alcuni media russi, tra cui Russia Today, ma non era stata confermata da altre fonti ufficiali. Il corpo di Rocchelli è stato trasportato questa mattina dall’ospedale di Andreevka a quello di Sloviansk, distante pochi chilometri. La famiglia di Rocchelli è in contatto con il ministero degli Esteri e l’ambasciata italiana a Kiev. A Sloviansk sono stati fotografati i passaporti di Rocchelli e di Andrey Mironov, interprete e attivista russo anche lui rimasto ucciso nella sparatoria.

Rocchelli e Mironov

Rocchelli era uno dei fondatori del sito di Cesuralab, un “collettivo di fotografi” con sede a Pianello Val Tidone, in provincia di Piacenza. Cesura è stata fondata nel 2008 dal fotoreporter Alex Majoli (qui Linkiesta aveva raccontato la storia del collettivo e raccolto diverse foto dei suoi membri). Dal sito di Cesura risulta che Rocchelli si trovava a Sloviansk: stava producendo storie diverse e facendo aggiornamenti giornalieri sui suoi spostamenti. Da tempo Rocchelli lavorava in Ucraina e lo scorso marzo pubblicò sul Post alcune fotografie scattate a Kiev durante gli scontri di febbraio. Il Post ha contattato il gruppo Cesuralab, che per il momento non vuole commentare la notizia.

Il ministero degli Esteri non ha dato dettagli della morte di Rocchelli. Il Corriere.it, citando alcuni suoi testimoni, ha raccontato quello che è successo:

«Il ferimento sarebbe avvenuto sabato pomeriggio intorno alle 17. Il giovane sarebbe stato colpito da una granata (lanciata dall’esercito ucraino dalla torre della televisione) e avrebbe riportato gravi ferite al ventre. I soccorsi sarebbero tardati ad arrivare perché in quella zona gli scontri erano molto intensi. Un fotografo francese, William Roguelon, dell’agenzia Wostok Press, che stava viaggiando insieme al reporter italiano e al suo interprete (Andrey Mironov, un russo con passaporto italiano), sarebbe riuscito a raggiungere su un’auto di filorussi l’ospedale locale più vicino, dando l’allarme e fornendo ai mezzi di soccorso istruzioni per raggiungere i suoi compagni di viaggio.»

Andrey Mironov, oltre a essere l’interprete di Rocchelli, era anche un attivista e difensore dei diritti umani molto noto in Russia, che negli anni dell’Unione Sovietica aveva anche passato diverso tempo in prigione. Mironov, scrive AFP, manteneva anche contatti professionali e legami di amicizia con diversi giornalisti occidentali con base a Mosca. Sulla Stampa, la giornalista Lucia Sgueglia ha pubblicato un articolo in cui racconta come aveva conosciuto Rocchelli e che tipo di lavoro faceva:

Lo avevo incontrato a Mosca, quando era un fotografo giovane ma promettente, Andy, tre o quattro anni fa in un caffè alternativo del centro, amato dai giovani bohèmien della capitale russa. Voleva andare in Cecenia, era affascinato dalla Russia e in particolare dal Caucaso del Nord, la zona più calda del paese di Putin. Un paese che all’epoca ancora conosceva poco ma che aveva una gran voglia di esplorare.

Mi aveva chiesto di accompagnarlo, ci eravamo visti e sentiti altre volte al telefono. Poi ci è andato da solo, Andy, tra Grozny e Makhachkala e ha cominciato a entrare nel ventre profondo della Russia. Nel frattempo si era fatto le ossa: Libia, Afghanistan, Algeria, scenari di guerre e non, anche in Italia, usando colore e bianco e nero. Magro, alto e curioso, sembrava un reporter umile, la razza migliore, non di quelli che cercano adrenalina, ma che sanno riconoscere il valore dell’esperienza dei senior.

Andy Rocchelli (a destra) con l’interprete e attivista Andrey Mironov
Cesura