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  • Martedì 13 maggio 2014

José Mujica alla Casa Bianca – Foto

Le foto dell'incontro del presidente dell'Uruguay con Barack Obama: è arrivato senza cravatta e ha parlato dei pericoli del fumo e dell'aumento della popolazione latinoamericana negli Stati Uniti

Il presidente dell'Uruguay Joé Mujica con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nello Studio Ovale della Casa Bianca, 12 maggio 2014. 
(BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)
Il presidente dell'Uruguay Joé Mujica con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nello Studio Ovale della Casa Bianca, 12 maggio 2014. (BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

Lunedì il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha incontrato nello Studio Ovale della Casa Bianca il presidente dell’Uruguay, José “Pepe” Mujica (che al Post seguiamo da tempo con interesse). Mujica – che ha 78 anni, è un ex guerrigliero di sinistra ed è famoso per il suo stile di vita frugale – si è presentato come suo solito senza cravatta e ha parlato in modo modo diretto e poco formale, dicendo come prima cosa al presidente Obama che aveva molti più capelli grigi.

In un breve intervento prima dell’incontro, Mujica ha parlato dei pericoli del fumo, dicendo che «chi parla è un vecchio fumatore. Ma nel mondo ogni anno, otto milioni di persone muoiono per il fumo. È più che nella prima e più che nella Seconda guerra mondiale: è un omicidio di massa. Stiamo combattendo una lotta ardua, molto ardua, contro interessi molto forti». Mujica alludeva alla causa legale portata avanti contro l’Uruguay dalla multinazionale del tabacco Philip Morris, a seguito delle restrittive leggi contro il fumo approvate recentemente dal governo. Ha poi spiegato che se nel suo «umile» paese si deve imparare l’inglese per necessità, anche gli Stati Uniti dovranno iniziare a imparare lo spagnolo e «diventare bilingui», a causa dell’aumento della popolazione latinoamericana: «la forza delle donne latinoamericane è ammirevole e riempiranno questo paese di persone che parlano anche spagnolo e portoghese».

Da parte sua Obama ha definito Mujica un punto di riferimento per i diritti umani in tutto l’Occidente e ha detto di essere «costantemente colpito» dai progressi fatti dall’Uruguay dalla sua elezione. I due presidenti non hanno invece parlato della recente legalizzazione della marijuana in Uruguay – il primo paese al mondo a farlo – e dell’annuncio di Mujica che l’Uruguay ospiterà nelle sue carceri cinque detenuti della prigione di Guantanamo, come richiesto più volte da Obama agli alleati: processare o trasferire i detenuti in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti è considerato troppo complicato e pericoloso, e da tempo Obama chiede che altri paesi si facciano carico di ospitarne alcuni.

José Mujica è stato eletto presidente dell’Urugay nel novembre del 2009. Da allora ha continuato a vivere nella fattoria della moglie a Rincón del Cerro, vicino alla capitale Montevideo, rifiutando la lussuosa residenza riservata di solito ai presidenti del paese; ha continuato ad andare al lavoro con un Maggiolino e a volare in classe economica, e ha deciso di devolvere il 90 per cento del suo stipendio mensile (corrispondente a 9.300 euro) in beneficenza ai poveri e ai piccoli imprenditori, tenendo per sé quello che corrisponde al salario medio nazionale, circa 600 euro. Nel frattempo l’Uruguay ha, tra le altre cose, depenalizzato l’aborto, approvato i matrimoni gay, legalizzato la marijuana, e nel 2013 l’Economist l’ha definito il paese dell’anno.