La questione della Saremar

La compagnia di navigazione di proprietà della regione Sardegna, che secondo la Commissione Europea ha ricevuto aiuti di stato illegali

Questa settimana la Commissione europea ha ordinato alla regione Sardegna di recuperare 10 milioni di euro di aiuti di stato concessi alla compagnia di navigazione Saremar. Il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, ha accusato “le lobby e gli euroburocrati” per questa decisione e ha annunciato che farà ricorso. Si tratta dell’ultimo capitolo di una storia molto lunga, cominciata nel 2011 e su cui si è già espressa l’Antitrust italiana.

La Saremar è una compagnia di navigazione di proprietà della regione Sardegna che dal 2011 ha ricominciato a fare un servizio traghetti tra la Sardegna e alcuni porti sul continente. Della Saremar si parlò molto nell’estate del 2011, quando le principali compagnie di navigazione private che effettuavano il servizio tra la Sardegna e il continente (Moby, SNAV, GNV e Marinvest) vennero accusate di aver alzato ingiustamente i prezzi dei biglietti. La Saremar fu la “risposta” della regione Sardegna a quest’aumento dei prezzi. Nel 2011 la compagnia affittò due navi con equipaggio formato quasi esclusivamente da sardi e cominciò a fare concorrenza alle compagnie private con tariffe fortemente ribassate.

I privati accusarono Saremar di fare concorrenza sleale e spiegarono che l’aumento delle tariffe era dovuto all’aumento dei prezzi del carburante. Nell’estate del 2013 l’Antitrust diede torto alle compagnie private, accusandole di avere creato un cartello per accordarsi ed alzare i prezzi. Secondo l’Antitrust mentre il prezzo del carburante era cresciuto del 38 per cento i prezzi dei biglietti erano cresciuti in media del 65 per cento. Le varie compagnie private furono condannate a pagare una multa da 8 milioni di euro.

Questa settimana, la Commissione europea ha stabilito che la concorrenza che Saremar ha fatto alle altre compagnie tra il 2011 e il 2012 non è stata fatta a condizioni di mercato (qui potete leggere il comunicato stampa della Commissione). In particolare la Commissione europea ha stabilito che l’aumento di capitale da 6 milioni di euro fatto dalla regione Sardegna nel 2012 non ha rispettato le regole europee. Per essere legale un aiuto del genere deve essere rimborsato entro sei mesi oppure essere accompagno da un piano di ristrutturazione (che a sua volta deve essere notificato e quindi approvato dalla Commissione). Nessuna di queste due condizioni si è verificata.

Secondo la Commissione sono aiuti illegali anche parte dei 10 milioni concessi dalla regione Sardegna alla Saremar come rimborso per le spese sostenute nell’effettuare le due tratte che la compagnia ha gestito nel 2011 e nel 2012. Tre anni dopo l’aumento dei prezzi dell’estate 2011 la situazione è quindi questa: le compagnie private che effettuavano il servizio tra Sardegna e il continente sono state multate per aver tenuto i prezzi alti. La regione Sardegna è stata condannata (anche se come vedremo tra poco il termine è scorretto) per aver aiutato la sua compagnia in modo da tenere i prezzi troppo bassi e fuori mercato (una cosa che, in qualche modo, ammette anche Cappellacci).

 

Il presidente della regione Sardegna ha annunciato che farà ricorso alla Corte europea e ha accusato la Commissione di essere composta da “burocrati” e lobby. Nei prossimi giorni la Commissione dovrebbe pubblicare i termini entro i quali l’aiuto di stato dovrà essere recuperato (sempre che il ricorso non venga accolto). Se l’Italia non dovesse recuperare l’aiuto entro i termini stabiliti la Commissione si rivolgerà alla Corte europea di giustizia. Se l’Italia non dovesse rispettare nemmeno la decisione della Corte di giustizia, allora la Corte potrebbe decidere di condannare il paese al pagamento di una multa fino a che non renderà esecutiva la sentenza.