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  • Sabato 18 gennaio 2014

Cui Jian e il concerto del Capodanno cinese

Il cantante rock più popolare della Cina ha rifiutato l'invito dopo che gli è stato chiesto di non suonare la sua canzone più nota, che fu l’“inno” dei manifestanti di Tiananmen nel 1989

Cui Jian, known as the "Father of China's Rock-and-Roll", performs during his solo concert at Hongshan Stadium in Wuhan, capital city of central China's Hubei Province, Friday, June 3, 2005. (AP PhotoXinhua, Zhou Guoqiang)
Cui Jian, known as the "Father of China's Rock-and-Roll", performs during his solo concert at Hongshan Stadium in Wuhan, capital city of central China's Hubei Province, Friday, June 3, 2005. (AP PhotoXinhua, Zhou Guoqiang)

Il cantante cinese Cui Jian, molto popolare in Cina, non parteciperà all’annuale concerto che si terrà in occasione del prossimo Capodanno cinese (tra il 30 e il 31 gennaio) e che sarà trasmesso sulla tv di Stato come di consueto: Cui Jian ha declinato l’invito dopo aver ricevuto da parte degli organizzatori dello spettacolo la richiesta di non suonare la sua canzone di più grande successo, Nothing to my name, del 1986, che tre anni più tardi divenne un inno dei manifestanti di Piazza Tienanmen, a Pechino.

Piuttosto che suonare un’altra canzone, come richiesto dagli organizzatori, Cui Jian ha preferito rinunciare alla partecipazione al concerto, suscitando grande approvazione tra i suoi numerosi sostenitori. Altri artisti cinesi importanti lo hanno elogiato e hanno deplorato le condizioni imposte dal governo cinese.

Sebbene il concerto di Capodanno sia una consuetudine in Cina dall’inizio degli anni Ottanta, col tempo – scrive AP – la trasmissione è diventata oggetto di derisione per le performance “ampollose” e scadenti degli artisti invitati a suonare. Questa consapevolezza ha spinto gli organizzatori dell’edizione del 2014 a coinvolgere artisti più noti e apprezzati dal pubblico, come il regista Feng Xiaogang, chiamato a dirigere lo spettacolo.

Cui Jian ha 52 anni e in Cina è considerato il “padre del rock cinese”: iniziò a suonare nella prima metà degli anni Ottanta ma la sua popolarità crebbe nell’aprile del 1989 quando si esibì a piazza Tienanmen proprio durante le proteste di studenti, intellettuali e operai che chiedevano maggiori libertà politiche, libertà di stampa e riforme economiche. La canzone Nothing to my name, da lui composta tre anni prima per un talent show, divenne l’inno non ufficiale delle manifestazioni. In seguito, durante gli anni Novanta, le autorità cinesi censurarono il testo della canzone e vietarono a Cui Jian qualsiasi concerto; negli anni Duemila ritrattarono in parte alcune loro posizioni, e nel 2005 gli consentirono di suonare allo stadio di Pechino. Poi, ad aprile del 2006, Cui Jian suonò a Shanghai durante un concerto dei Rolling Stones, e cantò Wild Horses insieme a Mick Jagger.

Già da diversi anni il governo cinese – in occasione dell’anniversario del massacro del 4 giugno 1989, in cui morirono migliaia di manifestanti (il numero non è mai stato accertato) – censura ogni riferimento a piazza Tienanmen con particolare attenzione. Non solo non viene organizzato alcun evento per commemorare le persone uccise, ma ogni tentativo di parlarne è proibito dalle autorità.

foto: Cui Jian durante un concerto a Wuhan, in Cina, il 3 giugno 2005. (AP PhotoXinhua, Zhou Guoqiang)