Freelance e idraulici

I video "in difesa dei freelance" circolati moltissimo online nelle ultime 48 ore "propongono un messaggio tanto consolatorio quanto falso", scrive Niccolò Contessa sul blog di Minimum Fax

Niccolò Contessa – Niccolò Contessa dei Cani – ha scritto su minima&moralia, il blog culturale della casa editrice Minimum Fax, un punto di vista sui video della campagna “#coglioneNo”, circolata moltissimo online in Italia nelle ultime 48 ore. Gli spot sono stati realizzati da un gruppo di filmmaker per una “campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi” e si chiedono cosa accadrebbe se a un idraulico o a un antennista si dessero le risposte evasive date ai freelance creativi (designer, grafici, scrittori, eccetera) al momento di essere pagati per un lavoro. Cortessa sostiene che “uno dei motivi del successo di questi video sia che propongono un messaggio tanto consolatorio quanto falso: ovvero, che diano l’illusione di poter intervenire semplicemente (sia a livello sostanziale, facendo proprio il messaggio della campagna e rifiutando di lavorare gratis, sia a livello immediato, condividendo il video sulle propria bacheche) su un problema che in realtà è molto più difficile”. E peculiare della gigantesca offerta di “freelance creativi” rispetto a quanti il mercato possa assorbirne.

Avete presente le pubblicità su facebook degli studi idraulici? Quelle che da qualche mese vi invadono la home? In genere c’è la foto di un bagno da sogno, con qualche termoarredo spettacolare (così raffinato che neanche si vede, ma così bello che vorresti si vedesse) e un water elegantissimo, che ti sentiresti quasi a disagio a cacarci dentro. Il testo dice qualcosa del tipo “Volete un bagno così? Allora avete bisogno di professionisti, professionisti VERI, come noi. Diffidate degli idraulici dilettanti che non si fanno pagare.” Avete presente, no?

E poi: anche voi non ce la fate più, con tutti questi giovani idraulici (o aspiranti tali) che vi mandano inviti su LinkedIn? Giorno e notte! “Leonardo vuole entrare a far parte della tua rete LinkedIn.” “Mauro vuole entrare a far parte della tua rete LinkedIn.” Ho capito che siete giovani, che avete appena finito l’apprendistato e avete bisogno di farvi un po’ di contatti per iniziare a lavorare, però basta, dai. Ci conosciamo appena, e io LinkedIn neanche lo uso. Non se ne può più. Giusto?

E le catene di email? Quelle in cui c’è un gruppetto di giovani idraulici che hanno bisogno di trovare uno o più altri giovani idraulici disposti a smezzarsi l’affitto di un coworking space? Chiaramente, qui a Roma, tutti lo cercano al Pigneto, o a Monti, o al limite a Ostiense, perché ormai si è capito che le zone degli idraulici sono quelle (e magari a trovartelo in un’altro quartiere c’è pure rischio che perdi qualche lavoro, perché rimani fuori dal giro), però il problema è in che quelle zone i proprietari degli immobili si sono fatti furbi, e adesso chiedono affitti esorbitanti.

Avete presente, no? No?

No, in effetti non credo che abbiate presente, perché queste cose non esistono. E questo è il primo indizio che l’analogia creativi/idraulici, forse, regge solo fino a un certo punto.

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