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  • Lunedì 30 dicembre 2013

La lettera di Ablyazov a “Repubblica”

Dopo il ritorno della moglie e della figlia in Italia, l'oppositore kazako spiega che «l'obiettivo principale del regime» è garantire la sua estradizione in Kazakistan

L’oppositore kazako Mukhtar Ablyazov, marito di Alma Shalabayeva espulsa dall’Italia lo scorso 31 maggio insieme alla figlia Alua di 6 anni e tornata in Italia il 27 dicembre dopo aver ottenuto la libertà provvisoria, ha scritto una lettera al direttore di Repubblica Ezio Mauro pubblicata sul giornale di oggi. Ablyazov, che è detenuto a Aix-en-Provence, in Francia, dopo essere stato arrestato a Cannes il 31 luglio scorso, spiega il motivo per cui il regime del Kazakistan avrebbe temporaneamente accettato di «lasciar andare» la moglie e la figlia: garantire l’estradizione di Ablyazov stesso.

Caro Direttore,

sono stato molto felice di vedere le foto e i video dell’arrivo di mia moglie Alma e di mia figlia Alua a Roma e del loro ricongiungimento con gli altri due miei figli. Temevo che il regime in Kazakhstan non le avrebbe mai lasciate andare. Ho un debito di gratitudine nei confronti del ministro degli Esteri Emma Bonino e di tutti i funzionari italiani che hanno chiesto il loro rientro. Riconosco anche il ruolo dei deputati e dei senatori che si sono interessati a questo caso e che hanno rappresentato la coscienza della classe dirigente politica dell’Italia. Ringrazio anche i tanti cittadini che hanno seguito la vicenda.

Venerdì scorso mia figlia, mentre era in transito all’aeroporto di Francoforte, ha incontrato una delle sue compagne di classe della scuola che ha frequentato a Casal Palocco. La madre di questa bambina ha abbracciato Alma, temeva che non le avrebbe più riviste. Ora possiamo essere ottimisti e ci auguriamo che presto mia figlia possa ritrovarsi con i suoi compagni di classe nella scuola di Roma: dopo gli eventi drammatici del 2013, spero che la sua vita torni ad essere il più normale possibile.

Riconosco che l’Italia si è assunta la responsabilità di proteggere mia moglie e mia figlia, perché sono stati commessi, contro la mia famiglia, torti deplorevoli da parte di funzionari pubblici e diplomatici stranieri sul territorio italiano. Aiutarle non è stato certo facile e ciò dimostra che è il vostro è un Paese in cui alla fine prevale il valore dei diritti umani. I rappresentanti dell’attuale regime kazako sono convinti che in Europa ci sia una realtà di doppi standard, in cui i diritti umani possano essere soppressi in cambio di vantaggi commerciali. Credono di poter comprare qualsiasi governo. Tra l’Italia e il Kazakhstan esistono molti interessi commerciali e, nonostante le minacce o i rischi di metterli in pericolo, sembra che il governo italiano sia riuscito a tenerli separati. E così hanno vinto i diritti umani e lo stato di diritto.

(Continua a leggere l’articolo di Repubblica)