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  • Sabato 3 agosto 2013

Che ne è di Ablyazov

È ancora in carcere in Francia, gli avvocati cercano di evitare l'estradizione: intanto RaiNews24 ha pubblicato un video della moglie in Kazakistan

Nel pomeriggio di mercoledì 31 luglio il Financial Times ha dato la notizia dell’arresto di Mukhtar Ablyazov nel sud della Francia. Ablyazov è stato protagonista di un complesso caso in Italia nelle scorse settimane: sua moglie Alma Shalabayeva e sua figlia sono state espulse in Kazakistan dopo un’operazione di polizia a Roma richiesta dall’ambasciata kazaka per arrestare proprio Ablyazov, che è ricercato in Kazakistan per reati finanziari ma è anche un attivo oppositore dell’autoritario presidente kazako Nazarbayev. Ablyazov è stato condannato per reati finanziari anche nel Regno Unito e di altri è accusato in Russia.

Oggi la Stampa ha pubblicato un articolo di Massimo Numa che racconta che Ablyazov si trova da tre giorni nel carcere di Aix-en-Provence e che i suoi avvocati intendono ottenere la scarcerazione e evitare l’estradizione in Ucraina (l’arresto in Francia è stato fatto per un mandato di quel paese). Il giudice francese ha tempo teoricamente due anni per decidere se concedere l’estradizione dell’uomo, valutando se esistono i requisiti previsti dal trattato tra Francia e Ucraina che regola le procedure.

Tra le misure richieste dal tribunale francese per il rilascio dal carcere c’è anche il pagamento di una cauzione, il cui ammontare non è ancora stato comunicato. I difensori di Ablyazov ripetono che, tanto nel caso del mandato di arresto ucraino quanto per la causa civile nel Regno Unito, si tratta di “processi politici”.

La stessa Stampa ha anche una lunga intervista di Francesco Semprini con Alma Shalabayeva, che dopo l’espulsione dall’Italia vive nella casa dei genitori ad Almaty, la città più grande del Kazakistan e fino al 1998 la capitale del paese (prima che venisse costruita una nuova città apposta). Nell’intervista, la donna racconta la sua espulsione e dice che il suo passaporto è stato manomesso:

«Ricordo la corsa in auto verso il posto di polizia, cinque persone intorno a me mi hanno costretta a firmare un verbale, mio cognato Bolat, l’unico che avevano portato via assieme a me, ha scritto in russo “Non capisco nulla di quello che c’è scritto”, ma la polizia, non capendo il cirillico, l’ha presa per un firma».

Il tutto senza un’accusa precisa, almeno sino a quel momento?
«Solo quando siamo arrivati ormai all’alba presso l’ufficio dell’immigrazione, mi hanno detto che il mio passaporto era falso, perché aveva due pagine 35 e 36, ovvero due doppioni».

Ed era così?
«Sì, ma le avevano messi loro. Sino a due ore prima c’era una sola pagina 35 e una sola 36, e per di più i doppioni erano entrambi bianchi, immacolati, appena sfornati direi. Lì ho capito che mi volevano incastrare e allora ho detto tutto, su di me, mio marito, le persecuzioni, l’asilo politico e la situazione in Kazakhstan.

RaiNews24 ha poi pubblicato in esclusiva un video – non è chiaro quando sia stato girato nell’arco degli ultimi due mesi – che mostra Shalabayeva e la figlia nella casa di Almaty dove vivono attualmente, con una breve intervista alla donna.