Per cosa ci si dimette

Per responsabilità anche piccole, ma su fatti concreti e accertati, scrive Antonio Polito sul caso Cancellieri: oppure per responsabilità grandi, come la Sardegna

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
20-11-2013 Roma
Politica
Camera - mozione sfiducia ministro giustizia Cancellieri
Nella foto: Anna Maria Cancellieri assiste al risultato della votazione
Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
20-11-2013 Rome
Politics
Chamber of Deputies - no-confidence motion on justice minister Cancellieri 
In the photo: Anna Maria Cancellieri waiting for the result of the vote
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse 20-11-2013 Roma Politica Camera - mozione sfiducia ministro giustizia Cancellieri Nella foto: Anna Maria Cancellieri assiste al risultato della votazione Photo Mauro Scrobogna /LaPresse 20-11-2013 Rome Politics Chamber of Deputies - no-confidence motion on justice minister Cancellieri In the photo: Anna Maria Cancellieri waiting for the result of the vote

Il commento in prima pagina del Corriere della Sera giovedì è di Antonio Polito, che riflette sul caso Cancellieri e domanda degli “standard di moralità” per giudicare la gravità degli errori commessi dalle cariche istituzionali – come nel caso Cancellieri, in cui i pareri sono stati molto contraddittori – e le richieste di dimissioni. Che non riguardino responsabilità non accertate, senza conseguenze di fatto, e non si dimentichino di quelle più gravi per inseguire obiettivi demagogici.

Bisognerà mettersi d’accordo sugli standard di moralità pubblica, se vogliamo uscire dall’incubo di questo ventennio. Gli italiani non ne possono più dei livelli record di corruzione, favoritismo e nepotismo; ma il mondo politico è diviso sulle sanzioni. A un estremo ci sono quelli che perdonerebbero tutti per condonare se stessi; all’altro i Torquemada che condannerebbero chiunque pur di guadagnarsi il favore popolare. In mezzo c’è il Pd. Come dimostra il caso Cancellieri, la linea di frontiera passa di lì. E non è solo frutto di tatticismo, Renzi che vuole fare le scarpe a Letta, Cuperlo che vuole farle a Renzi, più una pletora di personaggi minori in cerca di fama. C’è qualcosa di più profondo.
Una deputata democratica confessava qualche giorno fa il suo imbarazzo: «Mia madre mi ha detto che se salviamo la Cancellieri non ci voterà mai più. Mio marito mi ha detto che non ci voterà più se l’abbandoniamo». È questa incertezza sui principi a spiegare perché il Pd assomigli sempre più a un’agorà e sempre meno a un partito, una piazza dove tutti votano a piacere e molti obbediscono a impulsi esterni. In quale altro partito il segretario avrebbe rinunciato a presentarsi con una sua proposta all’assemblea che doveva decidere sulla sfiducia?

(continua a leggere su Corriere.it)

(Foto Mauro Scrobogna/LaPresse)