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  • Giovedì 26 settembre 2013

Perché tenere d’occhio il Sudan

Da giorni ci sono proteste e scontri, da ieri Internet è bloccato in tutto il paese

Protesters burn tires and close the highway to northern cities amid a wave of unrest over the lifting of fuel subsidies by the Sudanese government, in Kadro, 15 miles (24.14 kilometers) north of downtown Khartoum, Wednesday, Sept. 25, 2013. Sudan's loss of its main oil-producing territory with the independence of South Sudan in 2011 was a punch to its fragile economy. (AP Photo/Abd Raouf)
Protesters burn tires and close the highway to northern cities amid a wave of unrest over the lifting of fuel subsidies by the Sudanese government, in Kadro, 15 miles (24.14 kilometers) north of downtown Khartoum, Wednesday, Sept. 25, 2013. Sudan's loss of its main oil-producing territory with the independence of South Sudan in 2011 was a punch to its fragile economy. (AP Photo/Abd Raouf)

Da quattro giorni a Khartum, la capitale del Sudan, vanno avanti grandi manifestazioni contro il presidente Omar al-Bashir. Migliaia di persone hanno iniziato a protestare lunedì, quando il governo ha tagliato i sussidi al carburante allo scopo di ridurre la spesa e arginare la grave crisi economica che dal 2011, anno dell’indipendenza del Sud Sudan, ha colpito il paese. Le proteste si sono diffuse in altre città del paese e si sono trasformate presto in scontri violenti con la polizia: i manifestanti hanno appiccato il fuoco a molte macchine, a un edificio dell’università di Khartum e ad alcune stazioni di rifornimento di benzina, oltre a bloccare la principale strada per l’aeroporto. Fonti mediche hanno detto che i morti finora sono almeno 24, i feriti almeno un centinaio.

Le autorità sudanesi hanno condannato le proteste, definendole un “atto di sabotaggio” premeditato. Il governo ha spiegato alla stampa locale che il provvedimento sui sussidi e in generale le altre misure di austerità introdotte nel corso degli ultimi due anni sono state necessarie per evitare il collasso dell’economia nazionale.

Inoltre, da mercoledì pomeriggio in Sudan non è possibile accedere a Internet. Secondo diversi esperti il blocco al web è stato deciso dal governo per cercare di prevenire l’organizzazione di altre proteste tramite i social media. Doug Madory, che si occupa di monitoraggio di Internet per l’azienda Renesys, ha detto al Guardian: «Dai soli dati di connettività non possiamo dire se il blocco sia stato fatto dal governo. In ogni caso, o si tratta di un accidentale problema tecnico che per un’incredibile coincidenza coinvolge tutti e tre gli internet provider e le loro connessioni all’esterno del Sudan, incluso il collegamento terrestre con l’Egitto, oppure è il risultato di una decisione del governo». Secondo Madory è molto probabile che si tratti della seconda opzione.

Il governo sudanese aveva già ridotto parte dei sussidi al carburante nel luglio 2012, provocando parecchie proteste e scontri che erano andati avanti per diverse settimane. La situazione economica del Sudan è peggiorata dal luglio 2011, quando il Sud Sudan, prevalentemente cristiano, ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan: in Sud Sudan è concentrato il 75 per cento delle riserve di greggio che prima erano gestite dal governo di Khartum. Perdere il territorio sud sudanese ha significato perdere anche molti dei benefici economici che la vendita di petrolio – principale fonte di reddito nazionale – garantiva al Sudan.