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  • Giovedì 5 settembre 2013

In Australia stravincono i conservatori?

A due giorni dalle elezioni, la rimonta dei laburisti su Tony Abbott sembra impossibile, anche per le agenzie di scommesse

Sabato 7 settembre in Australia si terranno le elezioni per rinnovare il parlamento. Dopo sei anni di governo dei laburisti, la vittoria dei liberali oggi all’opposizione sembra così sicura che la più grande agenzia di scommesse online australiana, Sportsbet, ha già pagato qualche giorno fa circa 1,5 milioni di dollari australiani (1 milione di euro) a chi aveva scommesso sul candidato dei liberali Tony Abbott. Queste previsioni così lusinghiere per la coalizione del Liberal Party, il principale partito conservatore del paese, sono apparentemente una sorpresa, perché solo poco tempo fa Abbott era uno dei politici meno popolari nella storia recente dell’Australia.

Peter Fray, ex direttore del Sydney Morning Herald – il più importante quotidiano australiano – e fondatore del sito di fact-checking PolitiFact Australia, ha scritto per BBC una lunga analisi in cui conclude che “parecchi fattori puntano a un secco no” sulla possibilità di una rimonta di Rudd: il parlamento australiano negli ultimi anni è stato “produttivo ma caotico”, a volte assomigliando a “un asilo” anche per i molti attacchi personali all’interno dei laburisti, e i tabloid di Murdoch lo ridicolizzano tutti i giorni.

Come si è arrivati alle elezioni
Gli ultimi sei anni di governo laburista sono stati parecchio movimentati. In breve: il premier uscente Kevin Rudd, del partito laburista australiano, era stato primo ministro tra il 2007 e il 2010. Dopo una gestione del governo piuttosto energica e fattiva, una crisi di consensi sia popolari che nel partito lo aveva portato a essere sconfitto in un voto sulla leadership da Julia Gillard, che era stata suo vice primo ministro. Le nuove elezioni avevano reso Gillard primo ministro e Rudd ministro degli Esteri: ma nel 2012 Rudd si era dimesso dopo essere stato battuto da Gillard in un nuovo voto di fiducia nel partito. A maggio del 2013 ha però ottenuto una ulteriore sfida per la leadership battendo Gillard ed è tornato quindi a essere il primo ministro australiano (“uno dei più sensazionali ritorni della politica australiana”, aveva commentato il New York Times). Tutti questi cambiamenti sono stati possibili perché nella politica australiana è possibile che una corrente all’interno del partito chieda la sfiducia del leader del governo e lo sostituisca “in corsa”.

I liberali
Stando ai sondaggi, Rudd aveva portato i laburisti a una ripresa nei consensi, subito dopo la sostituzione di Julia Gillard, ma la rimonta si è arrestata e la coalizione dei liberali è costantemente in vantaggio da almeno due anni. Anche i sondaggi degli ultimi giorni non sembrano lasciare molte speranze ai laburisti.

Tradizionalmente, il Liberal Party è un partito conservatore che rappresenta la classe media delle aree urbane e gli imprenditori, mentre il suo alleato storico, il National Party, è un partito conservatore più orientato agli interessi rurali (il suo vecchio nome è Country Party). I due partiti, che sono fusi insieme solo nel Queensland, sono comunemente chiamati “la Coalizione”.

Il candidato della Coalizione è il liberale Tony Abbott, che ha 56 anni ed è una vecchia conoscenza della politica australiana: è stato per due volte ministro nei governi guidati da John Howard per ben undici anni, tra il 1996 e il 2007, prima che i conservatori perdessero le elezioni del 2007 e il potere. Nel 2009 è diventato capo del partito, che non si era ancora ripreso dalla tragica sconfitta del 2007, ed è riuscito a rimetterlo in sesto, anche se il suo gradimento personale è rimasto basso molto a lungo.

Molto dipende dal fatto che Abbott non riesce a convincere gli elettori di essere un personaggio “normale”, con cui la gente si possa identificare: è nato a Londra e ha studiato a Oxford, è cattolico, ha fatto diverse uscite poco felici sul tema dei rapporti tra i sessi. Nel clima solitamente disteso e cordiale della politica australiana, i suoi molti attacchi personali a Julia Gillard potrebbero avergli allontanato qualche elettore e, in un famoso discorso dello scorso anno, Gillard lo accusò di misoginia. Negli ultimi giorni ha continuato a fare piccole gaffe che hanno attirato qualche critica, come quando ha elencato tra le qualità di una candidata del suo partito il “sex appeal”.

Il ruolo di Murdoch
I laburisti si lamentano del ruolo non esattamente neutrale che hanno preso nella campagna elettorale i quotidiani del gruppo di Rupert Murdoch, che contano per circa due terzi della circolazione dei giornali nel paese. I mezzi di comunicazione di NewsCorp sono apertamente schierati a favore di Abbott. Murdoch, da parte sua, non fa nulla per nascondere le sue convinzioni, e il 20 agosto ha causato grandissime polemiche con un tweet che definiva Abbott “una rara eccezione” positiva tra i politici.

 

I suoi giornali sono ugualmente chiari. Il Daily Telegraph di Sydney, il giorno in cui Rudd annunciò le elezioni per il 7 settembre, titolò “Finalmente un’occasione per cacciare questa gentaglia”. Il Courier-Mail, il maggior quotidiano dello stato nordorientale del Queensland e uno dei più diffusi del paese, passato qualche anno fa al formato tabloid e di proprietà di Murdoch, ha pubblicato a due giorni dalle elezioni una copertina in cui l’editoriale a favore di Abbott è accompagnato dal titolo “Il circo è finito”. Il Courier-Mail è l’unico quotidiano di Brisbane, la città di Rudd.

 

I temi della campagna elettorale
Le questioni principali della campagna elettorale sono l’economia, e in particolare come gestire la competizione con la Cina, l’immigrazione, in cui in realtà la Coalizione e i laburisti sembrano piuttosto d’accordo sul continuare con la linea dura, e le questioni ambientali e sul cambiamento climatico, che in Australia sono da tempo al centro del dibattito, anche a causa delle contestazioni alla carbon tax voluta dai laburisti, che per molti limita la ripresa industriale. Abbott ha detto che cancellerà in parte la legislazione dei laburisti in materia di emissioni.

Una delle promesse principali della campagna elettorale di Abbott riguarda un generoso piano di welfare per sostenere le madri che lavorano: Abbott ha detto che, grazie ai proventi di una tassa sulle attività commerciali, saranno garantiti a tutte le donne sei mesi di maternità pagata dopo la nascita di ciascun figlio. Nei piani dei liberali sarà garantito il cento per cento dello stipendio anche nel caso di retribuzioni molto alte, in modo da incentivare la maternità anche nelle donne che hanno una solida carriera.

Foto: AP Photo/Tertius Pickard, File