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  • Venerdì 12 luglio 2013

L’aborto in Irlanda

La Camera ha approvato una legge - considerata storica - che lo legalizza, ma solo nel caso in cui la gravidanza metta a rischio la vita della donna

Pro-Choice supporters hold placards in front of the gates of the Irish Parliament building in Dublin on July 10, 2013 during a demonstration ahead of a vote to introduce abortion in limited cases where the mother's life is at risk. The bill follows a 2010 European Court of Human Rights ruling that found Ireland failed to implement properly the constitutional right to abortion where a woman's life is at risk. AFP PHOTO / PETER MUHLY (Photo credit should read PETER MUHLY/AFP/Getty Images)
Pro-Choice supporters hold placards in front of the gates of the Irish Parliament building in Dublin on July 10, 2013 during a demonstration ahead of a vote to introduce abortion in limited cases where the mother's life is at risk. The bill follows a 2010 European Court of Human Rights ruling that found Ireland failed to implement properly the constitutional right to abortion where a woman's life is at risk. AFP PHOTO / PETER MUHLY (Photo credit should read PETER MUHLY/AFP/Getty Images)

La Camera bassa dell’Irlanda ha approvato una legge che consente l’aborto nel caso in cui la gravidanza metta a rischio la vita della donna: tra i motivi di rischio è prevista anche la minaccia di suicidio e quindi il disagio psichico. Il provvedimento – chiamato “Protection of Life During Pregnancy Bill”, norme per la protezione della vita in gravidanza – avrebbe dovuto essere approvato il 10 luglio ma il dibattito è durato due giorni e la decisione è stata presa solamente ieri in tarda serata, con 127 voti a favore e 31 contrari. La legge dovrà ora essere approvata dalla Camera alta ma si tratta di una formalità: il partito Fine Gael del premier Enda Kenny, che ha presentato la proposta di legge, ha la maggioranza.

Fuori dal parlamento, per due giorni consecutivi, hanno manifestato sostenitori e oppositori alla legge. La legge ha applicazione piuttosto limitata – non è infatti prevista la possibilità di interrompere la gravidanza in caso di stupro, di incesto o di anomalie del feto – ma viene comunque considerata storica: l’Irlanda è un paese in cui la religione cattolica è molto influente e radicata e in cui il divieto di abortire è addirittura scritto nella Costituzione. Di fatto, con Malta, l’Irlanda era l’unico paese dell’Unione europea in cui l’aborto era completamente vietato.

La proposta di legge era arrivata dopo il caso di Savita Halappanavar, una dentista di 31 anni di origini indiane, morta lo scorso ottobre all’Ospedale universitario di Galway per un’infezione al sangue dopo che aveva chiesto di interrompere la gravidanza alla diciassettesima settimana. Halappanavar era stata ricoverata per un forte mal di schiena. I dottori avevano scoperto che stava per abortire spontaneamente ma si erano rifiutati di rimuovere il feto perché il suo cuore continuava a battere.

L’Irlanda aveva deciso il divieto di aborto nel 1983, con un referendum costituzionale che aveva introdotto l’ottavo emendamento. Nel 1992 la Corte suprema aveva stabilito un’unica eccezione: che l’interruzione potesse essere praticata nei casi in cui fosse «reale e sostanziale» il rischio per la vita della partoriente. Nonostante quella sentenza, però, non era stata approvata alcuna legge, soprattutto per ragioni politiche, e la decisione era sempre rimasta a discrezione dei medici – i quali sia per convinzioni religiose che per paura di conseguenze personali, a causa dell’incertezza legislativa, si erano finora rifiutati di eseguire l’interruzione. Per queste ragioni nel 2010 l’Irlanda era stata condannata da una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che aveva chiesto al paese di modificare la Costituzione in modo da garantire la salvaguardia della salute della donna.

L’elemento più discusso nella nuova proposta di legge riguarda l’inclusione della minaccia di suicidio da parte della donna. La norma deriva da due diverse sentenze precedenti ed è un punto considerato rischioso sia da parte di chi si è opposto alla legge sia da chi l’ha sostenuta. Per questo motivo l’iter per ottenere l’autorizzazione è stato reso piuttosto difficile e surreale: ogni donna che manifesti intenzioni suicide in gravidanza dovrà essere esaminata da una commissione di 3 medici, e l’aborto sarà consentito se tutti daranno un parere favorevole e decideranno che il suicidio può essere evitato solo con l’interruzione di gravidanza. In caso contrario la donna potrà presentare ricorso e venire esaminata da una seconda commissione, dovendo dunque sottoporsi a ben sei giudizi. La procedura è stata criticata dalle femministe e giudicata «scandalosa e paternalistica» anche da Johanna Westeson, direttrice regionale per l’Europa presso il “Center for Reproductive Rights” che ha parlato di «una violazione assoluta delle norme internazionali sui diritti umani e sul diritto delle donne alla salute e alla dignità».

Foto: manifestazioni a favore della legalizzazione dell’aborto fuori dal parlamento,
Dublino, Irlanda, 10 luglio 2013. (Peter Muhly , (PETER MUHLY/AFP/Getty Images)