• Mondo
  • Venerdì 12 luglio 2013

Il bambino palestinese di 5 anni fermato dall’esercito israeliano

7 video che hanno fatto molto discutere: il bambino era accusato di avere lanciato una pietra contro una macchina di un colono israeliano

Da giovedì sta girando molto online un video che mostra un bambino palestinese di cinque anni portato via da sette soldati israeliani, con l’accusa di avere lanciato una pietra contro la macchina di un colono israeliano a Hebron, in Cisgiordania. Il video, che è stato messo online dal gruppo B’Tselem – organizzazione che si occupa di diritti umani nei Territori Occupati e che fornisce le videocamere a diversi palestinesi per filmare episodi di questo tipo – è stato girato martedì insieme ad altri sei filmati brevi, anch’essi pubblicati sul sito dell’organizzazione, e in breve tempo è stato molto commentato, discusso e criticato.

Sul sito di B’Tselem l’incidente testimoniato dai sette video è stato diviso in due parti: nella prima parte, girata dal ricercatore di B’Tselem Manal al-Ja’bari, si vede il bambino, Wadi Maswadeh, tenuto per mano dal padre, Karam Maswadeh, mentre cammina per le strade di Hebron, seguito da alcuni soldati israeliani. Secondo il padre i militari sarebbero arrivati a casa della famiglia Maswadeh quando lui non c’era, e avrebbero cercato di convincere la moglie a consegnare il bambino alle autorità. La moglie si sarebbe rifiutata, e all’arrivo del padre a casa i militari avrebbero spiegato ai due genitori che Wadi aveva lanciato una pietra contro una macchina di un colono israeliano vicino al checkpoint di Abed, poco distante dalla Tomba dei Patriarchi a Hebron, e per questo dovevano fermarlo e interrogarlo.

Nella seconda parte, girata da un altro volontario dell’organizzazione, ‘Imad abu-Shamsiyeh, si vedono padre e figlio seduti su una panchina di un checkpoint israeliano, con il padre ammanettato e bendato.

Secondo B’Tselem le forze di sicurezza israeliane avrebbero accompagnato Wadi e Karam a un checkpoint militare israeliano, dove, come detto, il padre sarebbe stato ammanettato e bendato. A un certo punto, ha raccontato il padre a B’Tselem, sarebbe arrivato anche un alto ufficiale dell’esercito israeliano, che avrebbe ripreso gli altri militari per avere arrestato padre e figlio in presenza di una videocamera. Solo dopo questo episodio al padre sarebbero state tolte le manette e la benda.

Nell’ultimo video pubblicato sul sito di B’Tselem si vedono padre e figlio allontanarsi da una stazione di polizia palestinese. Il quotidiano israeliano Haaretz ha scritto che Wadi e Karam sono stati rilasciati dopo un breve interrogatorio a una stazione di polizia palestinese: anche di questo episodio l’organizzazione B’Tselem ha pubblicato un breve filmato.

Dopo la pubblicazione dei video da parte di B’Tselem, il portavoce dell’esercito israeliano, Eytan Buchman, ha detto che le autorità militari competenti avevano visionato le immagini del video, arrivando alla conclusione che tutta la procedura era stata eseguita correttamente. Buchman ha detto che i militari hanno prelevato il bambino da casa sua e, accompagnato da un genitore, l’hanno portato a una stazione di polizia palestinese. Buchman ha aggiunto: «Questo bambino stava lanciando alcune pietre per strada. Non è stato arrestato. È stato accompagnato dai suoi genitori. Una grande differenza».

Con la diffusione dei video pubblicati da B’Tselem diversi giornalisti e blogger hanno raccontato la vicenda del bambino e del padre fermati a Hebron. La prima questione su cui si è dibattuto è stata la legalità o meno di fermare un bambino di soli 5 anni. A questa prima domanda aveva risposto Jessica Montell, direttrice proprio dell’organizzazione B’Tselem, in un articolo pubblicato sul Jerusalem Post lo scorso 5 giugno. Montell aveva raccontato con molti dettagli come funziona la legge per i minori in Cisgiordania. I minori palestinesi, ha spiegato Montell, non hanno le stesse protezioni legali riservate ai cittadini israeliani: non rispondono infatti alle regole previste dalla Legge della Gioventù, che tra le altre cose prevede il divieto di incarcerazione per chi ha meno di 14 anni, ma fanno riferimento alla legge militare israeliana. C’è un principio però, prosegue Montell, che vale per tutti i bambini, israeliani o palestinesi che siano: nessuno può essere ritenuto penalmente responsabile per un reato se ha meno di 12 anni. Quindi, in teoria, un minore di 12 anni potrebbe essere detenuto per un breve periodo solo allo scopo di fermarlo nel crimine che sta compiendo, ma non può essere giudicato da un tribunale per un reato.

La discussione tra sostenitori e critici dell’azione dei militari israeliani si è spostata anche su Twitter, in particolare tra la stessa Montell e il blogger israeliano di destra “Judge Dan“, citato in passato anche da importanti giornali internazionali (tra gli altri, il Guardian e il New York Times).

Giovedì il profilo Twitter ufficiale dell’esercito israeliano ha diffuso un video che mostra le immagini di quello che definisce un “lavaggio del cervello” di bambini palestinesi durante un campo estivo tenuto da Hamas, a Gaza. In generale, come si vede anche dal blog di Judge Dan, la questione della responsabilità dei bambini palestinesi e delle loro famiglie in atti di violenza, anche piccoli come il lancio di pietre verso i coloni israeliani, è molto discussa da diverso tempo.

 

foto: Wadi e Karam Maswadeh a un checkpoint israeliano (Palreports)