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  • Lunedì 1 luglio 2013

L’esercito egiziano minaccia Morsi

I militari hanno detto che interverranno se la crisi politica non si risolverà entro 48 ore, intanto 4 ministri si sono dimessi: ieri milioni di persone avevano chiesto le dimissioni del presidente

CORRECTS DATE - In this Wednesday, June 26, 2013 image released by the Egyptian Presidency, Egyptian President Mohammed Morsi delivers a speech, in Cairo, Egypt. Morsi told his opponents to use elections not protests to try to change the government and said the military should focus on its role as the nation's defenders in a nationally televised address on Wednesday, days before the opposition plans massive street rallies aimed at removing him from office. (AP Photo/Egyptian Presidency)
CORRECTS DATE - In this Wednesday, June 26, 2013 image released by the Egyptian Presidency, Egyptian President Mohammed Morsi delivers a speech, in Cairo, Egypt. Morsi told his opponents to use elections not protests to try to change the government and said the military should focus on its role as the nation's defenders in a nationally televised address on Wednesday, days before the opposition plans massive street rallies aimed at removing him from office. (AP Photo/Egyptian Presidency)

Le grandi proteste che si sono tenute domenica in diverse città dell’Egitto, specie al Cairo, hanno provocato conseguenze importanti sulla politica del paese e sul futuro della presidenza di Mohamed Morsi, contestata dai manifestanti. Il più importante sviluppo di oggi è che l’esercito – una delle più potenti strutture di potere dell’Egitto, da tempo in conflitto con Morsi e con il suo movimento politico, i Fratelli Musulmani – ha dato un ultimatum di 48 ore al governo e a Morsi per risolvere la grave “crisi politica” che ha colpito il paese. Passati due giorni, l’esercito ha detto che si prenderà la responsabilità di intervenire.

Sempre oggi, lunedì, il gruppo egiziano “Tamarud”, che aveva avviato una campagna per chiedere le dimissioni di Morsi, ha scritto in una dichiarazione che i manifestanti daranno tempo a Morsi fino alle 17 per lasciare il potere e permettere alle istituzioni del paese di organizzare delle elezioni anticipate. L’annuncio di “Tamarud” è stato seguito dalle dimissioni di 4 ministri del governo egiziano: i ministri del Turismo, dell’Ambiente, delle Comunicazioni e degli Affari Legali.

La situazione politica dell’Egitto ora si complica ancora: i manifestanti, che rappresentano l’opposizione a Morsi e ai Fratelli Musulmani, non possono contare su leader di grande carisma o sufficientemente forti in grado di guidare la protesta ed eventualmente gestire il potere in una fase transitoria; Morsi, che era diventato il primo presidente democraticamente eletto dell’Egitto, non sembra avere la legittimità politica che gli aveva permesso di occupare molti incarichi politici importanti e riformare la Costituzione, fortemente contestata dalle opposizioni; infine l’esercito, che non sta né con Morsi né con i manifestanti, potrebbe volersi riprendere quel potere che Morsi gli ha tolto nel corso dell’ultimo anno, dopo la fine della fase politica transitoria seguita alla caduta dell’ex presidente Hosni Mubarak.