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  • Martedì 14 maggio 2013

Il Minnesota legalizza i matrimoni gay

E ora gli stati americani dove gli omosessuali possono sposarsi sono 12: le foto della festa dentro e fuori il Parlamento

Sen. Scott Dibble, an openly gay lawmaker who sponsored the Senate's gay marriage bill, throws a kiss toward the gallery as the Senate prepared to debate the issue, Monday, May 13, 2013 in St. Paul, Minn. The bill passed the Minnesota House last week. (AP Photo/Jim Mone)
Sen. Scott Dibble, an openly gay lawmaker who sponsored the Senate's gay marriage bill, throws a kiss toward the gallery as the Senate prepared to debate the issue, Monday, May 13, 2013 in St. Paul, Minn. The bill passed the Minnesota House last week. (AP Photo/Jim Mone)

Il Minnesota, nel Midwest degli Stati Uniti, ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Dopo quattro ore di dibattito al Senato, il disegno di legge ha ottenuto 37 voti favorevoli e 30 contrari. Giovedì scorso era stato approvato dalla Camera dei Rappresentanti con 75 sì e 59 no. Il governatore democratico Mark Dayton, da sempre favorevole, ha detto che firmerà oggi il disegno di legge. Le prime celebrazioni si potranno svolgere dal primo agosto del 2013. Subito dopo l’esito della votazione, i senatori e le persone presenti nella galleria riservata al pubblico si sono alzate in piedi e hanno applaudito. Anche fuori dal Senato centinaia di sostenitori e sostenitrici hanno festeggiato il senatore Scott Dibble, omosessuale, che ha presentato il disegno di legge.

Il Minnesota è il dodicesimo stato degli Stati Uniti ad aver legalizzato i matrimoni gay dopo Connecticut, Massachusetts, New Hampshire, Vermont, New York. La scorsa settimana era stato il Delaware ad autorizzarli e quella prima il Rhode Island. Lo scorso autunno con dei referendum, Maine, Maryland e lo stato di Washington. Nel Midwest, oltre al Minnesota, i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono permessi anche in Iowa dal 2009 e grazie a una sentenza della Corte suprema.

Paul Guequierre, rappresentante della più grande associazione LGBT statunitense, la Human Rights Campaign, ha detto: «È bello vedere l’uguaglianza espandersi nel mezzo del paese. Quello che alcune persone non considerano è la natura progressista di alcuni di questi stati del Midwest». Quella del Minnesota è infatti considerata una grande vittoria, non solo perché nel Midwest degli Stati Uniti gli oppositori del matrimonio omosessuale continuano ad avere una considerevole influenza, ma anche perché è la dimostrazione di come la situazione si possa rovesciare molto rapidamente.

Due anni fa, quando il disegno di legge sui matrimoni gay venne proposto, la Camera dei Rappresentanti e il Senato del Minnesota erano controllati dai repubblicani. I repubblicani avevano tentato di introdurre nel testo della Costituzione il divieto del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ci furono una grande campagna e una forte mobilitazione contro l’approvazione di questa norma che portarono, nel novembre 2012, a un referendum: il 51,3 per cento dei cittadini e delle cittadine del Minnesota scelse di respingere la proposta. Il referendum e le successive elezioni hanno consegnato Camera e Senato del Minnesota ai democratici.

Dopo il Minnesota è atteso anche il voto dell’Illinois, il cui Senato ha approvato il disegno di legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso ma non ha ancora programmato una data per il voto alla Camera. A fine giugno, inoltre, la Corte suprema dovrà pronunciarsi sui matrimoni gay in riferimento a due ricorsi accolti nel dicembre scorso, con la possibilità di introdurre delle novità giuridiche molto importanti. Il primo riguarda una sentenza della Corte d’appello federale di San Francisco e la cosiddetta Proposition 8, con la quale era stato vietato il matrimonio tra omosessuali che invece era stato garantito fino a quel momento dalla Corte suprema californiana.

(La Corte suprema americana si pronuncerà sui matrimoni gay)

Il secondo ricorso riguarda invece una legge federale: il Defence of Marriage Act (DOMA), firmata nel 1996 e sostenuta dall’allora presidente Bill Clinton. Questa legge, definendo “matrimonio” solo quello tra un uomo e una donna, stabilisce che il vincolo di reciprocità che lega gli stati americani (e che permette il riconoscimento di una serie di diritti indipendentemente dallo stato) valga solo per le coppie sposate eterosessuali, relativamente al matrimonio. La legge sarebbe però in contrasto con quelle degli stati in cui il matrimonio omosessuale è legale, ed esclude le coppie gay da una serie di diritti. Se il parere della Corte sarà positivo, alle coppie gay saranno garantiti i diritti del matrimonio anche negli stati dove i matrimoni gay sono ancora illegali.