Il pomodoro alla Corte Suprema

La storia di quando, 120 anni fa, i giudici americani posero fine a una lunga questione legale decidendo che il pomodoro era una verdura (e non un frutto)

Il 10 maggio del 1893, 120 anni fa, la Corte Suprema degli Stati Uniti pose fine a una lunga disputa legale stabilendo una volta per tutte che, davanti alla legge, il pomodoro è una verdura.

La questione era nata dieci anni prima: nel marzo del 1883, il Congresso aveva approvato una nuova legge sulle tariffe doganali, secondo la quale tutte le verdure importate negli Stati Uniti erano soggette al pagamento di una tariffa molto alta, del 10 per cento, sul loro valore. La frutta, invece, non era soggetta alla stessa tariffa, potendo essere importata senza il pagamento di dazi doganali. Tra l’altro quella legge, soggetto di ampi dibattiti al tempo della sua approvazione, era particolarmente complessa e criticata da parte del Congresso, tanto che il suo soprannome presso i critici divenne “legge bastarda” (Mongrel Tariff Act).

Tra i critici della legge c’era sicuramente la famiglia Nix, che con la sua impresa commerciale di New York importava da anni pomodori dalle Indie Occidentali. Nel porto di New York c’era un uomo che era incaricato di far pagare le tariffe doganali: l’ufficiale a capo della dogana, il Collector, ruolo amministrativo federale dallo scarso fascino ma che pochi anni prima era stato eternato nella letteratura, per il porto di Salem, nell’introduzione del capolavoro di Nathaniel Hawthorne La lettera scarlatta.

Il Collector del porto di New York – ruolo abolito nel 1966 – era all’epoca Edward L. Hedden, che si rifiutava di ascoltare le proteste della famiglia Nix secondo cui la merce che esportavano era, botanicamente parlando, un frutto. Per alcuni anni i Nix pagarono la tassa, ma nel 1887 decisero di far causa a Hedden nel tentativo di farsi restituire le tasse pagate malvolentieri per quattro anni.

Dal punto di vista scientifico, era evidente da che parte stesse il torto. I pomodori, o meglio quello che cresce sulle piante del pomodoro, sono il polposo prodotto della fecondazione dell’ovario della pianta, e dunque rientrano a tutti gli effetti nella definizione di “frutto” data dalla botanica.

Forte di questa definizione, la famiglia Nix portò il caso fino alla Corte Suprema, dove l’accusa e la difesa si affrontarono dopo sei anni di causa legale, nel 1893. Il loro avvocato lesse le definizioni di “frutta”, “verdura” e “pomodoro” da tre dizionari: il celebre Webster’s, il Worcester’s e l’Imperial Dictionary. Più o meno lo stesso fece anche la difesa, che chiamò a testimoniare commercianti che avevano decenni di esperienza nel commercio ortofrutticolo.

Certo, era disposta ad ammettere la difesa, dal punto di vista della biologia il pomodoro era un frutto, ma dal punto di vista commerciale era sempre stato trattato come una verdura, e questo era quello che interessava alla legge sulle tariffe di dieci anni prima. La questione non era tanto sul piano della biologia – in cui infatti il problema non si poneva – ma su quello del senso comune.

A parte le due testimonianze, tutte le prove portate davanti alla Corte erano le definizioni dei dizionari. L’avvocato della difesa lesse dal Webster’s le definizioni di “pomodoro”, “pisello”, “melanzana”, “cetriolo”, “zucchina” e “peperone” a cui l’avvocato della famiglia Nix rispose con le definizioni (da due dizionari) di “patata”, “rapa”, “pastinaca”, “cavolfiore”, “cavolo”, “carota” e “fagiolo”.

La breve sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sul caso Nix v. Hedden, scritta da Horace Gray, un giudice con una leggendaria conoscenza dei precedenti, venne raggiunta all’unanimità e fece ricorso ad un’argomentazione inaspettata: anche se il pomodoro era botanicamente un frutto, veniva normalmente servito «a cena in, con o dopo la zuppa di pesce o le carni che costituiscono la parte principale del pasto, e non, come la frutta in genere, come dessert». Dunque, per quello che interessava la dogana e, in un certo modo, l’uomo della strada, il pomodoro era consumato come una verdura e tale rimaneva anche al momento di decidere se farci pagare le tariffe di importazione.

L’anno precedente, come ricordò la sentenza, la Corte Suprema aveva dovuto decidere in un altro caso simile, Robertson v. Salomon: la questione era se i fagioli dovessero essere considerati verdure o semi. E anche in quel caso si scelse per il senso comune piuttosto che per la scienza, perché il giudice della Corte allora scrisse: «Non vediamo perché essi [i fagioli] debbano essere classificati come semi più di quanto non lo debbano essere le noci. Entrambi sono semi, nel linguaggio della botanica o della storia naturale, ma non in quello del commercio o della lingua comune».

La questione dei pomodori è tornata di attualità anche più di recente. Il New Jersey è famoso per la sua produzione ortofrutticola e la sua verdura ufficiale – diversi stati hanno una verdura, un frutto, perfino un biscotto ufficiale – è diventata nel 2005 il pomodoro, facendo riferimento proprio al caso Nix v. Hedden. Nel 1987, consapevole del problema, l’Arkansas dichiarò invece che il pomodoro locale era sia la verdura che la frutta dello stato. Il Tennessee e l’Ohio, negli anni Duemila, hanno deciso invece di seguire la botanica e non la Corte Suprema e hanno deciso di nominare il pomodoro il loro frutto ufficiale.

Foto: Dan Kitwood/Getty Images