È finita

Massimo Franco racconta il "piccolo mondo antico" che ha circondato Giulio Andreotti nel giorno della sua morte

Journalists wait outside the house where late Italian prime minister Giulio Andreotti was living on May 6, 2013 in Rome. Seven-time former Italian prime minister Giulio Andreotti, who died on May 6, 2013 at the age of 94, was a cunning political power broker who presided over Italy's recovery after World War II and was accused of close ties with the mafia. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Journalists wait outside the house where late Italian prime minister Giulio Andreotti was living on May 6, 2013 in Rome. Seven-time former Italian prime minister Giulio Andreotti, who died on May 6, 2013 at the age of 94, was a cunning political power broker who presided over Italy's recovery after World War II and was accused of close ties with the mafia. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo credit should read ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

Massimo Franco, giornalista e tra le altre cose biografo di Giulio Andreotti, racconta così sul Corriere quanto è successo ieri a Roma a casa dell’ex presidente del Consiglio.

Ha il solito doppiopetto blu presidenziale. E se non fosse per il rosario nero che gli avvolge le mani intrecciate sul grembo, e perché è sdraiato sul letto vestito di tutto punto con gli occhi chiusi, potrebbe quasi sembrare il Giulio Andreotti di sempre. Ma il piccolo presepe vivente che lo circonda, stavolta, non è nella sua stanza da letto per ascoltare le battute al curaro, o le perle di buonsenso romano-papalino. Le tre bombole a ossigeno accostate alla parete raccontano giorni di sofferenza. E il senatore a vita Emilio Colombo, vecchio alleato e avversario in decine di congressi democristiani e di quasi altrettanti governi, si fa un segno della croce che non è solo un saluto a lui ma il commiato a un’epoca della storia d’Italia.

In questa stanza nella penombra al quarto piano di corso Vittorio Emanuele che si affaccia sul Tevere e sul Vaticano, sorvegliato e protetto da un grande crocifisso di porcellana appeso sopra al letto, è morto ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, l’uomo-simbolo della Prima Repubblica. In quel momento in casa c’erano soltanto Gloria, la badante filippina che lo assisteva con altri due connazionali, e Giancarlo Buttarelli, il capo della scorta con lui da oltre trentacinque anni. C’era anche la signora Livia, ma per fortuna non si è accorta di nulla. E anche adesso, alle cinque del pomeriggio, mentre un silenzioso viavai di amici e mondi tramontati viene accompagnato a salutarlo per l’ultima volta, la moglie è in cucina in compagnia della cognata Antonella Danese. Forse non capisce quanto è successo. I figli vogliono che non si accorga che suo marito Giulio se n’è andato a novantaquattro anni.

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