Un altro giorno di scontri a Dacca
Nella capitale del Bangladesh continuano le violenze organizzate da un gruppo islamista nonostante il divieto di organizzare nuove manifestazioni: le foto
A Dacca, la capitale del Bangladesh, sono continuate anche lunedì le proteste di piazza organizzate dal gruppo islamista Hefazat-e-Islam. Per riportare la calma nel paese, dove sono morte decine di persone durante le manifestazioni, il governo ha provveduto ad allontanare dalla capitale il leader islamico che più di altri aveva spinto alle proteste dei giorni scorsi.
Allama Shah Ahmad Shafi è stato prelevato dalle forze dell’ordine dalla sede principale di Hefazat-e-Islam a Dacca ed è stato messo su un aereo, che lo ha trasportato a Chittagong, il porto più importante e la seconda città per grandezza del Bangladesh. Il leader del gruppo islamista non risulta essere formalmente arrestato e, stando alle informazioni circolate fino a ora, sarebbe stato allontanato da Dacca per motivi di sicurezza suoi e della popolazione.
Le manifestazioni a Dacca sono proseguite per tutta la giornata di lunedì 7 maggio e hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone, che hanno marciato e cantato slogan richiedendo una nuova legge che preveda la pena di morte per i reati di blasfemia e ateismo. I militanti del gruppo islamista chiedono anche la segregazione tra uomini e donne, l’insegnamento della dottrina islamica nelle scuole e limiti a quelle che considerano “infiltrazioni” delle culture straniere.
In alcune aree periferiche della città le proteste sono diventate violente, con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Stando alle stime di Al Jazeera sarebbero morte fino a ora almeno 24 persone, ma è difficile avere cifre attendibili e verificabili su morti e feriti. Sempre secondo Al Jazeera, a Dacca sarebbe stato disposto temporaneamente il divieto di manifestare. Nonostante il provvedimento, il Partito Nazionalista Bengalese (BNP) di opposizione e la Lega Popolare Bengalese, al governo, avevano annunciato nuove manifestazioni. La Lega ha successivamente rinunciato, mentre il BNP ha chiesto uno sciopero nazionale per i giorni di mercoledì e giovedì.
Le proteste sono scoppiate in seguito al crollo di un edificio nei sobborghi di Dacca che ospitava un centro commerciale e diversi laboratori per il trattamento di tessuti, spesso su commissione di grandi marchi occidentali. L’incidente ha causato la morte di oltre 700 persone e ha riaperto la discussione sulle scarse condizioni di sicurezza delle fabbriche nel paese. Diversi partiti e movimenti hanno successivamente cercato di trarre qualche vantaggio politico, sfruttando l’indignazione della popolazione, e il governo da giorni fatica a mantenere l’ordine.