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  • Lunedì 6 maggio 2013

Intanto, in Libia

Una legge vieta di ricoprire cariche pubbliche a chiunque avesse incarichi ai tempi di Gheddafi, primo ministro compreso, e ci sono proteste

Libyan protesters hold placards and banners during a demonstration in support of the "political isolation law" in Libya's landmark Martyrs Square on May 5, 2013 in Tripoli, Libya. Libya's General National Congress, under pressure from armed militias, voted through a controversial law to exclude former regime officials from government posts. Gunmen who had surrounded the foreign and justice ministries to press for officials from the regime of the late dictator Moamer Kadhafi to be sacked from top government jobs lifted the sieges when state television broke the news. AFP PHOTO/MAHMUD TURKIA (Photo credit should read MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
Libyan protesters hold placards and banners during a demonstration in support of the "political isolation law" in Libya's landmark Martyrs Square on May 5, 2013 in Tripoli, Libya. Libya's General National Congress, under pressure from armed militias, voted through a controversial law to exclude former regime officials from government posts. Gunmen who had surrounded the foreign and justice ministries to press for officials from the regime of the late dictator Moamer Kadhafi to be sacked from top government jobs lifted the sieges when state television broke the news. AFP PHOTO/MAHMUD TURKIA (Photo credit should read MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

Domenica 5 maggio in Libia è stato approvata – con 164 voti a favore su 200 e 4 contrari – una legge che esclude dagli incarichi politici e pubblici tutti coloro che hanno occupato un posto di responsabilità sotto il regime di Muammar Gheddafi, dal primo settembre del 1969 fino alla sua morte avvenuta il 20 ottobre del 2011 a Sirte. Con il provvedimento rischiano di essere estromessi anche Mohammed el-Megarif, attuale presidente del Congresso Generale Nazionale della Libia (il Parlamento), Ali Zeidan, cioè il primo ministro, 4 ministri e almeno 15 deputati. Sia Zeidan che Megarif sono ex diplomatici libici e hanno vissuto in esilio dagli anni Ottanta.

Il progetto di legge era in discussione da settimane. Negli ultimi giorni, gruppi di uomini armati avevano circondato a Tripoli i ministeri degli Esteri e della Giustizia. Il portavoce dei ribelli, Osama Kaabar, aveva annunciato ieri che le proteste si sarebbero fermate solo dopo l’approvazione della legge, ma oggi i gruppi sono tornati ad assediare i ministeri con una nuova richiesta: le dimissioni immediate del primo ministro Ali Zeidan. Secondo alcuni l’esito della votazione ha rappresentato un incoraggiamento per i miliziani a imporre la propria volontà con la forza, oltre il voto libero e democratico del nuovo parlamento.

A distanza di due anni dall’inizio dell’intervento internazionale in Libia, la situazione del paese è cambiata: al posto di Gheddafi, dopo un lungo periodo di governo provvisorio del Consiglio di transizione nazionale (il comitato che raggruppava le opposizioni libiche), si è instaurato un governo nominato da un parlamento democraticamente eletto. Oltre la fragilità del nuovo esecutivo,  rimangono molti altri problemi: la grandissima diffusione delle armi tra le milizie, le continue richieste di maggiore autonomia da parte di alcune regioni del paese e la lentezza nel far ripartire alcuni settori dell’economia.

Foto: proteste in Libia, 5 maggio 2013
(MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)