12 cose su Giulio Andreotti

Dai numeri da primato, a Topolino, alla scena del Divo, alle accuse più gravi, ai disegni di Andrea Pazienza

1. Giulio Andreotti fu eletto all’Assemblea Costituente nel collegio XX (Roma) nella lista della Democrazia Cristiana. Era il 1946, un anno dopo divenne sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, aveva da poco compiuto 28 anni.

2. Andreotti divenne per la prima volta presidente del Consiglio il 17 febbraio del 1972. Il suo governo durò in carica 9 giorni, poi proseguì fino a giugno quando si tennero le prime elezioni anticipate nella storia della Repubblica. Il suo è tuttora il governo che ha avuto il più breve periodo di pienezza dei poteri.

3. Nel 1976 Andreotti fu per la terza volta presidente del Consiglio, con il cosiddetto governo della “non sfiducia”, formula usata dallo stesso Andreotti durante il suo discorso alla Camera. Questa soluzione era la conseguenza della nascita del compromesso storico, con un governo frutto di una coalizione tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano per affrontare insieme i problemi della crisi economica e del terrorismo.

4. La gestione del sequestro del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, nel 1978 da parte di Giulio Andreotti è ritenuta ancora oggi per lo meno controversa. Con un fronte molto ampio ed eterogeneo si rifiutò di trattare con le Brigate Rosse per il rilascio del loro ostaggio, anteponendo la “ragion di Stato” alla sua salvezza. Moro gli scrisse una lettera ricordandogli che il problema del suo sequestro “è nelle tue mani”. Chiudeva il messaggio in cerca di aiuto e collaborazione: «Che Iddio t’illumini e ti benedica e ti faccia tramite dell’unica cosa che conti per me, non la carriera cioè, ma la famiglia».
Ma giudizi molto duri nei confronti di Giulio Andreotti attribuiti ad Aldo Moro sono invece contenuti nel cosiddetto “Memoriale Moro“, un insieme di documenti scritti durante il sequestro che furono ritrovati in diverse circostanze tra il 1978 e il 1990 e resi pubblici dalla Commissione Parlamentare sulle Stragi nel 2001.

Si può essere grigi, ma onesti; grigi, ma buoni; grigi, ma pieni di fervore. Ebbene, On. Andreotti, è proprio questo che Le manca. Lei ha potuto disinvoltamente navigare tra Zaccagnini e Fanfani, imitando un De Gasperi inimitabile che è a milioni di anni luce lontano da Lei. Ma Le manca proprio il fervore umano. Le manca quell’ insieme di bontà, saggezza, flessibilità, limpidità che fanno, senza riserve, i pochi democratici cristiani che ci sono al mondo. Lei non è di questi. Durerà un pò più, un pò meno, ma passerà senza lasciare traccia.

5. Molti degli episodi e ruoli più controversi e criticati nella biografia politica di Andreotti sono raccontati nel libro di Enrico Deaglio, Patria 1978-2010. Alcune di quelle storie sono online qui.

6. Diversi documentari, film e reportage si sono occupati nel corso del tempo di Giulio Andreotti, per raccontare il suo ruolo nella politica o la sua personalità. Nel 1983 partecipò al film “Il tassinaro” di Alberto Sordi, impersonando se stesso nel ruolo di uno dei passeggeri del taxi che discute di lavoro e della condizione giovanile.

7. Il 1 giugno 1991 il presidente della Repubblica di allora, Francesco Cossiga, nominò Andreotti senatore a vita per “meriti nel campo sociale e letterario”. La cosa avrebbe dovuto favorirlo all’elezione del nuovo presidente l’anno dopo, ma in seguito all’assassinio di Giovanni Falcone il Parlamento si orientò verso nomi più “istituzionali” e fu eletto l’allora presidente della Camera, Oscar Luigi Scalfaro.

8. Nella storia a fumetti “Paperino portaborse” pubblicata su Topolino 1690 nel 1988, Paperino se la deve vedere con un certo onorevole Papeotti, personaggio molto ispirato ad Andreotti.

9. L’aspetto e la voce alquanto caratteristici hanno reso Andreotti un personaggio facilmente riconoscibile, e sotto diversi punti di vista ideale per la pubblicità. Nel 2000 fece da testimonial per una serie di annunci pubblicitari del portale web di Diners Club, con lo slogan “Internet logora chi non ce l’ha”, ispirato alla sua famosa frase “Il potere logora chi non ce l’ha”. Due anni dopo fece una pubblicità per il Consorzio del gorgonzola.

10. Un po’ di numeri. Andreotti è stato per 7 volte presidente del Consiglio, 8 volte ministro della Difesa, 5 volte degli Esteri e 3 volte delle Partecipazioni statali. È stato 2 volte ministro delle Finanze, dell’Industria e del Bilancio. Una volta ministro del Tesoro, dei Beni culturali e delle Politiche comunitarie. È stato membro del Parlamento per 65 anni. Ha avuto una moglie, 4 figli e soprannomi innumerevoli da “volpe” a “indecifrabile” passando per “Belzebù”.

11. Il ruolo imbattibile e longevo di Andreotti nel potere italiano, e alcuni suoi tratti fisici molto riconoscibili lo hanno reso protagonista di decenni di satira disegnata. Tra i più grandi suoi ritrattisti per originalità e genio c’è Andrea Pazienza.

12. Il film “Il Divo” di Paolo Sorrentino del 2008 si occupa di Andreotti e del periodo dei primi anni Novanta, con la fiducia all’ultimo governo Andreotti e l’inizio del processo nei suoi confronti per associazione mafiosa. Il monologo sul bene e il male, sul potere, sugli anni dello stragismo in Italia, è la scena più conosciuta e discussa del film.