Un mondo di cabine telefoniche

Immagini internazionali di un'architettura vintage poco rimpianta, ma che ha accolto un sacco di storie

A man uses a public phone booth decorated as a brain in Sao Paulo, Brazil, on May 21, 2012. A hundred phone booths, nicknamed Orelhao (meaning "big ear" in Portuguese), are being replaced with art works by a local phone company. AFP PHOTO/Yasuyoshi CHIBA (Photo credit should read YASUYOSHI CHIBA/AFP/GettyImages)
A man uses a public phone booth decorated as a brain in Sao Paulo, Brazil, on May 21, 2012. A hundred phone booths, nicknamed Orelhao (meaning "big ear" in Portuguese), are being replaced with art works by a local phone company. AFP PHOTO/Yasuyoshi CHIBA (Photo credit should read YASUYOSHI CHIBA/AFP/GettyImages)

La scomparsa delle cabine telefoniche è un tema di riflessioni e battute ormai consolidato, e che a dire la verità non ha mai attecchito tanto quanto altre nostalgie, per un motivo: le cabine telefoniche sono state sempre piuttosto brutte, e almeno al nostro paese del design e di tanta grande architettura moderna un giorno quest’accusa dovrà essere mossa, generando convegni e autocritiche. Non fummo in grado di fare cabine telefoniche all’altezza della nostra storia: e anzi, per fortuna che si sono estinte, cancellando le tracce di questo fallimento.

Certo, non è che l’oggetto si presti a grandi successi formali, a giudicare da quel che succede anche in altri paesi: ma alcuni hanno tradizioni più gloriose – e parliamo ovviamente delle mitologiche cabine rosse britanniche – o almeno esperimenti più inventivi e pittoreschi. E quindi alla fine, brutte o meno brutte, le cabine telefoniche restano soprattutto protagonisti laterali di immagini in cui il soggetto è altro, ma non passano inosservate.