I poliziotti in carcere per la morte di Aldrovandi

Una visita in carcere a Paolo Forlani e Luca Pollastri, due dei quattro agenti condannati per omicidio colposo, raccontata su Repubblica

Su Repubblica di oggi Luigi Spezia racconta una visita in carcere a Paolo Forlani e Luca Pollastri, due dei quattro agenti condannati nel giugno del 2012 a tre anni e sei mesi di reclusione per la morte di Federico Aldrovandi. Aldrovandi, allora 18enne, morì a Ferrara la notte del 25 settembre 2005 dopo essere stato fermato da una pattuglia della polizia ed essere stato brutalmente picchiato. I due poliziotti, condannati per omicidio colposo, si trovano in isolamento nel carcere di Ferrara e pochi giorni fa il tribunale di Bologna ha rifiutato la loro richiesta di poter scontare il resto della loro pena (che finirà a fine luglio) ai domiciliari. Il caso è tornato sulle prime pagine dei giornali pochi giorni fa, quando un sindacato di polizia ha organizzato un sit-in di solidarietà agli agenti condannati sotto l’ufficio della mamma di Aldrovandi.

“Siamo uomini dello Stato. Accettiamo le decisioni prese, le sentenze. Ma vorremmo che la legge venisse applicata anche per le garanzie che dà. Pensavamo che venissero applicate le misure alternative e invece ci troviamo qua dentro, per un reato colposo. Non comprendiamo perché. Non meritiamo il carcere”. Periferia di Ferrara, via dell’Arginone, ore dodici. In una stanza disadorna, di tre metri per tre e forse nemmeno, c’è un vassoio su un tavolino. Un piatto di pasta, una bistecca. Attorno al tavolino, nel poco spazio rimasto, ci sono due uomini quasi sull’attenti che parlano con il consigliere regionale del Pdl Galeazzo Bignami in visita al carcere. Si dimenticano del pasto e rimangono in piedi per tutto il tempo. Sono Paolo Forlani e Luca Pollastri, due dei quattro agenti che hanno provocato la morte di Federico Aldrovandi.

Sono rimasti solo loro due, dentro questo carcere. L’unica donna della squadra, la poliziotta Monica Segatto, ha ottenuto gli arresti domiciliari dal tribunale di Padova e si trova a casa sua a Verona. Il quarto agente, Enzo Pontani, è stato appena trasferito al carcere di Milano e i due colleghi sono preoccupati: “Lui non ci ha detto nulla, quindi l’hanno deciso a sorpresa. Non vorremmo che trasferissero anche noi. Qui, almeno, le nostre famiglie sono vicine”.

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