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  • Sabato 23 marzo 2013

Croazia – Serbia e la guerra jugoslava

Ieri si è giocata a Zagabria la gara di qualificazione ai prossimi mondiali, vinta dai croati: ma tutti hanno pensato agli scontri del maggio 1990

Croatia's football fans shout slogans prior to their team's World Cup 2014 qualification match against Serbia in Zagreb on March 22, 2013. Croatia and Serbia face off under tight security Friday in a highly charged World Cup qualifier, the first between two former foes since the bloody 1990s war. AFP PHOTO / DIMITAR DILKOFF (Photo credit should read DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)
Croatia's football fans shout slogans prior to their team's World Cup 2014 qualification match against Serbia in Zagreb on March 22, 2013. Croatia and Serbia face off under tight security Friday in a highly charged World Cup qualifier, the first between two former foes since the bloody 1990s war. AFP PHOTO / DIMITAR DILKOFF (Photo credit should read DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images)

Ieri, a Zagabria, la nazionale di calcio croata ha battuto 2-0 la Serbia nella partita di qualificazione dei Mondiali di calcio brasiliani del 2014. Anche se non è ancora matematicamente certo, questo risultato escluderà molto probabilmente la Serbia dalla competizione, a causa della sua posizione nella classifica del girone A.

La partita giocata ieri aveva però anche un significato fortemente simbolico che ha a che fare con la guerra civile jugoslava degli anni Novanta: in un precedente del 13 maggio 1990 ci furono scontri allo stadio Maksimir di Zagabria (lo stesso in cui si è giocato ieri) tra i tifosi della Dinamo Zagabria e quelli della Stella Rossa di Belgrado.

Fu un evento drammatico, che rappresentò secondo molti il preludio della guerra d’indipendenza croata iniziata nel luglio del 1991: un collegamento simbolico che è molto chiaro anche oggi ai tifosi delle due nazionali. Alcuni appartenenti ai gruppi più violenti delle due tifoserie che si scontrarono quel giorno fecero parte, durante la guerra, di gruppi armati paramilitari. All’ingresso dello stadio c’è oggi una stele, in cui c’è scritto “Qui cominciò la guerra”, mentre su una statua costruita in ricordo di quegli scontri si legge: «Ai tifosi della Dinamo che iniziarono la guerra con la Serbia su questo campo il 13 maggio 1990».

Una settimana prima della partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, Franjo Tudjman vinse le elezioni presidenziali croate e il clima politico di quel tempo non fece che aumentare le tensioni: Tudjman era il leader di Unione Democratica Croata, un partito d’ispirazione ultranazionalista. La partita vera e propria, il 13 maggio, non iniziò neanche, proprio a causa dei violenti scontri tra le tifoserie: e in particolare tra i Bad Blue Boys della Dinamo e i Delije della Stella Rossa: alla fine 60 persone furono ferite in modo grave.

Il video degli scontri allo stadio Maksimir

Quel giorno a Zagabria erano arrivati circa tremila tifosi appartenenti al gruppo Delije, guidati da Željko Ražnatović, conosciuto in seguito con il soprannome di Arkan (“tigre”). Durante la guerra, Arkan guidò la Guardia Volontaria Serba, un gruppo paramilitare accusato di violenze e soprusi. Allo stadio c’erano circa 20mila spettatori e prima di arrivare al Maksimir i tifosi della Stella Rossa fecero numerosi danni per la città. Ma gli scontri più violenti ci furono soprattutto dentro lo stadio: i tifosi della Stella Rossa iniziarono a strappare i cartelloni pubblicitari, urlare cori offensivi verso i croati e a lanciare i seggiolini. La polizia che era allo stadio, a maggioranza serba, fu accusata di avere un atteggiamento poco severo nei confronti dei Delije.

Invece di prendersela con i tifosi serbi, la polizia intervenì contro i tifosi della Dinamo Zagabria, lanciando gas lacrimogeni e utilizzando i manganelli. I tifosi della Dinamo invasero il campo, per cercare di raggiungere il settore dello stadio in cui c’erano i serbi. Contro di loro intervenne anche il reparto antisommossa della polizia, con auto blindate e cannoni d’acqua. Furono feriti anche alcuni giocatori della Dinamo Zagabria, mentre quelli della Stella Rossa riuscirono a rientrare negli spogliatoi e più tardi a fuggire su un elicottero militare.

Negli scontri con la polizia fu coinvolto anche Zvonimir Boban, all’epoca capitano della Dinamo e trasferitosi negli anni successivi nel campionato italiano. Boban colpì con un calcio un poliziotto, che poco prima stava picchiando un tifoso croato: la federazione jugoslava lo sospese per nove mesi (poi la sospensione gli venne ridotta), mentre in Croazia divenne un eroe nazionale. Gli scontri proseguirono fuori dallo stadio, per circa un’ora. Tutti i disordini furono trasmessi in diretta dalla televisione croata.

Il video del calcio di Zvonimir Boban a un poliziotto

Nella partita di ieri sera non ci sono stati scontri tra i tifosi, anche perché ai tifosi serbi è stato vietato di andare a Zagabria, ma qualche tensione nei giorni scorsi c’è stata, soprattutto da parte croata: Igor Stimac, l’allenatore della nazionale, aveva chiesto a due ex generali – Ante Gotovina e Mladen Markac, assolti dall’accusa di crimini di guerra pochi mesi fa – di dare il calcio d’inizio alla partita con conseguenti proteste della federazione serba, mentre Zdravko Mamic, dirigente della Dinamo Zagabria, aveva definito il ministro dello sport del governo croato, di origine serba, di essere «un insulto al cervello dei croati». Mamic è stato arrestato il 15 marzo scorso e rilasciato dopo un giorno, anche se rischia ancora tre anni di carcere per l’accusa di istigazione alla violenza.

Foto: DIMITAR DILKOFF/AFP/Getty Images