10 fotografie di Stanley Greene

Guerre, storie e paesaggi irreali dal libro Black Passport, di un importante fotografo statunitense che sarà a Milano il primo febbraio

Stanley Greene è un pluripremiato fotografo statunitense nato a Brooklyn nel 1949: ha vinto diversi premi, ha pubblicato su diversi giornali importanti, ha fondato un’agenzia fotografica, Noor, che si occupa di storie, reportage, fotogiornalismo e fotografia documentaria. Greene sarà a Milano il primo febbraio insieme con Teun Van Der Heijden, che da anni cura il catalogo del premio World Press Photo e che gestisce uno studio che si occupa di editoria fotografica, Heidens karwei, ad Amsterdam. Greene e van Der Heijden terranno una conferenza e un workshop negli spazi di Linke.

L’ultimo progetto di Greene è del 2010 ed è stato raccolto in un libro che si intitola Black Passport. Il libro raccoglie molte delle sue immagini ma non è una tradizionale rassegna e raccolta: è una specie di diario personale, in cui Greene mette insieme fotografie molto diverse tra loro (interni, esterni, guerre, vita privata, a colori, in bianco e nero, passato, presente) e in cui si pone diverse domande sul ruolo del fotogiornalista oggi e in generale sul ruolo simbolico di “eroe” con cui spesso viene identificato. Il lavoro del fotoreporter ha un ruolo sociale? O dietro c’è solamente lo spirito d’avventura e la capacità di mettere a rischio la propria vita pur di portare a casa una storia? Il libro funziona bene anche perchè, nella redazione, nell’editing, è stato aiutato dal bravo graphic designer Teun Van Der Heijden, che sarà con lui a Milano.

(attenzione: alcune delle fotografie sono piuttosto crude)

Stanley Greene ha iniziato a fotografare molto presto, da ragazzo fece parte del movimento delle Pantere Nere, un’organizzazione di afroamericani marxisti, e studiò in alcune prestigiose scuole di fotografia di New York. Dopo un po’ di gavetta e un periodo di indecisione professionale, nel 1989 la morte per AIDS di una cara amica lo portò a voler perseguire la carriera di fotografo in modo più serio e professionale: l’immagine della donna in tutù sul muro di Berlino che scatta durante i festeggiamenti per la fine della separazione della città diventa, per lui, il simbolo di una nuova epoca.

In quegli anni Greene collaborò con l’agenzia fotografica VU e gli capitò di cacciarsi in situazioni piuttosto pericolose: nel 1993 rischiò di morire a Mosca durante un attentato a Boris Yeltsin. Sempre in quegli anni Greene documentò alcuni dei più violenti e crudi conflitti mondiali, spostandosi in Azerbaijan, Georgia, Cecenia, Iraq, Somalia, Croazia, Kashmir, Libano e Ruanda.