Il governo traballa

Il riassunto di una giornata politica molto agitata: Alfano dice che Berlusconi si ricandida, il PdL passa "all'astensione", Monti aspetta

General view of the Senate at Rome’s Palazzo Madama on April 29, 2008. Renato Schifani, one of Italian prime minister-elect Silvio Berlusconi’s closest proteges, was elected Senate speaker with 178 votes. AFP PHOTO / Filippo MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

General view of the Senate at Rome’s Palazzo Madama on April 29, 2008. Renato Schifani, one of Italian prime minister-elect Silvio Berlusconi’s closest proteges, was elected Senate speaker with 178 votes. AFP PHOTO / Filippo MONTEFORTE (Photo credit should read FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Punto della situazione. Oggi la situazione politica italiana è particolarmente complessa e sospesa a causa di un improvviso passaggio del gruppo parlamentare del Popolo della Libertà dal sostegno al governo Monti “all’astensione”. Il passaggio è stato messo in pratica per la prima volta questa mattina, quando il gruppo del PdL è uscito dall’aula al Senato e non ha partecipato al voto di fiducia sul decreto sviluppo. Il governo quindi resta in piedi ma senza la maggioranza assoluta dei voti, facendo diventare la situazione politica particolarmente delicata.

Angelino Alfano ha annunciato questa sera, parlando ai giornalisti, che domani mattina alle 10.30 si incontrerà con Napolitano, e che Berlusconi sarà di nuovo candidato alle prossime elezioni politiche. Le primarie del PdL, quindi, non si faranno.

Da parte sua, Monti ha dichiarato in serata in una conferenza stampa che non ha in programma di andare al Quirinale per rimettere il suo mandato e che rimane in attesa delle considerazioni del Presidente della Repubblica Napolitano. Napolitano ha detto oggi pomeriggio che è sicura la «tenuta istituzionale» del paese.

Alla base di tutte le agitazioni di oggi, prima dell’annuncio ufficiale di una nuova discesa in campo di Berlusconi, c’erano una nota dello stesso Berlusconi e alcune dichiarazioni di Passera. Ieri sera, l’ex premier ha comunicato di essere “assediato” da persone che gli chiedono di ricandidarsi, e che avrebbe presto preso importanti decisioni sul suo futuro visto che le condizioni dell’Italia, secondo lui, sono molto peggiori di un anno fa. Il ministro Corrado Passera, diretto responsabile tra l’altro del decreto sviluppo, intervenendo ad Agorà ha espresso commenti pacatamente negativi riguardo la possibilità di una ricandidatura di Berlusconi, dicendo che «qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente: come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti».

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19.06 – Risultato del voto alla Camera sul provvedimento sui costi della politica, su cui il governo aveva posto la fiducia: 281 voti favorevoli, 77 contrari e 140 astenuti.

19.03 – Angelino Alfano ha annunciato ai giornalisti che Berlusconi si ricandiderà e quindi le primarie non si faranno, perché l’ex premier «vuol tornare in campo da protagonista». Ha poi annunciato che domani mattina alle 10.30 andrà dal Presidente della Repubblica.

18.45 – È finita la conferenza stampa del governo. Monti ha ripetuto la sua posizione a proposito di quello che succede in Parlamento: «Sono stato e sono in contatto con il Presidente della Repubblica e attendo di conoscere le sue valutazioni, sulla base in particolare del preannunciato “passo” del segretario del PdL di recarsi al Quirinale». Subito dopo, è sembrato indispettito dal fatto che non ci fosse alcuna domanda ai ministri presenti e neppure nessuna domanda sul nuovo provvedimento sull’incandidabilità. Ha definito “marginale” e “irrilevante” la domanda di un giornalista di Sky che gli chiedeva se intendesse candidarsi alle prossime elezioni. Ha anche detto «Non ho in programma nessun “passo”», rispondendo a chi chiedeva se intendesse andare formalmente da Napolitano per consultazioni sulla tenuta della maggioranza parlamentare.

18.36 – Monti ha detto di non aver parlato con Passera delle dichiarazioni che hanno causato le proteste del PdL (che dicevano «qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente: come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti»). Per quanto riguarda la situazione in Parlamento, Monti ha detto di rimettersi al giudizio di Giorgio Napolitano, con cui ha annunciato che parlerà a breve.

18.34 – Rispondendo alla prima domanda di un giornalista (di Ballarò) dopo la fine dell’esposizione dei ministri sul nuovo decreto legge, che gli chiedeva «Ha senso continuare in una situazione di questo genere?», il presidente del Consiglio Mario Monti ha risposto: «Ma… a che cosa si riferisce?».

18.20 – Il ministro per la Pubblica Amministrazione, Patroni Griffi, dell’Interno, Cancellieri, e della Giustizia, Severino, stanno illustrando il decreto sull’incandidabilità. Come anticipato e come contenuto nel comunicato stampa, non si potranno candidare tutti i condannati a una pena superiore a due anni per reati contro la pubblica amministrazione e tutti i condannati (anche in questo caso, ad almeno due anni) per reati «di maggiore allarme sociale» (mafia, terrorismo eccetera) cioè che hanno una pena minima non inferiore ai 4 anni. L’incandidabilità dura al minimo sei anni dalla condanna definitiva, oppure il doppio della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. L’incandidabilità vale per tutte le cariche politiche, dalle elezioni comunali al Senato e alla Camera, agli incarichi di governo e al Parlamento europeo.

18.19 – È iniziata la conferenza stampa del governo. Monti ha fatto una breve introduzione, senza fare alcun riferimento alla crisi, dopo di che ha lasciato la parola ai ministri perché illustrino i diversi provvedimenti.

18.08 – A proposito del decreto sull’incandidabilità, le agenzie di stampa fanno alcune anticipazioni. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri, dicono, prevede che non si possa candidare chi ha avuto una condanna definitiva ad almeno due anni di carcere (e non quattro come si era detto in precedenza).

17.57 – Il sito del governo informa che è finito il Consiglio dei ministri. A breve dovrebbe esserci una conferenza stampa di Monti.

17.43 – Inizia la votazione, che è nominale: uno per uno, i deputati sfilano sotto il banco della presidenza e dicono il loro voto. Le cose vanno quindi per le lunghe, ci vorrà oltre un’ora.

17.41 – Hanno detto che voteranno in dissenso dal PdL e a favore del governo Giuliano Cazzola, Franco Frattini, Alfredo Mantovano e Gennaro Malgieri (che ha parlato del PdL come del «partito a cui ho appartenuto»).

17.34 – Ha parlato Scilipoti (vedi anche l’angolo del buonumore, ore 12.52). Poi l’ex ministro Frattini annuncia che voterà a favore di Monti, in dissenso dalla posizione ufficiale del PdL.

17.33 – Intanto, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sull’incandidabilità dei condannati. Il Popolo della Libertà, secondo i suoi avversari politici, vorrebbe la crisi di governo anche per bloccare quella norma (che come tutti i decreti legge deve essere approvato dal parlamento entro 2 mesi).

17.30 – «Siamo interessati all’approvazione di una legge elettorale rispetto alla quale voi [= del PD] state giocando al gioco delle tre carte», dice Cicchitto. Rumore in aula dai banchi del Partito Democratico. Concludendo il suo discorso Cicchitto dice che il PdL si asterrà «per senso di responsabilità» nel voto di fiducia sul governo, in modo da non far mancare il numero legale. Seguono poi alcune dichiarazioni a titolo personale, di deputati in dissenso nei confronti del proprio gruppo. 17.23 – Finora, vaghe argomentazioni di Cicchitto che dice che il bilancio di questo governo è «crescita zero, equità zero». 17.21 – Il Partito Democratico voterà la fiducia. Parla Cicchitto, nell’unico intervento che potrebbe dire qualcosa di nuovo sulla crisi di governo. 17.17 – Parla Dario Franceschini, del Partito Democratico. Non ce ne voglia Franceschini, che anzi è un po’ meglio dei precedenti, ma Enrico Mentana ha riassunto bene la vaghezza e l’ampiezza delle discussioni alla Camera dopo oltre un’ora di seduta.

 

17.09 – Sono arrivate da pochi minuti alcune dichiarazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parlando al consiglio direttivo dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) ha detto che «la tenuta istituzionale del nostro Paese è fuori discussione» e che «occorre una considerazione, quanto più obiettiva e serena possibile, del residuo programma di attività previsto nelle due Camere, delle scadenze istituzionali, anche nel senso di adempimenti normativi che si concordi nel ritenere inderogabili». Anche se il linguaggio è complicato, l’accenno al “residuo programma di attività” e alla “tenuta istituzionale” suggeriscono che Napolitano – ma la cosa non stupisce – sia poco favorevole alla crisi di governo in questo momento.

17.05 – Ha parlato Casini, UdC, e poi Bragantini della Lega Nord. Ricordiamo che siamo alla fase delle dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari (che sono 8, elencati con la loro composizione numerica all’aggiornamento delle 16.02).

16.54 – Intanto, mentre si segue la confusa situazione politica, il nostro autore satirico preferito è in difficoltà.

16.52 – Dopo D’Anna di Popolo e Territorio (che voterà contro), parla Benedetto Della Vedova di FLI (favorevole alla fiducia). 16.38 – Terminato l’intervento di Di Pietro, che ha annunciato il voto contrario alla fiducia dell’Italia dei Valori, parla ora Vincenzo D’Anna, di Popolo e Territorio (quello di Scilipoti, per intenderci). 16.33 – Parentesi. Oggi è anche l’ultimo giorno in cui è possibile votare online alle “parlamentarie” del Movimento 5 Stelle (potete vedere anche una notevole selezione dei video di autopresentazione dei candidati). 16.28 – Parla ora Antonio Di Pietro, dell’Italia dei Valori. Nel suo intervento attacca prima il governo Monti, che ha chiesto quasi 50 voti di fiducia in un anno, e poi il PdL, che accusa di «ricattare» il governo e di non volere la legge sull’incandidabilità alle cariche politiche. 16.19 – Sono in corso le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo, a partire dalle diverse componenti del gruppo misto, la cui varietà e diversità di storie politiche affascina ogni volta. Il gruppo misto ha attualmente 62 deputati, appartenenti a 11 sottogruppi diversi (ApI, Autonomia Sud-Lega Sud Ausonia, Popoli Sovrani d’Europa, Diritti e Libertà, FareItalia per la Costituente Popolare, Grande Sud-PPA, Iniziativa Liberare, Liberal Democratici-MAIE, Liberali per l’Italia-PLI, Minoranze Linguistiche, MpA-Alleati per il Sud, Repubblicani-Azionisti), e 16 parlamentari non iscritti ad alcun sottogruppo. 16.10 – È iniziata la seduta di oggi pomeriggio della Camera dei deputati. Qui l’ordine del giorno dal sito della Camera: si tratta della discussione e votazione del decreto legge sui costi della politica e il riordino degli enti locali. Qui la diretta video dei lavori della Camera. 16.02 – La composizione numerica dei gruppi parlamentari alla Camera dei deputati (ricordando che il quorum è metà dei componenti più uno, 316 deputati, e che gli astenuti diversamente dal Senato non entrano nel conto). 15.56 – Che cosa succede, quindi? Difficile dirlo. L’astensione non avrà la conseguenza di bocciare il provvedimento oggi pomeriggio e quindi far mancare la fiducia al governo, il che causerebbe una vera e propria crisi di governo. Ma è molto probabile che Monti, se il voto di oggi andrà veramente come annunciato da parte del PdL, vada dal Presidente della Repubblica per decidere se continuare senza una solida maggioranza. 15.54 – Cicchitto dice che il PdL si asterrà sul provvedimento che si vota oggi pomeriggio alla Camera, su cui il governo ha posto la fiducia. Ha aggiunto che la decisione viene da una valutazione nel merito del provvedimento. 15.50 – Un’altra questione laterale, collegata alla possibile crisi politica di oggi, è la legge elettorale con cui si andrebbe a votare. È interessante che la questione sia rimasta, nella sostanza, esattamente dove si era fermata ai primi di novembre. 15.45 – Intanto, con indiscutibile tempismo, oggi Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, ha scritto un pesante editoriale in prima pagina sullo stato del centrodestra e le voci sul ritorno di Berlusconi da candidato.

Il centrodestra assomiglia sempre di più alla zattera della Medusa di Gericault. Alla deriva. I naufraghi s’ammazzano l’un con l’altro. Gli elettori, e sono ancora tanti, guardano sgomenti, e non meritano un tale spettacolo. Alle elezioni mancano al massimo quattro mesi. Berlusconi sembra deciso a sfidare il vincitore delle primarie del Pd. Il Cavaliere fu abilissimo nel ’94 a riempire il vuoto della politica dopo Mani Pulite. Oggi quel vuoto lo crea lui con le sue goffaggini e le sue indecisioni. Fu straordinario nell’usare, e controllare, i mezzi di comunicazione. Oggi ne è vittima, anche di chi lo sostiene. Eccezionale nel trasformare le contese elettorali in plebisciti su se stesso. Oggi il plebiscito lo vedrebbe perdente. E Bersani giustamente gongola all’idea di averlo come avversario. A ciò si aggiunge che quel che resta del Pdl fa di fatto, con i propri litigi, campagna elettorale per gli avversari. Incredibile. [continua sul sito del Corriere]

15.37 – È finita la riunione dei dirigenti del PdL a palazzo Grazioli, la residenza romana di Silvio Berlusconi. Tra poco dovrebbe tenere una conferenza stampa il segretario del partito Alfano. 15.28 – C’è molta ironia su internet per il tripudio di dichiarazioni entusiaste per una nuova discesa in campo di Berlusconi, dopo il vertice dei dirigenti del PdL ieri sera. In effetti, le pubbliche esternazioni dei parlamentari del PdL si assomigliano un po’ tutte, e dicono tutte che il ritorno di Berlusconi sarebbe il meglio possibile per il centrodestra e l’Italia intera. I dubbiosi, almeno quelli che si sono espressi pubblicamente, sembrano essere pochi: tra questi Giorgia Meloni e Beppe Pisanu, oltre al governatore uscente della Lombardia Formigoni.

 

15.15 – Per quello che vale, il senatore Malan ha detto ospite a SkyTg24 che il passaggio all’astensione significa che «voteremo i singoli provvedimenti se li condivideremo».

15.02 – Intanto c’è chi pensa già al futuro, come il deputato del PdL Nicola Cosentino:

 

14.52Repubblica scrive che a palazzo Grazioli, la residenza romana di Berlusconi, è in corso una riunione con i massimi dirigenti del PdL. Partecipano Angelino Alfano, i capigruppo di Camera e Senato Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Denis Verdini, Gianni Letta e Altero Matteoli, oltre a Guido Crosetto, che questa mattina ha abbandonato la trasmissione Omnibus di La7 dicendo che non poteva parlare dei «gesti importanti» che stava preparando insieme ad altri esponenti del PdL. Intanto, anche Bersani sta incontrando i capigruppo del PD alla Camera e al Senato.

14.40 – La borsa di Milano è l’unica tra le principali borse europee i cui indici principali siano negativi: il FITSE MIB perde circa l’1 per cento, mentre nel resto d’Europa ci sono leggeri aumenti dovuti alle decisioni della Banca Centrale Europea annunciate oggi da Mario Draghi. Lo spread tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi è salito di circa 20 punti base nelle ultime ore, fino a circa 325.

14.37 – Un commento del deputato del Partito Democratico Andrea Sarubbi, sul suo blog:

Il decreto di scioglimento delle Camere va pubblicato nella Gazzetta Ufficiale “non oltre il 45esimo giorno antecedente quello della votazione”: il che significherebbe, nella situazione attuale, non oltre il 19 dicembre. Mancano ad oggi 13 giorni e ci sono in ballo provvedimenti importanti: tipo il decreto Ilva, la legge di stabilità, la delega fiscale, la sessione di bilancio, lo stesso decreto enti locali (chiamato pure “costi della politica”) su cui oggi votiamo la fiducia. Se Berlusconi avesse un minimo senso di responsabilità, insomma, dell’election day neppure si parlerebbe, perché in questo momento sarebbero più i danni dei benefici; ma il Nostro, come sappiamo, ragiona con criteri tutti suoi. E dunque si balla.

14.19 – Che cosa succede nelle prossime ore: alle 16.10 la Camera si riunirà per la discussione e la votazione sul decreto sui tagli ai costi della politica, su cui il governo ha posto la fiducia. I giornali dicono che il PdL starebbe pensando all’astensione anche su quel provvedimento. A differenza del Senato, in cui anche gli astenuti sono conteggiati per il raggiungimento del quorum (e dunque l’astensione equivale in pratica a un voto contrario) alla Camera gli astenuti non sono considerati nel conteggio per il quorum (che è 316 deputati, ovvero metà dei componenti). Se i 206 deputati del PdL si astenessero, quindi, non è detto che il provvedimento al voto venga bocciato.

14.16 – Dichiarazione di Bersani diffusa dall’ANSA:

«Adesso vediamo con i capigruppo la situazione in Parlamento. Il problema è che la crisi interna del Pdl si scarica di ora in ora sul sistema e la situazione sta prendendo una piega problematica»

13.46 – Ma ci sono anche altri entusiasti dell’eventuale candidatura di Berlusconi. Il senatore Malan del PdL, con tutto il cuore:

«Con il ruolo di guida riassunto da Berlusconi, il Popolo della libertà può tornare ad esprimere le esigenze degli italiani, in gran parte fortemente delusi dall’azione del governo Monti, molto più bravo ad attribuirsi successi che ad ottenerli. Gli italiani vogliono una politica seria, di buon senso, uno Stato amico dei cittadini, che faccia crescere il Paese e sono stufi di demagogia, di rigore fine a se stesso e di misure che fanno fuggire capitali e posti di lavoro. Con Silvio Berlusconi possiamo percorrere questa strada, rovesciare i sondaggi, e cambiare in meglio l’Italia, senza ripetere gli errori del passato»

13.22 – «Se fossi in lui non tenterei ancora un’avventura che si prefigura come perdente», ha detto a Radio Città Futura il senatore del PdL Carlo Giovanardi su Berlusconi. Qualche minuto fa anche Giorgia Meloni, ma non è una novità, aveva criticato l’idea di Berlusconi di candidarsi.

 

13.08Secondo Huffington Post il PdL si asterrà anche oggi alla Camera sul decreto sui costi della politica.

13.04Qui c’è il video di Guido Crosetto del PdL che lascia lo studio di Omnibus stamattina spiegando che ci sono cose importanti da decidere.

13.00 – Tweet “interlocutorio”, diciamo, dall’account di Bersani.

 

12.54 – Marco Castelnuovo della Stampa retwitta un lancio di agenzia:

+++ A minuti conferenza stampa di Monti +++

 

12.52 – Per ingannare il tempo, l’angolo del buonumore. Domenico Scilipoti:

l’unica speranza per evitare il baratro è il ritorno in campo di Berlusconi che con la sua leadership può rianimare un centro destra oggi diviso e frastornato

12.44 – L’Ansa riporta queste parole di Bersani.

«Bisogna capire se si è trattato di una astensione su un voto o di una astensione politica. Farò il punto della situazione con i capigruppo e stasera si capirà, in un modo o nell’altro, se la maggioranza c’è. Per noi prima viene l’Italia e la lealtà a Monti»

12.38 – Il presidente Schifani chiude la discussione dicendo che «è successo un fatto non indifferente» di cui informerà Napolitano, e di fatto rimandando a successivi sviluppi e decisioni da parte del governo, che a questo punto probabilmente dovrà ri-presentarsi in Parlamento e chiedere la fiducia.

12.37 – Roberto Maroni ribadisce su Twitter la posizione della Lega.

 

12.35 – Stanno parlando esponenti dei gruppi parlamentari più piccoli, qui la diretta in streaming.

12.30 – Parla Beppe Pisanu, che ha votato sì alla fiducia in dissenso dal PdL, e chiede al governo di darsi da fare e fare «i passi necessari» per ricostituire «la sua maggioranza numerica venuta meno».

12.26 – Com’è cambiato il valore dello spread questa mattina, senza voler necessariamente trarre conclusioni. (fonte: Sole 24 Ore)

12.25 – Felice Belisario, dell’Italia dei Valori, dice che «è evidente che l’Italia in questo momento è senza governo».

12.23 – Gasparri ha di fatto confermato quanto detto prima del voto: il PdL passa alla posizione dell’astensione sul governo Monti – non solo in questo voto, ma da qui in poi – garantendo però la formale permanenza in vita del governo con la presenza in aula di alcuni suoi parlamentari. E ha detto di non voler mettere a repentaglio l’approvazione della legge di stabilità.

12.21 – La diretta dei lavori in Senato in streaming qui.

12.19 – Anna Finocchiaro ha detto che il governo ha i numeri per stare in piedi, al momento, ma il ritiro del suo sostegno da parte del PdL deve spingere Monti ad andare al Quirinale, per poi fare una verifica della fiducia del Parlamento nei confronti del governo.

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Il gruppo del PdL al Senato ha lasciato l’aula e non ha partecipato al voto di fiducia riguardo il decreto sviluppo, salvo alcuni che si sono astenuti. Il governo ha ottenuto la fiducia con presenti 169, 127 voti favorevoli, a fronte di 17 no e 23 astenuti (e un numero legale di 167). Il governo quindi resta in piedi ma senza la maggioranza assoluta dei voti, facendo diventare la situazione politica particolarmente delicata.

La decisione del PdL di non partecipare al voto è arrivata dopo alcune ore di fermento. Ieri sera Silvio Berlusconi ha diffuso una nota dicendo di essere “assediato” da persone che gli chiedono di ricandidarsi, e che avrebbe presto preso importanti decisioni sul suo futuro visto che le condizioni dell’Italia, secondo lui, sono molto peggiori di un anno fa. Il ministro Corrado Passera, diretto responsabile tra l’altro del decreto sviluppo, intervenendo ad Agorà ha espresso commenti pacatamente negativi riguardo la possibilità di una ricandidatura di Berlusconi, dicendo che «qualunque segnale che faccia pensare all’estero che l’Italia torni indietro invece che fare passi avanti è controproducente: come Italia dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti».

Il PdL si è infuriato e Gasparri ha annunciato che il suo gruppo non avrebbe partecipato al voto «pur consentendo il mantenimento del numero legale», segnalando così «il passaggio del nostro gruppo a una posizione di astensione nei confronti del governo». Anna Finocchiaro, capogruppo del PD in Senato, ha detto che «se il principale partito della strana maggioranza che sostiene Monti non vota la fiducia, e lo fa in modo irresponsabile, in un momento delicatissimo per il paese, vuol dire che il governo non ha più la maggioranza. Cosa succede in questi casi? Credo che Monti dovrebbe recarsi al Quirinale».

foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images