• Sport
  • Mercoledì 8 agosto 2012

Vittorie, drappi e vessilli

Le foto del posto dove le bandiere ridiventano allegre e festose, le Olimpiadi

Britain's Laura Trott celebrates after winning the London 2012 Olympic Games women's omnium 500m time trial cycling event at the Velodrome in the Olympic Park in East London on August 7, 2012. AFP PHOTO /LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/GettyImages)
Britain's Laura Trott celebrates after winning the London 2012 Olympic Games women's omnium 500m time trial cycling event at the Velodrome in the Olympic Park in East London on August 7, 2012. AFP PHOTO /LEON NEAL (Photo credit should read LEON NEAL/AFP/GettyImages)

Le bandiere, sono allegre e divertenti per i bambini, poi si cresce e vengono investite da un carico di solenne gravità oppure di polverosa vetustà, come quelle che pendono tristi e logore dai pennoni scolastici. E le vediamo nelle visite di stato, o negli alzabandiera, oppure sbiadite sugli improvvisati pennoni dei camping e degli stabilimenti balneari (con scelte spesso misteriose). A un certo punto finiamo anche per volerle bene, alla nostra bandiera, ma come si vuole bene a una zia che ci si ricorda di chiamare solo per Natale: e ci mettono allegria casomai i colori delle bandiere altrui, che possiamo guardare come se fossero solo un addobbo, una grafica.
Fino a che non arrivano le occasioni sportive, quelle dove la bandiera torna improvvisamente buona e la sventoliamo festanti e giocondi: e soprattutto le Olimpiadi, dove lo possono fare tutti, a turno, e le bandiere si mescolano e ridiventano quella cosa festosa e allegra di quando eravamo bambini e le imparavamo a memoria (cosa c’è scritto in quella del Brasile? Che differenza c’è tra quella inglese e quella britannica?). E dal pubblico le lanciano, e i vincitori le raccolgono e ci si avvolgono, e se ne fanno pipistrelli, contenti e colorati.