L’International Herald Tribune racconta come il coming out del giornalista della CNN Anderson Cooper sulla sua omosessualità abbia avuto attenzione anche in Cina, un paese dove leggi e convenzioni sociali sono ancora molto rigidi sulla libertà di inclinazioni sessuali. Sul sito di microblogging Sina’s Weibo è circolato giovedì un invito a tutti gli omosessuali cinesi a fare coming out il 12 dicembre 2012, e ha avuto molta attenzione in rete.
Gli omosessuali cinesi “chugui” (cioè che si sono dichiarati pubblicamente) sono molto pochi. La pressione familiare per sposarsi e generare un erede, spiega lo Herald Tribune, è troppo grande. Secondo Zhang Bei-chuan dell’università di Qingdao in Cina ci sono tra i 10 e 16 milioni di maschi omosessuali. Altre stime parlano di 30 milioni di omosessuali in Cina, di cui 20 milioni uomini . Non ci sono cifre universalmente accettate sul numero, ma in genere si parla di una percentuale che varia tra il 3,5 e il 5% della popolazione totale (la Cina ha complessivamente 1,3 miliardi di abitanti).
Il governo cinese sta ammorbidendo le sue politiche nei confronti dell’omosessualità. Dal 2001 essere gay non è più considerata ufficialmente una malattia mentale. Dal 2008 a Hong Kong si celebra un Gay Pride ufficiale (anche se più “misurato” che in occidente, scrive Time). Nel 2010, a Pechino, si è tenuto un concorso per scegliere il candidato cinese da inviare a Mr Gay World. Inoltre la cultura patriarcale cinese privilegia i figli maschi (e questo permette più facilmente alle donne lesbiche di evitare un matrimonio contro la loro volontà).
La pressione nei confronti dei maschi invece resta forte. Secondo Zhang Be-chuan il 90% dei maschi omosessuali è costretto a nascondere la propria omosessualità e a sposarsi contro la sua volontà. Di conseguenza Zhang stima che ci siano tra i 10 e i 16 milioni di donne intrappolate in “matrimoni infelici e senza amore”. Matrimoni in cui, secondo Zhang, a causa della frustrazione e della scarsa comunicazione, è molto frequente la violenza domestica. Il fenomeno è così diffuso che fino a poco tempo fa le donne sposate ad omosessuali avevano una paladina, la blogger Yao Lifen, che dal suo sito offriva consigli e supporto alle donne sposate ad omosessuali. Il sito internet di Yao è stato da poco chiuso dalle autorità. L’accusa è che tramite il sito i gestori truffassero gli utenti vendendo a pagamento servizi che poi non venivano corrisposti. Yao ha dichiarato che la truffa è stata architetta alle sue spalle dal suo fidanzato.
Zhang ha definito la chiusura del sito di Yao Lifen un disastro. Le donne cinesi, ha spiegato allo Herald Tribune, hanno a disposizione molte meno informazioni rispetto alle donne americane. Per questo motivo alcune di loro non realizzano mai di essere sposate con un omosessuale. “Le donne cinesi sposate con uomini gay – ha dichiarato Zhang – pensano che la colpa dei problemi sia loro. Perché non sono mogli abbastanza brave”. Ma la battaglia di Zhang non è condivisa da tutti i gay cinesi. Xiao Dong, un omosessuale di 36 anni, intervistato da China Daily, ha spiegato che “Parlare troppo del problema delle mogli degli omosessuali può causare più incomprensioni e persino odio verso la popolazione omosessuale e non aiuta a eliminare le discriminazioni sociali contro di loro”.