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  • Venerdì 6 luglio 2012

Le novità sulla Siria

Un importante generale ha disertato ed è fuggito in Francia, Hollande ha fatto cinque proposte per fermare le violenze, Russia e Cina sempre per conto loro

Smoke fills the air at the scene of two huge bomb explosions outside the Palace of Justice in Central Damascus on June 28, 2012. A police source told AFP on condition of anonymity that two magnetic bombs exploded in two judges' cars in the open-air car park, while a third was in the process of being defused. AFP PHOTO/STR (Photo credit should read -/AFP/GettyImages)
Smoke fills the air at the scene of two huge bomb explosions outside the Palace of Justice in Central Damascus on June 28, 2012. A police source told AFP on condition of anonymity that two magnetic bombs exploded in two judges' cars in the open-air car park, while a third was in the process of being defused. AFP PHOTO/STR (Photo credit should read -/AFP/GettyImages)

Un importante leader militare siriano, il generale Manaf Tlas, ha lasciato questa mattina Damasco disertando una delle unità della Guardia Repubblicana dell’esercito, di cui era a capo. Manaf Tlas, che è anche considerato un amico personale del presidente Bashar al Assad, avrebbe fatto tappa ieri in Turchia dalla Siria per dirigersi questa mattina in Francia. La notizia è stata riferita dall’agenzia di stampa Reuters dopo un colloquio con un amico del generale, e poi è stata confermata dal ministero degli Esteri francese. Il padre di Manaf, Mustafa Tlas, vive a Parigi ed è un ex ministro della Difesa dei governi di Hafiz al-Assad, padre dell’attuale presidente siriano.

Proprio questa mattina circa 100 ministri e rappresentanti di vari paesi occidentali e arabi si sono riuniti a Parigi per la “Conferenza degli amici del popolo siriano”, insieme a membri dell’opposizione siriana ed esponenti della società civile. La conferenza è stata aperta dal presidente francese François Hollande. L’obiettivo dell’incontro è convincere la comunità internazionale a emettere nuove sanzioni contro il regime siriano, definito da Hollande «una minaccia per la pace e la sicurezza». La Russia ha deciso di boicottare l’incontro perché contraria all’ingerenza nelle questioni interne della Siria.

La Russia e la Cina si oppongono a una destituzione forzata del presidente siriano e hanno definito “unilaterale” la conferenza, accusando la comunità internazionale di non aver invitato l’Iran, il principale alleato della Siria. Sulla loro posizione il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto: «La situazione cambierà se ogni nazione qui rappresentata dirà chiaramente che Russia e Cina pagheranno un caro prezzo per bloccare i progressi» contro il regime siriano.

Il presidente francese François Hollande ha esposto alla conferenza quelli che sono secondo lui i cinque punti per risolvere la questione siriana. Li ha chiamati «cinque impegni precisi» e li ha spiegati rivolgendosi anche «a chi non è presente», riferendosi alla Russia e alla Cina. Hollande ha detto che «i crimini commessi dal regime di Damasco non resteranno impuniti e i responsabili saranno giudicati dalla Corte penale internazionale». La comunità internazionale «dovrà rafforzare le sanzioni già in atto contro i responsabili delle atrocità». Altra priorità: «Aumentare il sostegno all’opposizione democratica soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione» e per quanto riguarda il futuro «la comunità internazionale aiuterà il popolo siriano a ricostruire il paese dopo il conflitto».

L’esercito lealista siriano intanto ha assediato ieri mattina la città a nord del paese di Khan Sheikhoun, occupata dai ribelli, uccidendo 11 persone. Dalla metà di marzo 2011 le persone uccise sono 15mila. Alla conferenza di Parigi si dovrebbero firmare degli accordi per inasprire le sanzioni e per interrompere gli acquisti di fosfato della Grecia dal regime siriano. Funzionari diplomatici del governo statunitense hanno detto alla Reuters di sperare che dopo i colloqui di oggi la discussione venga ripresa dal Consiglio di sicurezza dell’ONU della prossima settimana.

Alla riunione dei delegati dell’ONU di sabato scorso a Ginevra, russi e cinesi hanno detto di essere contrari a votare documenti che contengano la parola “dimissioni” relativamente ad Assad. Un alto funzionario degli Stati Uniti ha detto alla Reuters che il governo americano, insieme a quello francese, vuole l’adozione del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, che prevede sanzioni economiche, per mettere fine al regime. L’Arabia Saudita e il Qatar hanno detto di voler finanziare e armare i ribelli, ma le nazioni occidentali non appoggiano questa misura perché potrebbe intensificare ancora di più il conflitto (anche se sono circolate più volte voci e ipotesi su un sostegno della CIA ai ribelli).

Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri della Turchia, ha detto alla emittente francese France24 che «che ogni giorno generali, colonnelli e ufficiali stanno arrivando nel nostro paese. Sono già arrivati 20 generali, colonnelli e circa 100 alti funzionari». Il primo ministro del Qatar ha detto che «c’è la possibilità di agire al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ci sono molti esempi nel passato».

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon presenterà venerdì al Consiglio di Sicurezza le sue proposte sulla missione di supervisione delle Nazioni Unite in Siria (Misnus). La missione ha lo scopo principale di verificare il rispetto del cessate il fuoco stabilito (e sistematicamente violato). Ban Ki Moon, riporta Le Monde, dovrebbe chiedere al Consiglio di non modificare la missione degli osservatori in Siria ma di ridurne temporaneamente il numero. Questa ipotesi sarebbe appoggiata dalla Russia e dalla Cina, mentre gli Stati Uniti e i membri europei occidentali hanno fatto sapere che non ha senso lasciare gli osservatori sul posto, dato che fino a oggi il cessate il fuoco non è stato rispettato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU discuterà le proposte mercoledì prossimo e voterà il 18 luglio.

foto: Damasco. (AFP/GettyImages)