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  • Giovedì 24 maggio 2012

Le proteste anti-immigrati in Israele

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Mercoledì 23 maggio circa mille persone si sono trovate nel quartiere Hatikva di Tel Aviv, in Israele, per chiedere l’espulsione dei rifugiati provenienti dal Sud Sudan che hanno chiesto asilo nel paese. Durante la manifestazione c’è stato anche un lancio di oggetti verso alcuni immigrati che stavano passando nella zona. I manifestanti più violenti hanno rotto i finestrini di alcune automobili e altri hanno fermato un taxi che stava trasportando immigrati, battendo sui vetri e la carrozzeria. Durante la manifestazione sono stati esposti anche diversi cartelli contro l’immigrazione e la folla ha urlato slogan come “Il popolo vuole che i sudanesi siano espulsi” e “Fuori gli intrusi da casa nostra”, riferisce il quotidiano israeliano Haaretz. La polizia è intervenuta per fermare le violenze nel quartiere di Tel Aviv e ha arrestato 17 persone, accusate anche di aver colpito e malmenato alcuni immigrati.

La manifestazione era stata organizzata per protestare contro il governo di Benjamin Netanyahu e le sue politiche legate all’immigrazione e alla concessione del diritto d’asilo. Il problema è particolarmente sentito in questi mesi in Israele, dove sono arrivate diverse centinaia di persone fuggite dal Sud Sudan, paese coinvolto in un difficile conflitto con il Sudan. Ad aprile il diplomatico israeliano Dan Shaham fu inviato in Sud Sudan per verificare se fosse possibile rimpatriare gli immigrati che avevano ottenuto l’asilo. Shaham diffuse un documento sostenendo che il rimpatrio dei cittadini del Sud Sudan non avrebbe violato le legge internazionali, che impediscono di rimandare indietro i migranti nel loro Stato di origine se questo può costituire una minaccia per la loro sicurezza o sopravvivenza.

Ieri i manifestanti hanno anche mostrato alcuni cartelli a favore del ministro dell’Interno Eli Yishai, che sul caso dei cittadini del Sud Sudan ha preso una posizione molto netta. Secondo il ministro, queste persone dovrebbero essere arrestate e successivamente espulse da Israele. Il procuratore generale Yehuda Weinstein ha detto di essere favorevole al rimpatrio degli immigrati del Sud Sudan, a patto che sia dimostrata l’inconsistenza del diritto d’asilo per loro. Davanti alla Corte distrettuale di Gerusalemme, Weinstein spiegherà la prossima settimana che non esiste alcun ostacolo all’espulsione degli immigrati, perché per ognuno saranno effettuati controlli per verificare che non corrano pericoli una volta rimpatriati in Sud Sudan. Per ora la Corte distrettuale ha accettato un ricorso di cinque associazioni umanitarie, che hanno chiesto e ottenuto una sospensione dei provvedimenti di espulsione per i rifugiati in Israele.