Non è un eroe, l’uomo col fucile

Corradino Mineo spiega perché l'esaltazione dell'uomo armato che ha preso ostaggi in una sede dell'Agenzia delle Entrate è sventata e infondata

di Corradino Mineo*

“Eroe”, “Siamo con te”, “Luigi Martinelli libero”. Così in rete, riferisce il Giornale. Luigi Martinelli è un piccolo imprenditore e cacciatore, frequentatore del bar del calcio a Romano di Lombardia, provincia di Bergamo. Giovedì pomeriggio è entrato con un fucile a pompa nella sede locale dell’agenzia delle entrate e ha sequestrato 15 persone. Le ha liberate quasi tutte, ma è rimasto a lungo con un ostaggio. Chiedeva di parlare con Monti o con le televisioni. Ore di tensione.

È finita bene, cioè senza spargimento di sangue. Ma questo è un eroe? Magari era uno che lavorava duro, Luigi Martinelli, e che pagava le tasse masticando amaro. Pare che in passato avesse utilizzato un condono fiscale e che ora fosse arrabbiato per una cartella da duemila euro (canone Rai e un balzello dovuto a un consorzio di bonifica). Magari al bar di Romano si vedeva con altri come lui. E giù, duri come lumbard, contro i politici che rubano. Contro Equitalia che non se ne può più. Che se poi noi paghiamo quelli si mangiano tutto o peggio buttano i nostri soldi in quel pozzo nero chiamato Sud. Chiacchiere da bar. Ma se uno imbraccia il fucile (d’accordo, strumento del cacciatore) e gli viene in mente di puntarlo contro suoi simili, tanto brav’uomo non deve essere. Dopo il 25 aprile i partigiani evitavano di girare col fucile spianato, anche se dai tetti qualcuno gli sparava ancora.

Se un “no TAV” fa una scritta che minaccia vendette, ci preoccupiamo. A ragione. Se un Martinelli minaccia con  un fucile a pompa e sequestra, diventa “un eroe del nord”. “Un moderato” che non ne può più. Un imprenditore “esasperato” che, invece di togliersi la vita in silenzio e in solitudine, fa un gesto clamoroso, deciso a cantargliele?

Troppo comodo. Un imprenditore che evade o elude, lo fa a carico di chi non può evadere né eludere: in primo luogo pensionati e dipendenti. Se un cacciatore prende il fucile e si fa venire strane idee dimostrative è un violento. Viola la legge come e più di uno che occupa un terreno che lo Stato gli vuole espropriare. Di chi scrive minacce sui muri o ruba in un supermercato.

Insomma Martinelli non è un eroe. Al massimo un mezzo squilibrato che ha cercato di sovrapporre le sue ragioni al disagio di chi si è tolto la vita, al dolore delle vedove che hanno chiamato a Bologna a manifestare. È vero. Un certo numero di piccoli  imprenditori sta vivendo molto male la crisi. Spesso sono persone che venti o trenta anni fa lavoravano anche loro in azienda, che si sono licenziate (o sono state spinte a farlo) per mettersi in proprio. Credevano di avercela fatta. Di aver cambiato stabilmente status. Avevano preso impegni con la famiglia, con la società intorno a loro. I prestiti a un tasso ragionevole (per merito dell’euro), l’evasione e l’elusione fiscale come aiutino o, se si preferisce, come ammortizzatore sociale. Poi lo Stato italiano ha avuto urgente bisogno di soldi. E ha chiesto il dovuto (soprattutto ai piccoli). Poi le banche si sono messe a negare il fido e le aziende a ritardare i pagamenti. Un inferno. Il senso del fallimento. La paura di tornare alla vita di prima. Se non peggio.

In un paese civile, l’amministrazione fiscale li “spennerebbe” a rate. Le istituzioni locali fornirebbero un sostegno psicologico. I politici, soprattutto quelli che li avevano illusi (“vedo ristoranti pieni, la crisi non c’è”), gli chiederebbero scusa. «Purtroppo dobbiamo prendere abitudini diverse e pagare tutti – dovrebbero dirgli – per non tornare tutti molto indietro».

Invece la colpa è sempre di qualcun altro. Della “politica”? Tesi grottesca in bocca a chi ha governato quasi sempre nell’ultimo decennio. Del sud? Cioè delle borghesie mafiose che le classi dirigenti del nord si sono scelte e tenute come alleati fedeli e portatori di voti?

È scomodo, è amaro guardare la realtà in faccia. La destra preferisce sognare Vandee reazionarie contro una Parigi che non c’è. La sinistra in doppiopetto teme di dover usare un linguaggio troppo crudo. Quella scarmigliata sogna di imitare la destra, prendendosela con Berlino. E succede che un padano col fucile si possa sentire eroe per un giorno. Raptus di idiozia. Con benpensanti e cortigiani, che da sempre vorrebbero far intendere “rumor di sciabole” (per dirla con Nenni), che corrono a strumentalizzarlo.

È l’Italia che vorrebbe ancora credere a una bugia.

* direttore di Rai News

foto: LaPresse/Spada