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  • Giovedì 3 maggio 2012

Il confronto tv tra Hollande e Sarkozy

Quello che i due candidati alle presidenziali francesi si sono detti nell’unico dibattito prima del ballottaggio

Socialist Party candidate for the presidential election Francois Hollande, left, and current President and conservative candidate for re-election Nicolas Sarkozy , right, pose before a televised debate in Paris, Wednesday, May, 2, 2012. At center are tv hosts Laurence Ferrari, second left, and David Pujadas (AP Photo/Patrick Kovarik, Pool)
Socialist Party candidate for the presidential election Francois Hollande, left, and current President and conservative candidate for re-election Nicolas Sarkozy , right, pose before a televised debate in Paris, Wednesday, May, 2, 2012. At center are tv hosts Laurence Ferrari, second left, and David Pujadas (AP Photo/Patrick Kovarik, Pool)

Dopo due ore e mezza si è concluso l’unico dibattito in tv prima del ballottaggio del 6 maggio tra Nicolas Sarkozy e François Hollande. I due giornalisti seduti al tavolo con i due candidati alle elezioni presidenziali francesi erano Laurence Ferrari (Tf1) e David Pujadas (France2): non hanno fatto domande precise, ma hanno semplicemente proposto i temi della discussione.

Hollande è stato il primo a parlare dicendo «Sono il presidente della giustizia e del risanamento sociale. I francesi sono stati troppo divisi. Voglio che tornino insieme. Questo è il significato del cambiamento che io propongo». E Sarkozy, che aveva chiesto una temperatura di 19 gradi all’interno dello studio e che durante i suoi interventi ha ripetuto molto spesso “Savez-vous?” (Lei lo sa?) per mostrare l’inesperienza di Hollande, ha risposto: «Io voglio che questo sia un momento verità, non voglio frasi fatte».

Lavoro e sviluppo
Hollande ha detto che la Francia, come l’Europa, ha bisogno di crescere, di rilanciare la produzione e ha attaccato Sarkozy sulla politica del lavoro: «un fallimento, con un forte aumento della disoccupazione negli ultimi cinque anni». Hollande ha quindi spiegato la sua proposta di un contratto di lavoro generazionale grazie alla quale aumenterebbero gli sgravi fiscali per le imprese che assumono giovani con contratti a tempo indeterminato.

Sarkozy, che ha parlato quasi sempre al passato, difendendo soprattutto ciò che ha fatto durante i cinque anni precedenti, ha replicato affermando che le cifre fornite da Hollande sulla disoccupazione sono false: «La disoccupazione è aumentata due volte di meno in Francia rispetto agli altri paesi della zona euro, con l’eccezione della Germania. E l’economia tedesca va meglio di quella francese perché la Germania ha fatto una politica contraria a quella che lei propone ai francesi».

Nicolas Sarkozy ha ripetuto più volte che, durante il suo mandato, ha dovuto gestire una grave crisi economica e che della disoccupazione non è il solo responsabile. «Non si può sempre scaricare la colpa sugli altri, non è mai colpa dello Stato, ma di altri», ha replicato Hollande.

Debito pubblico
Come sulla questione della disoccupazione, anche sul debito François Hollande ha attaccato il presidente uscente: «Il debito è diventato il doppio. Gli interessi sul debito sono ormai la seconda voce di spesa del bilancio». «Lei mi calunnia, lei mente!» ha risposto Sarkozy. «Continua ad usare parole che nella sua bocca sono un’abitudine», ha ribattuto Hollande.

Scuola
«Così com’è ora la scuola pubblica, è difficile per gli insegnanti vivere nella situazione che lei ha creato, con la soppressione di ottanta mila posti di lavoro, soprattutto tra gli insegnanti di sostegno. Per il prossimo anno scolastico ci saranno altri quattordici mila posti di lavoro in meno. Mi sono preso un impegno: creare dodici mila posti di lavoro all’anno in tutti i settori dell’insegnamento» ha detto Hollande.

Nucleare
Sarkozy ha ribadito il suo sostegno all’energia nucleare dicendo che sarebbe uno sbaglio sbarazzarsene mentre i prezzi del petrolio sono in aumento. Hollande ha spiegato invece di voler ridurre la quota della produzione di elettricità dal nucleare (affiancandola alle rinnovabili) dal 75 al 50 cento entro il 2025. E si è impegnato a chiudere la centrale più vecchia della Francia, quella di Fessenheim, «perché si trova in una zona sismica». «Se il nucleare è pericoloso» ha risposto Sarkozy «andrebbero chiuse tutte le centrali».

Immigrazione
Sarkozy ha detto che la Francia ha «accolto troppe domande che hanno paralizzato il sistema». E ha spiegato di voler dimezzare il flusso migratorio. Hollande ha accusato il presidente uscente di «usare la paura degli immigrati». E di fare confusione: «Perché lascia intendere che gli stranieri non europei siano musulmani?».

Quale stile di presidenza?
Hollande ha detto che punterà sui giovani e sulla giustizia, da ristabilire ovunque. Ha promesso che non nominerà i direttori della televisione pubblica, che il suo governo sarà formato metà da uomini e metà da donne. E ancora: «Garantirò che non ci siano conflitti di interessi tra i ministri, introdurrò il sistema proporzionale per le elezioni legislative, avrò la preoccupazione di sentirmi vicino ai francesi. Sarò un presidente normale, nonostante crisi e conflitti» che «riconcilierà non solo la sinistra o i socialisti ma tutti coloro che sono legati alla Repubblica. Ecco la scelta che sta al centro del voto: voler cambiare oppure no».

Sarkozy ha concluso dicendo: «In questi 5 anni ho esercitato la mia funzione con tutta la forza che avevo, talvolta ho sbagliato, ma il mondo si modifica a una velocità incredibile e non ci si deve basare sulle vecchie regole. Punterò su un modello di crescita basato sulla formazione professionale, sul know-how e sul cambiamento nella scuola». Infine si è rivolto a coloro che, al primo turno, hanno votato Marine Le Pen: «Non ho intenzione di dare loro delle lezioni di morale. Li rispetto e ho sentito le loro richieste di autorità e fermezza. Non ci sono cittadini di serie B, signor Hollande. Voglio rivolgermi agli elettori di Bayrou e accogliere la sua proposta sulla regola d’oro che Hollande rifiuta (l’iscrizione nella Costituzione del principio di equilibrio delle finanze pubbliche): lancerò un referendum, se necessario. Un paese che non riduce il suo debito non è un paese libero. Parlerò poi agli astenuti: non lasciate che altri votino per voi. Assumetevi la responsabilità di decidere quale futuro volete per i vostri figli in questo mondo difficile e pericoloso».