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  • Domenica 1 aprile 2012

Sciare in Israele

Viaggio nell'unica stazione sciistica di tutto Israele, sulle alture del Golan, molto popolare nonostante i soldati e i campi minati a poca distanza

di Nicola Busca

Il «Mount Hermon Ski Resort» è l’unica stazione sciistica di tutto Israele. Si trova sulle alture del Golan, nel nord del paese, al confine con la Siria e con il Libano. Soltanto una minima porzione del massiccio si sviluppa in territorio israeliano: la maggior parte è situata aldilà del confine, sotto la giurisdizione di Damasco e Beirut. Nonostante questo e l’instabile zona geopolitica nella quale si trovano gli impianti di Hermon, la stazione aprì nel 1971.

Il primo che cercò di favorire lo sviluppo dello sci nella zona fu, nel 1969, Scott Dixon, un hippy americano che nello stesso anno fu rispedito negli Stati Uniti perché trovato in possesso di marijuana. Due anni dopo, invece, una compagnia israeliana privata (di cui alcuni proprietari sono ai vertici ancora oggi) rilevò l’idea di Dixon e aprì il primo impianto sciistico d’Israele.

Il Monte Hermon e le Alture del Golan passarono sotto il controllo dello stato ebraico dopo la Guerra dei Sei giorni, che scoppiò nel 1967 e vide contrapporsi Israele da una parte, Siria, Giordania e Egitto dall’altra. Il comprensorio del Monte Hermon dista 220 chilometri da Tel Aviv e non è raro che durante la stagione invernale molti israeliani partano dalla città – la zona più densamente abitata di tutto Israele – per raggiungere una delle zone meno ospitali di tutto il paese e passare una giornata sugli sci o, semplicemente, trascorrere qualche ora in alta quota giocando con il bob o costruendo pupazzi di neve. Hermon è l’unico posto in cui gli israeliani possono sperimentare l’inverno, e sia nei fine settimana che nei giorni feriali è spesso invasa da sciatori, turisti e visitatori. Quest’anno, rispetto alle passate stagioni invernali, ha nevicato molto e il comprensorio ha potuto aprire già nei primi giorni di gennaio (durante i quali è caduto più di un metro e mezzo di neve) e ha registrato la nevicata record nella notte tra il primo e il due marzo, con tre metri di neve farinosa che hanno ricoperto le pendici del Monte Hermon. Nella stessa notte è nevicato anche a Gerusalemme, evento che non si registrava da quattro anni.

Quest’inverno, durante il giorno di maggior afflusso infrasettimanale, si sono registrate 12 mila presenze. Per una stazione che conta soltanto nove impianti (sei seggiovie e tre ancore – tutte di seconda mano acquistate negli anni ‘80 da aziende austriache – per un totale di 45 chilometri di piste) il risultato è sicuramente positivo. Di questi 12 mila visitatori, soltanto mille erano con gli sci o lo snowboard. Tutti gli altri si sono limitati a salire sulle pendici del Monte Hermon per passare una giornata all’aria aperta o in uno dei ristoranti che servono kebab fino a 2200 metri di quota, il punto più alto del comprensorio. Ovviamente, sebbene a prezzo ridotto, anche per chi non scia è previsto l’acquisto di uno ski pass.

La strada che sale al monte Hermon da Kiryat Shmona – ultima cittadina di fondo valle – è la statale numero 99. Appena fuori dal centro abitato, la carreggiata si restringe visibilmente e le due corsie di marcia iniziano a essere delimitate da recinzioni di filo spinato e cartelli di avvertimento: «Attention. Mines!». Soltanto alcune mandrie di mucche pascolano indisturbate aldilà della barriera. Più si sale di quota, più il paesaggio inizia a farsi brullo. I campi di mandorli e di pompelmi e le palme che facevano da sfondo al Monte Hermon innevato del fondovalle scompaiono, facendo spazio a formazioni rocciose calcaree e ad alberi a basso fusto.

Ad un certo punto, la statale 99 devia sulla destra, diventando 989. Nella salita si è obbligati a superare alcuni cancelli con tanto di videosorveglianza, altro filo spinato e un enorme totem di ingresso, costruito con sci e bastoncini giganti. In realtà, queste postazioni, che in passato avevano una garitta con tanto di militare piantone, oggi rimangono abbandonate a loro stesse. Soltanto l’ultima delle quattro è ancora presidiata da soldati armati. Il primo di questi vecchi posti di blocco porta al villaggio di Neve Ativ, dove compaiono le prime infrastrutture turistiche e i primi alberghi con tanto di spa, ostelli e noleggi di attrezzatura sportiva. In uno di questi, i commessi si divertono a spaventare gli europei in visita, dicendo che – in caso di nebbia – gli impianti più orientali di Hermon chiudono per il rischio che gli Hezbollah siriani possano rapire gli sciatori sulle piste. In realtà negli oltre quarant’anni di apertura del comprensorio non si sono mai registrati episodi di violenza, terrorismo, rapimenti o sequestri di persona.

L’ultimo insediamento abitato prima della partenza degli impianti è il villaggio di Majdal Shams, un paesone arroccato a 1130 metri di quota e in cui i segni della storia e delle guerre sono ancora ben visibili, tra case sventrate e muri ancora crivellati dai fori dei proiettili. Qui abitano i drusi, una minoranza religiosa che dal 1967 si trova sotto il controllo dello stato ebraico. Da allora i drusi sono considerati stateless, ovvero senza cittadinanza. Nonostante Damasco e Gerusalemme continuino a offrire ai drusi il proprio passaporto e altri benefici, più dell’80 per cento di loro non li ha accettati per paura di ripercussioni.

Dopo Majdal Shams mancano ancora dieci chilometri prima di arrivare ai primi impianti. Lungo la strada spuntano venditori ambulanti che espongono veramente di tutto: dai berretti alle maschere da sci, dall’olio di oliva a quello per il motore della macchina. Non mancano i chioschi che preparano su un’enorme padella a forma di campana la Pita Drusit, una variante d’alta quota del panino arabo servita con spezie e salsa allo yogurt. Passato l’ultimo cancello, dove soldati armati controllano ogni veicolo, e pagato il parcheggio a un enorme casello, si lascia la macchina e si procede con il servizio di navetta gratuito messo a disposizione dall’azienda di impianti a fune locale.

Il costo del biglietto giornaliero (quello per chi scia) è di 50 euro. Quello di solo ingresso senza sci costa meno, in base all’età e all’attività che si intende fare. Anche il prezzo dell’attrezzatura è elevato: per una giornata sulla neve, tra il noleggio degli sci, degli scarponi, dei bastoni e del casco, si arrivano a spendere altri 50 euro per persona. E questi 100 euro non comprendono, ovviamente, il viaggio, il pranzo e eventuali lezioni di sci. Nonostante l’azienda che gestisce gli impianti di Hermon sia israeliana, i maestri di sci, come anche quelli di snowboard, i pisteurs sécouristes (soccorso sulle piste), gli addetti alle casse, i baristi e i camerieri sono quasi tutti drusi. Un segno, quest’ultimo, di come l’industria dello sci, anche in Israele, abbia cambiato la vita delle popolazioni di montagna, in precedenza costrette a vivere di sola agricoltura e pastorizia.

Damasco dista appena due ore di macchina, Homs quattro: è normale che in queste zone di confine la presenza dell’esercito sulle piste sia costante. E benché non si sentano direttamente i bombardamenti che stanno fiaccando i ribelli in Siria, il pensiero va sempre lì, a poche centinaia di chilometri di distanza. «Siamo forze di pace in addestramento. Qui la situazione è tranquilla», ha dichiarato sorridente un soldato armato di M16. Nonostante non si siano mai registrati disordini, vedere militari con fucili carichi sulle piste, Hummer blindati alla partenza degli impianti e sentire il continuo passaggio di elicotteri a bassa quota basta per mantenere alta la tensione.

Sulla neve ci sono soldati in fase di addestramento. Indossano tutone di cerata bianca e scarponi da alta montagna che vengono legati agli sci con legacci in kevlar. Stanno imparando a sciare, ma con un’attrezzatura di questo tipo l’apprendimento è decisamente proibitivo ed estenuante. Un soldato, a metà tra il serio e il faceto, sentenzia: «Siamo molto più bravi con le armi che non con gli sci». Una dichiarazione che riassume perfettamente la situazione irreale, di equilibrio precario, che si percepisce quando si scia in queste zone del mondo al «Mount Hermon Ski Resort».