“Vedere Lost gratis non è un diritto”

Matteo Bordone su Wired risponde alle discussioni di questi giorni sulla pirateria online

Matteo Bordone ha scritto un pezzo sulla pirateria online rispondendo anche a uno dei due articoli sul tema che il Post ha raccontato ieri, quello di Forbes (l’altro era l’articolo dello scrittore Vincenzo Latronico sugli ebook), sottolineando che la chiusura di servizi come Megavideo non è un sopruso, che scaricare libri, musica e video gratis non può essere la norma e che “il diritto inalienabile a vedere Lost gratis non è garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.

Da qualche anno a questa parte (da diversi anni, a dire la verità) io e altri milioni di persone nel mondo rubiamo roba in rete. Si tratta di furto perché chi ha prodotto quella roba ha pagato degli stipendi, dei fornitori, ha anche solo messo in opera la propria creatività e le proprie capacità per realizzare quello che noi otteniamo senza spendere una lira. Certo, spendo per la connessione, per il computer, per gli hard disk, per gli attrezzini che attacco al televisore per vedere meglio quello che scarico. Ma per i film, per le serie, per i dischi, a volte anche per i programmi non pago nulla. Costano, ma io me ne frego: ho trovato un modo per non pagarli, e lo sfrutto.

Ora, è evidente che la differenza tra il possesso di una sedia e il possesso di dati digitali è notevole, chiara a tutti e nello stesso tempo di difficile definizione. Questo non toglie che qualsiasi cosa sia sul mercato ha un costo, e chi non corrisponde a chi vende quella cifra, o è sposato con la venditrice, oppure è un ladro. Fosse anche una cosa impalpabile come l’amore, assurda come la cartomanzia, si dovrebbe comunque pagare. Perché se non sei disposto a pagare, sei disposto a fare a meno, e il diritto inalienabile a vedere Lost gratis non è garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

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