Nella tenda quando nevica

Annalena Benini racconta la parte felice della giornata di neve romana, e quella tristissima

(Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)
(Foto Mauro Scrobogna /LaPresse)

Sabato sul Foglio Annalena Benini ha raccontato la giornata di neve romana, vista da piccoli.

La sera prima era cominciato il dramma: dovevo spiegare a mia figlia che mi ero sbagliata, la scuola non era chiusa, quindi vai a letto che domani alle sette e mezza sull’attenti, ma come mi hai detto che domani non si va, ma no, avevo capito male, sono solo sospese le lezioni, ma niente lezioni niente scuola evvivaaa, no, ti ho detto di no, in realtà non sono sospese, dicono sospese ma gli insegnanti ci sono, al massimo sono nervosi e non segnano assenti gli alunni, ma che fa la maestra, dove si appende? non appesa, sospesa, significa che, no senti lascia perdere tanto tu a scuola ci vai, l’ha deciso tuo padre (regola numero uno: mai scaricare le responsabilità sull’altro genitore). Ma mamma è impossibile c’è scritto qui, guarda: s-c-uooleee f-f-ferrmme, scuole ferme vedi, so leggere io! A quel punto ho dovuto lanciare un messaggio chiaro, perché è giusto che i genitori diano ai figli risposte rassicuranti: ma come, hai cinque anni e ancora credi a quello che leggi sui giornali? Non hai una coscienza critica? Scuole ferme non significa scuole ferme, significa scuole aperte e conseguente dibattito, svegliati piccola, la vita è una giungla, è meglio che ti ci abitui in fretta. E fa’ la cartella. Ma è terribile mamma, quindi se c’è scritto neve vuol dire che non nevicherà mai?, mi ha chiesto al massimo della frustrazione. Una specie, tesoro, magari piove (regola numero due: resistere all’impulso di rovesciare la visione cinica e disfattista dell’universo sui figli, nemmeno se per due sere di seguito sono state imposte partite di calcio, culminate nel gran finale di una cena di fantamercato).

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