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  • Venerdì 30 dicembre 2011

L’incendio nel parco nazionale della Patagonia

Torres del Paine, Riserva della Biosfera Unesco, è stato chiuso per un incendio che prosegue da tre giorni e che ha già distrutto 8500 ettari di vegetazione

In this handout photo released by Gobernacion de Magallanes, smoke raises from several areas of Torres del Paine National Park in Torres del Paine, Chile, Friday, Dec. 30, 2011. Around 8,500 hectares have been affected by a wildfire at the park. (AP Photo/Gobernacion de Magallanes)

In this handout photo released by Gobernacion de Magallanes, smoke raises from several areas of Torres del Paine National Park in Torres del Paine, Chile, Friday, Dec. 30, 2011. Around 8,500 hectares have been affected by a wildfire at the park. (AP Photo/Gobernacion de Magallanes)

Oltre 8.500 mila ettari di vegetazione sono stati finora distrutti da un incendio che prosegue da tre giorni nel parco nazionale cileno di Torres del Paine, in Patagonia. Le autorità del Cile hanno ordinato giovedì notte la chiusura del parco e l’evacuazione di 400 turisti. Il presidente Sebastián Piñera ha dichiarato lo stato di calamità naturale, chiedendo aiuti internazionali per far fronte alle fiamme. Ha anche detto che potrebbero essere comunque necessarie alcune settimane per riportare la situazione sotto controllo. Il ministro dell’interno cileno, Rodrigo Hinzpeter, ha dichiarato che è molto probabile l’incendio «sia stato causato da una negligenza».

Il parco nazionale Torres del Paine si trova a oltre 2.000 chilometri dalla capitale Santiago, fu creato il 13 maggio del 1959 e l’Unesco l’ha dichiarato Riserva della Biosfera dal 1978. Il parco presenta una grande varietà di ambienti naturali: montagne (con cime alte fino a 3000 metri), vallate, fiumi, laghi e ghiacciai. L’area dove si è sviluppato il fuoco è una lingua rocciosa coperta di arbusti e circondata da foreste. I fattori che rendono la situazione complicata sono molti: si tratta infatti di una zona difficile da raggiungere, la vegetazione è secca a causa delle alte temperature degli ultimi giorni e il vento raggiunge anche i 120 chilometri orari.

Da ieri, alle squadre cilene e ai militari dell’esercito si sono aggiunti i vigili del fuoco argentini e molte squadre di volontari che si sono organizzate attraverso i social network. Per ora, le persone al lavoro sono circa 240. «Abbiamo attivato tutte le misure necessarie per ottenere aiuto. Abbiamo contattato la FEMA, l’organizzazione Usa specializzata in questo tipo di emergenze, ci siamo rivolti allo stato della California, stiamo prendendo contatto con le vicine province argentine di San Cruz e Rio Negro e abbiamo sollecitato foto satellitari in modo da avere una situazione aggiornata, per vedere quello che elicotteri e aerei, purtroppo, a causa del fumo non riescono a vedere», ha detto il presidente cileno Sebastián Piñera.

Gli ambientalisti hanno fortemente criticato l’azione delle autorità definendola «insufficiente e in ritardo». Luis Mariano Rendon, coordinatore della Ong Accion Ecologica, ha detto: «Avremmo voluto vedere il ministro della Difesa Andrés Allamand disporre un opportuno spiegamento di forze. Era una vergogna nazionale che giovedì solo 25 soldati cileni stessero combattendo l’incendio, quando la vicina Argentina ne aveva inviati 23».