• Mondo
  • Mercoledì 30 novembre 2011

Il Belgio non ha un governo, ma quasi

Il lunghissimo, deprimente e accidentato percorso sembra stavolta vicino a una conclusione: e per la prima volta dal 1974 un vallone, francofono e socialista sarà primo ministro

Belgian French-speaking Socialist leader Elio Di Rupo gives a press conference on November 27,2011 at the Belgian Parliament in Brussels focused on the way ahead for a Belgium once more projecting a unified image. Elio Di Rupo, Belgium’s premier-in-waiting, outlines the way ahead for his country, a day after ending a 19-month government paralysis with an EU-friendly budget under market pressure. AFP PHOTO / GEORGES GOBET (Photo credit should read GEORGES GOBET/AFP/Getty Images)

Belgian French-speaking Socialist leader Elio Di Rupo gives a press conference on November 27,2011 at the Belgian Parliament in Brussels focused on the way ahead for a Belgium once more projecting a unified image. Elio Di Rupo, Belgium’s premier-in-waiting, outlines the way ahead for his country, a day after ending a 19-month government paralysis with an EU-friendly budget under market pressure. AFP PHOTO / GEORGES GOBET (Photo credit should read GEORGES GOBET/AFP/Getty Images)

La crisi politica che ha attraversato il Belgio, senza un governo da 535 giorni, sembra essere finalmente arrivata a un punto di svolta dopo molte retromarce e speranze deluse. Il maggiore quotidiano francofono, Le Soir, ha annunciato che è stato raggiunto «un accordo di principio sul nuovo governo federale» e per la prima volta dal 1974 (quando vinse Edmond Leburton) un vallone, il leader del Partito Socialista Elio Di Rupo incaricato dal re di condurre le trattative sulla nuova maggioranza, diventerà primo ministro. I partiti che hanno partecipato ai negoziati sono riuniti da questa mattina e avrebbero scritto un documento di 185 pagine: il giuramento del nuovo governo e il voto di fiducia sono previsti per l’inizio della prossima settimana. Restano da determinare la scelta dei ministri e il loro numero.

Il Belgio si trovava senza un governo da più di un anno e mezzo a causa della crisi che si era aperta nel Paese dopo le elezioni avvenute a metà giugno 2010. I partiti vincitori non erano riusciti a trovare un accordo sulla formazione di una maggioranza: nel nord avevano vinto gli autonomisti della Nuova Alleanza Fiamminga (Nieuw-Vlaamse Alliantie, N-VA) di Bart De Wever, mentre al sud i francofoni del Partito Socialista guidato da Elio Di Rupo. I risultati elettorali riflettevano la situazione del Paese diviso tra nord e sud (Vallonia e Fiandre) dal punto di vista culturale, linguistico ed economico: le due diverse comunità hanno giornali, televisioni, partiti diversi e i fiamminghi ritengono che la parte francese, più povera, ostacoli uno sviluppo economico.

Re Alberto II, dopo la crisi aperta dai risultati elettorali, aveva assegnato a diverse figure il compito di risolvere la situazione: l’ultimo della lista era Elio Di Rupo che dopo un primo fallimento esplorativo per la formazione di una maggioranza era stato rinominato a luglio. Le difficoltà e le tensioni non si erano risolte nei mesi successivi soprattutto a causa di un accordo che il partito socialista di Di Rupo aveva trovato con altre formazioni minori ed escludendo il maggiore partito fiammingo. Di Rupo aveva presentato la scorsa settimana le proprie dimissioni che il re aveva però rifiutato. Ora, ammesso che sia davvero la volta buona, il nuovo governo del Belgio non avrà davanti a sé mesi facili, con il debito pubblico al 96,8 per cento del Pil e le nuove misure di austerità che dovranno portare il Paese al pareggio di bilancio nel 2015.